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    Pezzano su Interporto Cerignola: “si riconosca il fallimento”

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    Pubblichiamo di seguito una nota del Consigliere provinciale del Pd Pezzano, sulla questione Interporto a Cerignola. Ecco il documento completo.

    “Una struttura incompleta, obsoleta ed a questo punto commercialmente per nulla appetibile, che si ha ancora il coraggio di definire fiore all’occhiello della città e della provincia, ma che di fatto ad oggi, a vent’anni dalla errata ‘intuizione tatarelliana’, non ha prodotto alcun profitto per l‘economia del territorio”. E’ amara la critica che il consigliere provinciale del Pd, Rino Pezzano, muove sul destino dell‘Interporto di Cerignola all’indomani del fallimento del bando di cessione delle quote di “Ofanto Sviluppo srl”, società proprietaria. Scaduto il 18 maggio scorso, l’avviso pubblico – com’è noto- non ha prodotto alcuna manifestazione di interesse. “Un risultato imbarazzante ma amaramente atteso, purtroppo, anche dagli stessi addetti ai lavori. Non solo perché la procedura appariva viziata già a monte da una perizia tecnica troppo datata, che nel 2008 ne aveva fissato il prezzo di acquisto in 13 milioni di euro, ma anche perché, la vocazione prettamente agro-alimentare dello stesso Interporto ne aveva fortemente limitato, sin dal principio, la sua opportuna collocazione sul mercato. Riprova ne è la sua mai avvenuta attivazione ma, soprattutto, la sua mancata inclusione all’interno del piano regionale dei Trasporti”.

    “Quale altra delusione ed imbarazzo la comunità di Cerignola dovrà sopportare prima di riconoscere un fallimento annunciato? E’ tempo di verità e di responsabilità: la storia dell’Interporto è la storia di un disastro colossale, che riguarda tutti, indistintamente”. E tutti, indistintamente, abbiamo oggi il dovere di porre fine a questa disfatta e scrivere della struttura un nuovo destino. Passando la mano ai privati, se possibile, ma anche solo avviando mere azioni di recupero delle risorse investite. Persino ciò costituirebbe un successo insperato. “Invito dunque i sindaci di Cerignola e di San Ferdinando di Puglia, soci pubblici di maggioranza, il Presidente del CdA Avv.Licia Morra ed il Collegio Sindacale della Ofanto Sviluppo, ad esprimersi pubblicamente sulla questione e senza ulteriori indugi. C’è la necessità di avviare urgenti politiche di risanamento, viceversa porre la parola fine agli sprechi ed alle perdite, attraverso soluzioni alternative di recupero del patrimonio pubblico che includano pure l’eventualità di una liquidazione della stessa società”.

    13 COMMENTS

    1. AGGIUNGEREI LA STRUTTURA “SVILUPPO ITALIA” SITO SEMPRE VICINO ALLA STAZIONE FERROVIARIA DI CERIGNOLA

    2. Spero si trovino soluzioni politiche ad es. concedere in fitto ( a prezzi di favore ) le strutture a giovani imprese del territorio visto che i grandi investitori, a torto o a ragione, non sono attratti dal made in cerignola.

    3. Io lo darei in comodato gratuito ad una grossa azienda ed in cambio chiederei una sola garanzia, occupare 30 lavoratori.
      Pensiamoci.

      • la BARILLA voleva fare questo…….ma chissa’ perche’ poi e’ andata a Nola a fare il deposito…… ma dobbiamo chiederci….a chi telefonano per 20000 euro l’anno? chi tra voi ha una azienda che lavora spende 20000 euro l’anno di telefonate?

    4. IO lo lascerei lì così com’è,aggiungerei solo una lapide con un epitaffio dedicato a tutti i politici (di destra di sinistra di sopra e di sotto)che si sono avvicendati al comune negli ultimi 15- 20 anni.
      Ci scriverei più o meno questo:

      In memoria di tutti coloro che credevano di poter amministrare seriamente e proficuamente la nostra comunità .QUI si è perpetrato il più grande spreco di denaro pubblico della storia di Cerignola.

