More

    HomeEvidenzaScrivo per...raccontarvi quello che succede alla Fiat di Melfi

    Scrivo per…raccontarvi quello che succede alla Fiat di Melfi

    Pubblicato il

    All’interno della rubrica dedicata ai cittadini, “Scrivo per…”, oggi vi proponiamo una lettera molto interessante, inviataci da un nostro lettore Luigi Russo, operaio presso la Fiat di Melfi, il quale denuncia la situazione insostenibile che si vive da mesi nello stabilimento. Ecco la lettera completa.

    Buongiorno,

    Vi scrivo per dovere di informazione e per far sì che si abbia sempre un quadro oggettivo di quello che succede…nella FIAT. Non è sicuramente una realtà aziendale che ci appartiene come città, ma quello che avviene al suo interno dovrebbe far riflettere non solo i diretti interessati ma tutti noi. Pochi giorni fà la trasmissione di Santoro “servizio pubblico”, ha mandato in onda un servizio (rintracciabile in rete) in cui un operaio viene minacciato da un preposto. Mi chiedo perchè, un episodio così grave, non abbia avuto la stessa risonanza mediatica così come altri episodi legati alle ultime vicende che da due anni, a questa parte, riguardano la FIAT. Già, perchè, quello che è successo non è un qualcosa che esula da tutto il resto, non è un semplice episodio isolato o che attiene a comportamenti interni aziendali, ma è semplicemente la continuazione di un atteggiamento (anche politico) adoperato da Marchionne quando impone il SI al referendum di Pomigliano e Mirafiori annullando di fatto il rapporto a due impresa-operai. Venendo meno questo rapporto, le scelte che vengono deliberate sono solo a senso unico ed è chiaro che togliendo i dieci minuti di pausa (per dirne una) ci sarà più profitto e più produzione ma è altrettanto logico pensare che ci sarà uno spirito diverso, di frustrazione, di impotenza e di non coinvolgimento in quello spirito aziendale che viene tanto decantato negli spot. E’ la continuazione di tutto questo anche perchè, non tutti lo sanno, quel preposto è lo stesso che si è assunto la responsabilità del licenziamento dei due sindacalisti della FIOM Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e dell’operaio Marco Pignatelli. La volontà della FIAT non è quella di creare una logica improntata sul binomio etica-lavoro che porterebbe a molti risultati anche produttivi, ma semplicemente quella del profitto che di concreto si traduce sul campo (nelle fabbriche), con scelta di personale che non deve pensare ma solo agire. Il senso critico è in ognuno di noi; molti sono pronti al silenzio, alle situazioni di comodo, a stare dalla parte del più forte, nascondendo le proprie idee o opinioni senza esercitarsi a pensare se quello che si fà è giusto o meno. Mi rendo conto che saper utilizzare quel senso critico prima citato è anche una questione di sensibilità e di rispetto verso se stessi e gli altri. Per questo mi chiedo perchè quel video non sia stato profuso in maniera tale da rendere l’informazione continuativa, completa e libera così come nei casi precedenti. E’ nostra la capacità di pensare e di decidere.

    Grazie. Luigi Russo, operaio Fiat presso lo stabilimento di Melfi.

    6 COMMENTS

    1. Innanzitutto voglio complimentarmi con il sig. Luigi Russo per la precisione e la cultura con cui ha esposto questa sua lettera, condivido pienamente il suo pensiero, ciò che sta accadendo a Melfi non è un caso isolato e non riguarda solo la Fiat, mi accorgo che in tutti i settori lavorativi, le analogie siano troppo evidenti, non voglio dilungarmi ma posso esporre il mio pensiero in merito, aver avuto per una quindicina di anni alla guida del Paese il pensiero “Liberale”, non potevamo che aspettarci altro, questi sono i risultati dei vari Brunetta che promettevano di farla pagare ai lavoratori, poichè individuava in loro la colpa di ciò che faceva sbandare il mondo lavorativo. Le grandi aziende non potevano fare altro che ringraziare e comportarsi come speravano da decenni. E questi sono i risultati.

    2. L’ opinione pubblica in questi anni di pensiero “liberale” e’ stata anestetizzata a suon di GRANDE FRATELLO ed ISOLA DEI FAMOSI…purtroppo la gente non e’ informata, anzi, gli si fa’ credere che il cancro della nostra economia siano le eccessive tutele che hanno i lavoratori a tempo indeterminato! A questo punto una mega pernacchia e’ d’uopo. Finche’ i nostri politicanti non penseranno a delle politiche del lavoro piu’ vicine a quelle tedesche che a quelle cinesi; si fara’ solo demagogia.

