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    “La Collana di Turchese” giunge alla terza puntata

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    Prosegue e giunge alla terza puntata la proposta estiva de Lanotiziaweb. Il racconto “La Collana di Turchese”, in questo appuntamento, entra nel vivo della storia. Buona lettura.

    La Collana di Turchese

    La panchina su cui si erano seduti era abbastanza isolata e Luisa ed Omar lontani da occhi indiscreti, si lasciarono andare a tenere effusioni d’amore. Le loro mani erano avvinghiate l’una all’altra e lei aveva poggiato il capo sulla sua spalla. Le parole non servivano, ormai erano intrappolati in un turbinio di emozioni e brividi. Desideravano stringersi, carezzarsi, baciarsi. Ad un tratto lui si alzò e lei lo seguì senza porgli domande né dubbi, fino all’unico hotel della zona. La stanza era in penombra, sembrava pulita, il ventilatore acceso faceva ondeggiare la tenda: Si sedettero sul letto, lei, libera ormai do esprimere ciò che provava, lo abbracciò e in un attimo cedettero alla passione fino ad ora repressa. Lui era un uomo dolcissimo, la copriva di complimenti, i suoi baci erano teneri e passionali allo stesso tempo i loro respiri si fondevano in un unico alito d’amore, le mani di Omar sbottonavano avidamente la camicia di lei per scivolare sulla sua pelle morbida. Lei fece lo stesso con lui, sentiva il sangue scorrere frenetico in lei, le sue labbra cercavano avidamente quelle di lui; erano inebriati di passione. Quando i loro corpi si unirono Luisa sentì che quell’uomo era parte di lei, erano come due metà perfettamente riunite. Finalmente i loro desideri furono appagati, era ormai il tramonto, dovevano lasciarsi, Luisa doveva tornare alla sua vita che ora le sembrava ancora più noiosa e insopportabile. Sentiva di essersi innamorata, che quell’infrangere le regole le aveva fatto scoprire quanto fosse ancora giovane, bella e desiderabile. Appena poteva, Luisa prendeva l’autobus per raggiungere Omar. Ogni volta era una nuova scoperta di emozioni mai provate che sperava non finissero mai. Quella sera Omar l’aveva accompagnata fino all’autobus e lei felice inebriata di lui si voltò per salutarlo baciandolo. Quando si andò a sedere al suo posto si accorse che qualcuno la guardava scandalizzato. Era una sua parente; Luisa si sentì sprofondare in un baratro di vergogna e di disperazione. Cosa avrebbe fatto ora, cosa sarebbe successo? Come aveva immaginato la prima ad essere informata dell’accaduto fu sua madre. “Baciavi un marocchino?”. Così si indicano da queste parti extracomunitari in genere. Luisa ha bisogno di confidare a qualcuno quello che sta provando, anche se sa che sua madre non avrebbe mai capito. Le confessa  di essersi innamorata, che per lei non conta né razza né colore della pelle, ma per sua madre mantenere unita la famiglia è un comandamento a cui non ci si può sottrarre a scapito dell’amore e della felicità personale. Luisa per alcuni giorni si chiuse in casa da sola, non aveva voglia di uscire, ne di vedere gente, solo le  canzoni romantiche del suo cantante preferito facevano da colonna sonora ai suoi ricordi. Una sera squillò il telefono, era Omar, Luisa senti un brivido risalire la schiena; lui le chiese di rincontrarsi, aveva bisogno di vederla, di sapere cosa fosse successo. Lei decise di andare, di rivederlo un’ultima volta, in fondo aveva diritto ad una spiegazione. Quando si incontrarono le parole furono poche, non servivano, le loro labbra si cercavano morbosamente, le lacrime si mischiavano diventando tutt’uno con il sudore, i loro corpi avvinti fremevano al contatto ma lei sentiva che qualcosa si era spezzato tra loro e non sarebbe più stato come prima. Prima di salutarsi, Omar con aria concitata e pensierosa le chiese un ultimo e importante favore, una famiglia araba, del suo paese, marito, moglie e due figli, avevano bisogno di un piccolo appartamento in città, solo lei con le sue conoscenze avrebbe potuto aiutarli, lui non conosceva nessun altro di cui potersi fidare. Luisa non poteva e non voleva deluderlo, riuscì a trovare un alloggio di poche pretese e la famiglia araba poté trasferirsi in città. La donna aveva 24 anni era una fisioterapista, suo marito trentenne era un infermiere, il suo sguardo le incuteva paura ma i due divennero comunque amici di Luisa e lei cominciò a frequentarli assiduamente. La loro casa divenne l’alcova di Luisa e Omar ma il paese era troppo piccolo perché presto non si creassero delle situazioni imbarazzanti. Infatti, durante la festa patronale, dopo aver passeggiato per le vie della città con suo marito e le sue figlie, durante i fuochi pirotecnici Luisa notò il volto di Omar tra la folla, a pochi passi da lei e suo marito.

    continua…

    11 COMMENTS

    1. I tuoi occhiali scuri ti rendono ancora più bella e misteriosa come il racconto.

    2. Dr. Di Giulio, se posso permettermi, a chi e’ riferito il suo commento? Sono curiosa, ma, ovviamente, può anche non rispondere 🙂

    3. infatti pure a me ha incuriosito…..speriamo che risponde.
      io spero sempre che, qualcuno, risponde….alle volte si ha proprio voglia di sentire, la risposta.

    4. Come è stato già scritto, il racconto è tratto da una storia vera.
      Il mio commento è riferito alla protagonista che dopo tanto tempo l’ho incontrata. Scusatemi ma non posso aggiungere altro.
      Cordialità.

      • infatti….incontrare o riascoltare una persona fa sempre stare meglio, anche se uno invece puo’ pensare di stare peggio, quel peggio in fondo in fondo e’ anche positivo.

    5. Ommioddio, dimenticavo che qui bisogna stare attenti a come si scrive perché ci sono membri dell’Accademia dei Lincei che correggo no ogni minimo errore. Ovviamente volevo scrivere “indiscreta”. Comunque mai avrei pensato di poter essere corretta da qualcuno che scrive “immaginario” con 2 g.

    6. nella vita tutto puo’ accadere.
      anche le cose piu’ impensabili.
      io ci penso, e accadono.

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