      I contribbuenti posero.

    5. C’è un’unica e sola soluzione all’orizzonte, caro consigliere Pezzano, la proponga pure, se ne faccia carico, una soluzione semplice e veloce, dettata da un proverbio antico: avvasc’ cà vinn’. Ovvero, solo abbassando il prezzo di un immobile, perché immobile è, mettendolo dunque sul mercato ad un prezzo più basso di quello che si crede che valga, potranno aversi delle offerte e una conseguente vendita. Potrà così essere liberata (finalmente) la nostra comunità da un pesante fardello, causato da uno di quei casi di cecità imprenditoriale e politica, unità a manie di grandezza. Tali errori strategici hanno generato quello che oggi è l’interporto.
      Il mio cuore già fortemente danneggiato da questi sperperi, ricorda ai più, un’altro gravissimo errore (progettuale) della vita politica cittadina, questa volta commesso da uomini di sinistra e non di destra: lo scempio grave, gravissimo della villa comunale, della nostra meravigliosa villa di fine 800, con le sue fontane e le sue panchine, con la bellissima recinzione esterna, cancellata, strappata ai cittadini sempre per manie di grandezza (come vedete le manie di grandezza e di protagonismo possono essere indifferentemente di destra e di sinistra, dunque non hanno colore!) dalla volontà di un architetto comunista che, ricordiamolo, cancellò (chissà perchè) anche i meravigliosi pali in ghisa sempre ottocenteschi che illuminavano il corso cittadino.
      Anche questo è un caso pressoché unico, al pari dell’interporto, di cecità politica e progettuale.

    6. Non sono d’accordo con il commento di Michele Biancardi che fa di tutt’erba un fascio.
      Occorre distinguere.
      Tatarella, Ruocco & Co. hanno pensato e creato quella cattedrale nel deserto dimostrando di non capire assolutamente nulla di programmazione economica territoriale. Questi geni, pensavano che creando le premesse, qualcuno si sarebbe fatto avanti per utilizzare la struttura. Purtroppo non è così che funziona. Le strutture si fanno dove servono, ovvero il bisogno si soddisfa non si crea.
      La sinistra che si è succeduta al governo della città con Valentino & Co., si è ritrovata questo bel “bubbone” e ha fatto qualche timido tentativo per cercare di rimediare agli errori delle precedenti amministrazioni di destra, ma senza grossi risultati poiché appena qualcuno ha ipotizzato vendite, affitti o qualcosa di simile, si è levato un vespaio di critiche che hanno indotto a fare una repentina retromarcia.
      A chi ha memoria e conosce un po’ la storia recente di Cerignola, non è facile far digerire l’idea che sono tutti colpevoli e quindi non c’è nessun colpevole.

    7. Per il sig. Osservatore,pur rispettando la sua opinione non la condivido,Se non ricordo male ,uno dei cavalli da battaglia della campagna elettorale del centro sinistra ,fu proprio incentrata sulla questione dell’interporto.Anche se con colpe minori ritengo che anche il centro sinistra abbia avuto le sue responsabilità.Il fallimento dell’interporto non è stato causato dall’incapacità di programmazione economica territoriale,ma dal fatto che tutti volevano arrogarsi il merito esclusivo dell’avvio e della gestione ,e hanno ragionato ”niente per me niente per nessuno”.Sembra assurdo ma è così.

      saluti

    8. dopo il servizio di Striscia la Notizia mi ero interessato all’interporto e, effettivamente, avevo immaginato che, a quel prezzo, la gara sarebbe andata deserta. Parlando con amici imprenditori, è emerso lo scetticismo rispetto all’operazione di acquisizione non solo per ragioni economiche, bensì per il timore d’imbattersi nella criminalità cerignolana. Per evitare discussioni campanilistiche, ometto di dirvi la mia città di residenza; tuttavia mi interesserebbe sapere la vostra opinione in proposito: se foste degli imprenditori del settore (logistica ed import-export agroalimentare), dormireste sonni tranquilli investendo a Cerignola?

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