    3. Ho letto con attenzione, e ringrazio, quanto scritto dal Sig. Russo, che evidenzia problematiche antiche nell’ambito dei rapporti impresa/dipendenti. Problematiche che sono presenti anche in altri settori, seppure sostanziate con caratteristiche diverse.
      A tale proposito ritengo che, seppure come dice giustamente Caggiani, ciò sia frutto di anni di liberismo (che nulla ha a che vedere con il vero pensiero Liberale e molto invece confina con l’assenza spregiudicata di regole volta a favorire una forma di raccolta “malata” di consenso..), tale risultato non può spiegarsi “solo” con queste anomalie, bensì il tutto rientra all’interno di un deterioramento crescente delle componenti valoriali della società che viviamo oggi.
      Sentimenti e valori come: rispetto dell’altro, del prossimo, della cosa comune, del vivere comune… senso del dovere lavorativo ma anche civico, sono sempre più subordinati ad una quantificazione egoistico/economica del nostro agire.
      Se un determinato agire non mi comporta vantaggio perchè dovrei adottarlo?(anche se è socialmente utile e qui gli esempi si sprecano).
      Con questa logica e soprattutto con la diffusione di una ideologia basata esclusivamente sul vantaggio personale, anche alcune frange “estreme” di lavoratori hanno seminato quel tarlo che, specialmente nel pubblico, ma anche nel privato, ha contribuito a rafforzare le spinte anti-sindacali e, certamente anti-aggreganti, che ormai caratterizzano l’attuale equilibrio imprese/lavoratori (come ben traduce il sig. Russo nell’articolo).
      Vedere un deciso allontanamento tra prezzo e valore, come accade ormai da troppo tempo, ci allontana pericolosamente anche dal rapporto lavoro/compenso.
      Probabilmente un riequilibrio di queste forze deve passare verso un maggiore senso di responsabilità diffuso da parte di tutti (utopia?).
      Di tutti, nessuno escluso, lavoratori pubblici e privati, ma anche semplici cittadini.
      Ricostruire un “nuovo” senso di dovere e di legalità non solo in ambito professionale, ma anche nella normale quotidianità, può e deve costituire una ripartenza, una specie di nuovo rinascimento culturale e sociale di un mezzogiorno che sempre più sembra abbandonato a se stesso e che solo da se stesso può trovare spunto di rinascita.
      Perdere questo appuntamento significa auto-relegarsi al ruolo di vagone di un “treno” che, forse, potrebbe anche decidere di alleggerirsi.
      Buonasera

    4. Come mai nessun commento a questo articolo e alla lettera di questo nostro concittadino che lavora a Melfi? In questo paese siete sempre i primi ad ammazzarvi di commenti (farciti di gossip degni di Maria De Filippi) appena si parla di Giannatempo, della Gentile, del terzo piano del Comune, scannandovi su sterili polemiche; e quando poi c’é da commentare qualcosa di serio, niente, silenzio. Mi domando: é lo specchio della vostra cultura o é indifferenza? Forse entrambi. Allora ci penso io a fare i complimenti al mio concittadino operaio per come é scritta la lettera, sia stilisticamente che civicamente, e ad esprimergli tutta la mia solidarietá e vicinanza. sperando che il mio paese SI SVEGLI.

    5. Non avrei voluto commentare il contenuto delle esaustiva descrizione fatta dal concittadino che lavora a Melfi, ma mi permetto prendere le distanze dal contenuto “politico” inserito nella esposizione. La situazione dei lavoratori metalmeccanici italiani è una delle tasnte “brutture” espresse dal sindacato, il quale si è ostinato a pensare che “il padrone” si piega. Ebbene il risultato ottenuto è che la base si è piegata, secondo una logica che ci vede tutti coinvolti e travolti, questa valanga si chiama: globalizzazione. Gli imprenditori che hanno smesso di ciucciare al seno del Governo Italiano, oggi devono far rendere il capitale investito e poco frega se il prodotto lo confezionano i laotiani, coreano, vietnamiti, senegalesi, polacchi, russi, ucraini, rumeni, indiani…………. Tutti i colossi “multinazionali” sono andati fuori a produrre ed oggi vogliono ripresentarsi alla Comunità Italiana perchè pensano di rappresentare il nuovo che avanza…….Della Valle, Fila, Nike, Adidas, Del Vecchio, Marcegaglia………………………….. Allora che cosa avrebbero dovuto fare le maestranze coinvolte, organizzare scioperi, mettersi di traverso a Marchionne, che già aveva pensato di trasferire la produzione altrove. Quando gli organi di stampa ed i partiti che dovrebbero prendere le difese di questi “tartassati” tacciono o peggio ignorano, il risultato è duplice: O il nostro concittadino ha alterato la realtà (comunque pofferta); oppure anche i paladini dei diritti dei lavoratori sono convinyti che la soluzione giusta è questa.
      O questo pasto o quella finestra…….

