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    I giovani, la politica ed il futuro: le nuove leve sono una risorsa o una zavorra?

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    Con l’incontro sul tema “Creativamente democratici-Le politiche giovanili e l’esperienza pugliese” moderato da Gianvito Rutigliano si è aperta ieri nella Villa comunale la Festa democratica provinciale: un dibattito molto interessante e foriero di spunti sulla “questione giovanile”. Il primo ad intervenire è stato Tommaso Sgarro, responsabile del forum politiche giovanili del Pd locale, il quale soffermandosi sulla realtà cittadina si è lamentato dell’assenza di un assessorato delle politiche giovanili a Cerignola, dimostrazione che nella città del Tavoliere si è ancora indietro dal punto di vista dell’inclusione dei giovani sia nella politica sia nella più ampia accezione di partecipazione. E riferendosi alla tematica in esame, ricorda che il Pd con il suo forum giovani sta battendo una nuova strada e piuttosto che parlare di “politiche giovanili”, per Sgarro si tratta di discutere di “politiche per il futuro”. Seguono poi gli esempi di come, consentendone la possibilità, i giovani possano farsi largo e dare vita alle proprie idee ed aspirazioni: è il caso della Regione Puglia e dei “Bollenti spiriti”. Roberto Covolo, che fa parte dello staff di tale programma, spiega: «Il progetto è nato nel 2006, focalizzato non sui cittadini di domani ma su coloro che noi reputiamo già i cittadini di oggi; abbiamo voluto questo progetto affinchè essi fossero produttori di politiche e così è stato». “Bollenti spiriti” è indirizzato su due modalità di azione, Laboratori urbani (spazi aperti fruibili in città) e Principi attivi (ossia risolvere con idee nuove problemi vecchi); esso si muove nelle imprescindibili direttrici di: territorio, conoscenza ed inclusione sociale. Dopo il racconto di un paio di esperienze dirette relative a questa esperienza, Covolo chiosa: «I giovani devono partecipare, confrontarsi con l’Amministrazione, anzi consiglio di candidare loro ai Consigli comunali e alle attività politiche». Per chi invece sostiene che “con la cultura non si mangia”, arriva pronta la smentita di Silvio Maselli, direttore dell’Apulia film commission. «La cultura non è un’orpello -sostiene- ma una chiave di sviluppo locale ed anche nazionale per promuovere lo sviluppo e la promozione del territorio». Maselli, citando le 130 produzioni audiovisive girate in Puglia negli ultimi tempi, elenca i vantaggi che “l’industria culturale” riflette sull’occupazione: «chi gira un film in Puglia oltre a degli splendidi scenari usufruisce di maestranze e lavoratori qualificati sparsi per l’intera Regione affiancando cast e tecnici». Chiusura affidata al segretario nazionale dei Giovani democratici, Fausto Raciti, che non risparmia affondi nell’esaminare la situazione nazionale: «Il Ministero della Gioventù è fuori dalla realtà, la Meloni è il rappresentante dell’esecutivo che ha richiesto meno tra tutti; la politica pensa ai giovani come un problema o come vittime di problemi che con essa si vogliono superare ma con tutti i limiti del caso». Le nuove leve sono una categoria a sé, prosegue, e il problema fondamentale è l’impossibilità di accesso all’età adulta, con le restrizioni di ingresso al mercato del lavoro. «C’è bisogno di cambiare radicalmente lo schema per far ripartire il Paese secondo tre grandi linee: puntare sulla conoscenza e la ricerca; ripensare il mondo del lavoro e i suoi diritti; rivendicare una decisa autonomia». Il dibattito termina dunque con una speranza per il futuro, che uniti si vince: ma questi giovani sono una risorsa o una zavorra? Ai governanti l’ardua risposta.

    1 COMMENT

    1. Uno sguardo alle politiche giovanili:La politica istituzionale, la politica educativa-formativa e la politica dell’accesso. Il primo nodo del problema su cui va indirizzata l’attenzione deriva dalla constatazione che per agire significativamente a favore di adolescenti e giovani occorre intessere con loro un rapporto credibile, fatto che, certamente può essere costruito attraverso forti relazioni interpersonali, ma che deve primariamente risultare di natura istituzionale. L’impostazione e lo sviluppo che questo rapporto presenta, i supporti stabili di cui è dotato, la struttura organizzativa che utilizza, i contenuti che tratta, mettono in evidenza la presenza e lo spessore di una politica istituzionale. Questo dato di fatto esula da quanto discusso in parte nella apertura della festa del PD, in presenza di “eminenze” giovanili in grado di tessere elogi e fare proseliti alla attuale politica “casereccia regionale”.
      Le iniziative intraprese conducono verso una sola regia, che cozza con la politica del Governo Nazionale e viola le leggi della Consulta. A questo si aggiunga che esistono delle diversità sostanziali e strutturali, Ugualmente le politiche verso la disoccupazione giovanile continuano a registrare interventi assistenziali e spesso clientelari: ma su questi aspetti molte Regioni hanno allo studio nuovi interventi legislativi. E’ forse opportuno ricordare invece che la legge di riforma delle autonomie locali ha introdotto finalmente criteri di maggiore flessibilità operativa che dovrebbe facilitare soprattutto la collaborazione interistituzionale per dare vita alle “reti” di servizi, indispensabili, fra l’altro, all’essenza delle politiche giovanili.Nello specifico, per ogni periodo storico analizzato vengono presi in considerazione elementi come la dimensione organizzativa, gli interventi messi in atto, le modalità di progettazione, una breve panoramica su come vengono visti i giovani e il modello socio-educativo in vigore nel periodo. Nell’analisi vengono affrontati temi che vanno dal disagio sociale alla comunicazione, fino alla scuola, il tempo libero e il lavoro, ma sopratutto vengono evidenziati i criteri di legalità e regolarizzazione contrattuale dei giovani, che ancora oggi nel secondo MILLENNIO risultano essere in queste zone, TABU’. Questo disagio che riscontriamo tutti, non viene neanche più preso in esame da questa nuova classe dirigente, la quale a suo tempo sfruttando l’EPOCA DI VITTORIO, ha intrapreso battaglie sociali che oggi fanno parte dei libri scritti da questi “PALADINI DELL’ARIA FRITTA”. Che hanno svenduto le politiche specifiche dedicate ai giovani, mentre tentano di evidenziare, nell’ultima fase, un approfondimento sui giovani di origine immigrata, dove si passa dai singoli interventi per fasce d’età ad una prospettiva intergenerazionale, ma solo per pura demagogia, in quanto non si sono risolte EVIDENTI LACUNE DI IERI. Nella fase odierna, infatti, i giovani vivono dei percorsi individuali molto più variegati che in passato, con avvicendamenti tra lavoro e studio, innanzitutto con l’introduzione della flessibilità lavorativa.
      Che tanto PRECARIATO ha creato, che nessun GOVERNO E GOVERNICCHIO ha poturo più fare a meno. Ora et labora.

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