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    Addio con rabbia della Polverini, Berlusconi: “ora cambiamo il PdL”

    Pubblicato il

    “Apprezziamo la scelta di Renata Polverini che pur non avendo compiuto nulla di immorale né di illegittimo ha ritenuto, di fronte alle gravi emergenze venute alla luce nell’utilizzo dei fondi pubblici, di consentire con le sue dimissioni un cambiamento”. Così Silvio Berlusconi in un’intervista all’Huffington Post italiano, al debutto on line. Dunque non è bastata una telefonata, il tentativo estremo di evitare le dimissioni. Il giorno dopo l’addio di Renata Polverini, Silvio Berlusconi si trova alle prese con feroci accuse del presidente della Regione Lazio alle “faide interne del PdL” e prepara un nuovo vertice di partito con i coordinatori e i consiglieri regionali, a cui sarà presente anche Angelino Alfano.

    Il vecchio PdL non c’è più
    Questo il dato di partenza, ineludibile anche alla luce dei sondaggi, che certo non si gioveranno del caso Lazio. Per questo l’ex premier starebbe esaminando il nuovo nome e il nuovo simbolo del partito che vorrebbe lanciare in vista delle elezioni politiche di primavera. Berlusconi penserebbe anche a un codice etico per la scelta dei candidati e a norme statutarie per operare controlli sull’uso dei rimborsi elettorali.

    Torna Silvio
    Di più, le dimissioni della governatrice del Lazio indurrebbero l’ex premier a sciogliere le riserve rispetto a una sua ridiscesa in campo e a mettere in archivio la sigla Pdl. Berlusconi starebbe infatti studiando le modalità di un nuovo contenitore politico che avrebbe in una lista nazionale aperta alla società, alle professioni, il suo elemento innovativo. Andrebbero di conseguenza a casa molti degli attuali parlamentari del Pdl.

    This is the end
    La situazione è fotografata efficacemente dall’onorevole Flavia Perina, coordinatrice di Fli nel lazio: “Le dimissioni di Renata Polverini segnano l’atto finale del Pdl. Quando un partito, dopo aver suscitato così larghe speranze di cambiamento, degenera in una galassia di satrapie tenute insieme solo dal mito del capo, non può più produrre politica e governo della cosa pubblica”. Alfano tenta una difesa: “Polverini ha compiuto una scelta di grande dignità e di grande responsabilità, nonostante lei non abbia compiuto alcun atto né immorale, né illegale. Ha sfiduciato un consiglio regionale che mai avrebbe potuto assicurarle la prosecuzione nel cammino intrapreso e che, in alcune sue mortificanti individualità, aveva tinteggiato la politica del peggiore colore possibile”.

    Alemanno difende Polverini
    “Le dimissioni di Renata Polverini sono l’epilogo inaccettabile di una bruttissima vicenda. un presidente di regione – dice il sindaco di Roma Gianni Alemanno – eletto dal popolo, senza neppure un avviso di garanzia, viene costretto a dimettersi dalle faide interne di partiti e da un’opposizione che ha dimostrato tutta la sua ipocrisia nello strumentalizzare una vicenda su cui il presidente della regione non ha responsabilità”.

    Il Fatto: non poteva non sapere
    Già, ma anche su questo punto non tutti sono d’accordo. Il Fatto quotidiano, ad esempio, moltiplica le perplessità già emerse nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore: “Nel pomeriggio di ieri in Consiglio regionale passavano di mano in mano le fotocopie di due documenti che inchiodavano il presidente e il suo staff. Sono le determinazioni della Giunta regionale del 28 marzo e del 21 dicembre del 2011 nelle quali la Giunta impegna 5,4 milioni di euro sul capitolo di spesa R11502, cioè il fondo al quale possono attingere a piene mani i gruppi consiliari dei partiti, in testa quello che era guidato da Franco Fiorito, il Pdl. In quegli atti c’è la prova che lo staff del presidente Polverini ha avuto un ruolo decisivo nel procedimento che ha dirottato una parte sostanziosa del gran calderone dei 97 milioni stanziati dalla Giunta per tutta l’attività pubblica del Consiglio Regionale alla mangiatoia privata dei partiti”. Insomma, accusa Il Fatto quotidiano, “le determinazioni che hanno permesso a Fiorito e colleghi di destinare altri 5,4 milioni a cene, feste, ostriche e viaggi, infatti, non sono firmate dal presidente del Consiglio regionale o da un suo burocrate, ma da quello che è considerato il braccio destro di Renata Polverini, il direttore generale del dipartimento Territorio, Luca Fegatelli. Se Fegatelli firmava gli atti che portano 5,4 milioni di euro in più nelle casse dei gruppi, come può il presidente del Lazio continuare a sostenere la sua totale ignoranza del problema?”. (tratto da Rainews24.it)

    3 COMMENTS

    1. Per come si è comportata la Polverini, OK
      mi auguro che non sia tutta una farsa per il dopo……………………
      Conosciamo molto bene il DIABOLICO BERLUSCONI.

    2. Che faccia tosta, di questo signore ci possiamo vantare solo di una cosa.
      Di avere sulla faccia della terra un DIAVOLO IN CARNE E OSSA.
      E PURE NON SI RENDE CONTO, DI AVERE POCHI ANNI DI VITA TERRENA E POI SPARIRE PER SEMPRE.
      NATURALMENTE A RENDERE CONTO A DIO!!!!!!!!!!!!!!!!!

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