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    E’ morto Jon Lord (Deep Purple) l’alchimista “classico” dell’hard rock

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    All’età di 71 anni è morto Jon Lord, co-fondatore e tastierista dei Deep Purple. La notizia è apparsa sul sito ufficiale del musicista, dove “con profonda tristezza” si annuncia che Jon Lord, colpito da embolia polmonare, è spirato alla London Clinic, circondato dall’amore della sua famiglia, dopo una lunga battaglia contro un tumore al pancreas.

    L’ennesimo lutto di un 2012 terribile per la musica, che colpisce in particolare la grande comunità degli appassionati di hard rock ed heavy metal, milioni in tutto il mondo, per il quale Jon Lord resterà per sempre uno degli autori di Smoke On The Water, il brano più conosciuto dei Deep Purple, sul cui giro di accordi hanno mosso i primi passi tantissimi musicisti in erba. Ma se la firma di Lord campeggia su gran parte del repertorio della band, il suo contributo va ben oltre l’aspetto puramente compositivo. A Lord si deve infatti la prima e più riuscita commistione tra hard rock e venature classiche, tra chitarre elettriche ruggenti, drumming pesante e coloriture d’organo hammond, di cui Jon era autentico maestro. Un lavoro sublimato nel celebre Concerto for Group & Orchestra presentato per la prima volta nel 1969 alla Royal Albert Hall di Londra, i Deep Purple sul palco assieme alla Royal Philharmonic Orchestra diretta dal maestro Malcolm Arnold. Esperienza ripetuta nel 1999, ancora nel celebre teatro londinese, tre anni prima che Jon Lord desse definitivamente l’addio ai Deep Purple, sfiancati dall’età e da innumerevoli cambi di formazione.

    Nato nel 1941 a Leicester, figlio di musicisti, Jon Douglas Lord prese lezioni di pianoforte sin dalla tenera età e, forte di questo bagaglio, si trasferì a Londra nel 1960. In una Inghilterra sempre più affascinata dal blues e dal jazz, pronta a produrre una scena matura, da cui nel seguito del decennio sarebbero scaturiti i Rolling Stones come i Cream, i Led Zeppelin, sarebbe diventato qualcuno Jimi Hendrix e sarebbero passati tutti i grandi del blues revival, Jon Lord non faticò a ritagliarsi uno spazio in una lunga serie di band, accumulando esperienza e conoscenze. Finché, nel 1968, dall’incontro con il chitarrista Ritchie Blackmoore, non scaturì la scintilla creativa all’origine dei Deep Purple. La prima formazione contava anche sul cantante Rod Evans, sul bassista Nick Simper e sul batterista Ian Paice. Shades Of Deep Purple l’album debutto di una line-up destinata a mutare nel suono, inizialmente orientato verso il pop, e nella personalità. Dopo il terzo, omonimo album, al posto di Simper e Evans arrivarono il cantante Ian Gillan e il bassista Roger Glover, a comporre la formazione dei Deep Purple più amata dai fan. Anche la più ambiziosa, dedita a canzoni dalla struttura complessa e connotata dalle influenze classiche di Lord. Un suono che raggiunge l’apice con il gran lavoro di Jon Lord per il concerto con la Royal Philarmonic Orchestra. Impresa all’epoca poco apprezzata dalla critica, il che consegnò a Blackmoore la direzione artistica dei Deep Purple. La band si ritrovò così proiettata verso un guitar rock esaltato dalle incredibili altezze della voce di Ian Gillan, una formula destinata al grande successo commerciale, a cominciare dall’album Fireball del 1971.

    I Deep Purple avrebbero dovuto registrarne il seguito al Casino di Montreux, in Svizzera, ma un incendio scoppiato nel locale durante un concerto di Frank Zappa sconvolse i suoi piani. In compenso, l’accaduto ispirò Smoke On The Water, la gemma più luminosa dell’album Machine Head, con cui la band entrò a tutti gli effetti nell’elite del rock, status consolidato con Who Do We Think We Are nel 1973. Ma fu proprio a quel punto che nei Deep Purple iniziarono le divergenze di vedute che avrebbero portato a continue, quasi cicliche rivoluzioni d’organico, con la fuga di Gillan e Glover, rimpiazzati da David Coverdale e Glenn Hughes. Pur costretto a piegarsi alla dittatura delle chitarre, Jon Lord riuscì comunque a marchiare il sound della band, rivelando alla crescente comunità rock uno stile destinato a rivalutazioni a posteriori e a influenzare altri grandi tastieristi, soprattutto nell’ambito del successivo prog-metal. Oltre a ispirare tante performance con orchestre classiche, quasi un must per ogni grande metal band. Dal vivo, Jon Lord non nascose mai le sue radici musicali, inserendo in scaletta lunghe digressioni ispirate a Beethoven e Bach. Ma resteranno negli annali soprattutto le sue partiture d’organo Hammond, “esplose” attraverso un classico amplificatore Marshall per chitarra. L’ingrediente segreto dietro l’unicità del suono rock dei Deep Purple, Jon Lord il suo alchimista. (Fonte Repubblica.it)

    3 COMMENTS

    1. E quindi??? adesso sei autorizzato a guardare amici alla tv e a tifare per il prossimo ragazzetto o ragazzetta che si presenterà a sanremo rigorosamente raccomandato dal potente di turno e pronto a vincere con gli sms dei giovani beoti italiani
      P.S. ti do un piccolo consiglio, senza voler offendere nessuno e senza polemica. leggiti l’articolo e informati su chi è jon lord e poi ne parliamo

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