      • Commentare è sempre positivo, soprattutto quando lo si fà con spirito critico.

        E’ quello che mi sono prefissato di fare non solo scrivendo quella lettera, ma nel comportamento e nei rapporti di tutti i giorni.

        Parlare con spirito critico infatti, permette di essere oggettivi e di guardare le cose da prospettive diverse che a volte ci fanno capire di essere in errore.
        E’ questa infatti la cosa più bella, accorgersi di sbagliare, correggersi, saper dire per una volta “hai ragione ed io torto”, di cambiare idea per una che ci consente di essere migliori e più coerenti con noi stessi.

        Nel merito della questione, per rispondere ringraziandolo a “Diritto & Rovescio”, le decisioni di Marchionne sono anche di natura politica nel momento in cui tiene fuori una sigla sindacale che è rappresentativa della maggior parte dei lavoratori.

        Quello che contesto sono le modalità messe in atto dalla FIAT;
        queste, presuppongono precise strategie aziendali che sfociano in episodi come quello descritto e che derivano da un management che andrebbe riformato dal punto di vista civico.

        Sapete come si realizzano quelle precise strategie aziendali sopra citate?
        Con la selezione di gestori, di capi e sottocapi che DEVONO guardare SOLO all’aspetto produttivo!
        (Perchè il profitto è l’unico motivo che ci mantiene nel mondo globalizzato!)

        Secondo me invece un ottimo capo è quello capace di mediare tra le direttive aziendali e le esigenze della gente e per far questo significa che il processo selettivo dovrebbe esser fatto sulla base soprattutto della capacità della persona alla relazione umana.
        Ma questo dovrebbe far parte di una precisa politica d’azienda.

        In Fiat a Melfi, molte volte si ha a che fare con personaggi ottusi mentalmente che non hanno quella capacità critica di osservazione e vi assicuro, è la cosa più brutta.

        Non lo dico per l’invidia che non nutro perchè magari “sono solo un operaio” , ma lo dico perchè, essendo padre è mio dovere far sapere a mia figlia che l’uomo è libero, che ha capacità assolute, che la nostra mente deve essere usata per il bene di tutti e soprattutto che abbiamo un cuore che nessun soldo, nessun profitto può oscurare nella sua capacità a voler bene chi ci stà di fronte.

        Se si pensasse un pò di più a come migliorarsi nel proprio piccolo, si potrebbe pensare anche ad un mondo migliore dove sono importanti non la nostra condizione (operaio o capo), ma i nostri interessi.
        Non è retorica, ci credo.

        Grazie.
        Luigi Russo

    Comments are closed.

    Ultimora

    Celestino Capolongo si dimette da consigliere comunale del Pd a Cerignola

    Questa mattina Celestino Capolongo, a cui il giudice ha revocato gli arresti domiciliari e...

    Pomodoro, Cia Capitanata: “Basta rinvii, ora l’intesa sul prezzo”

    “Sul pomodoro da industria, al Centro Sud occorre superare questa fase di stallo nelle...

    Di giorno avvocato, di notte scrittore: Vittorio Pelliccioni lancia il suo primo romanzo “La Stella di Niamh”

    Credere nei sogni e non arrendersi mai, la storia che ha portato l’avvocato Vittorio...

    Cerignola, nuovo appuntamento informativo sul “Dopo di Noi”

    Si terrà giovedì 18 aprile 2024, alle ore 17, presso l’auletta conferenze del Comune...

    Raccolta rifiuti, Bonito: «Inammissibile scaricare sui cittadini le questioni aziendali di Tekra»

    Le inefficienze del servizio di raccolta dei rifiuti, particolarmente nelle aree più distanti dal...

    “Fumo Zero: un respiro di salute” per il futuro di Cerignola

    Venerdì 19 aprile alle 10:00, nell'Aula Consiliare di Palazzo di Città a Cerignola, un...

    Altro su lanotiziaweb.it

    Celestino Capolongo si dimette da consigliere comunale del Pd a Cerignola

    Questa mattina Celestino Capolongo, a cui il giudice ha revocato gli arresti domiciliari e...

    Pomodoro, Cia Capitanata: “Basta rinvii, ora l’intesa sul prezzo”

    “Sul pomodoro da industria, al Centro Sud occorre superare questa fase di stallo nelle...

    Di giorno avvocato, di notte scrittore: Vittorio Pelliccioni lancia il suo primo romanzo “La Stella di Niamh”

    Credere nei sogni e non arrendersi mai, la storia che ha portato l’avvocato Vittorio...