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    L’ultimo saluto al “prete di strada”. Sabato i funerali di Don Gallo

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    Genova – Don Andrea Gallo, il “prete di strada” del capoluogo ligure, il “sacerdote degli ultimi”, il “prete scomodo”, più semplicemente “Andrea”, è morto mercoledì alle 17.45, a 84 anni, nella sua Comunità di San Benedetto al Porto, casa che per la prima volta nella sua storia non ha accolto poveri e persone in difficoltà, per un momento di quiete, considerate le condizioni disperate di don Gallo. Il sacerdote è stato ricordato con affetto da tutta Italia: «Ho appreso con tristezza e rammarico – ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – la notizia della scomparsa di don Gallo, amato per la forza spirituale e l’impegno sui temi della povertà, dell’emarginazione e dell’esclusione. Con sentimenti di sincera partecipazione, esprimo ai familiari, alla Comunità di San Benedetto al Porto, alla diocesi e alla città di Genova, il mio sentito cordoglio».

    Funerali sabato alle 11.30 al Carmine

    I funerali di don Andrea Gallo, sabato prossimo, saranno celebrati dall’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, e da don Luigi Ciotti. Al termine sul sagrato interverranno il sindaco di Genova, Marco Doria, e Moni Ovadia. Lo ha reso noto la Comunità di San Benedetto al Porto. Don Gallo sarà poi sepolto a Campo Ligure, nell’entroterra di Genova, dove vive gran parte della sua famiglia. Alle 16 in parrocchia una funzione in forma più ristretta, prima della sepoltura.

    Grasso: «Sempre spinto da fede, carattere e coraggio»

    «Don Gallo era un prete che, spinto dalla fede, dal carattere, dal coraggio, si è sempre occupato degli ultimi. Nato in un’Italia tanto diversa da ora, ci lascia un bagaglio enorme di esperienze, di scelte, di punti di vista dissonanti e per questo indispensabili». Lo scrive il presidente del Senato Piero Grasso ricordando che «predicava nelle carceri, negli istituti penali minorili, si occupava dei tossicodipendenti, degli alcolisti, dei migranti, dei malati psichici. A lui, cui nessun pregiudizio, nessun tabù, nessuna differenza impedì mai di essere apostolo di carità, va il mio pensiero grato e affettuoso».

    Francesco Baccini: «Era un prete on the road»

    «Io sono nato nella parrocchia di Don Gallo. Era un prete che faceva scandalo perché ospitava tutti, era un prete on the road»: così, intervistato da Tgcom24, Francesco Baccini ricorda don Andrea Gallo. «Aveva i suoi limiti di uomo, ma ha lasciato un grande messaggio di cristianità – ha aggiunto il cantante -. Era un prete scomodo perché ha vissuto il suo passaggio nella Chiesa in modo del tutto personale. Ma ha fatto tanto bene a molta gente».

    Cardinale Bertone: «Con lui dialogo franco e vivace»

    Anche il cardinale Tarcisio Bertone ha «ricordato nella preghiera il suo antico compagno di studi». Durante gli anni trascorsi a Genova come arcivescovo, ha ricordato il cardinale Bertone, il porporato ha avuto con Don Gallo un dialogo «a volte franco e vivace». Tuttavia «la dedizione in favore dei bisognosi non poteva non avere come sorgiva ispirazione la sua identità sacerdotale», ha sottolineato il segretario di Stato vaticano. Un pomeriggio di festa per don Gallo: da tempo la comunità di san Benedetto al Porto aveva organizzato in piazza De Ferrari un momento di riflessione contro il gioco d’azzardo, con gruppi musicali e comici. Un appuntamento che non è stato cancellato «perchè così avrebbe voluto don Gallo» hanno spiegato gli organizzatori e che si è trasformato in un modo per condividere i ricordi speciali che la città ha del suo prete di strada. 

    Il saluto degli “ultimi” al prete di strada

    Prosegue il saluto degli “ultimi” nella camera ardente di Don Andrea Gallo. Ex tossicodipendenti, prostitute, immigrati, amici di sempre e tutti quelli che hanno trovato in Don Gallo una casa e un rifugio sfilano accanto al feretro dove riposa la salma del sacerdote. Tra le persone che hanno reso omaggio anche Giorgio Guerello, presidente del Consiglio comunale di Genova, l’ex presidente dell’Autorità portuale, Giovanni Novi, Giuliano Giuliani, padre di Carlo, ucciso durante il G8 di Genova del 2001. Sull’altare, fiori e una caricatura del sacerdote genovese con scritto “Attenti al Gallo”.

    Anche oggi la camera ardente

    Sul feretro di don Gallo, custodito nella camera ardente allestita da ieri sera nella chiesa di San Benedetto al Porto, una copia della Bibbia e una della Costituzione, ma anche uno dei suoi immancabili sigari, il suo cappello, la sua sciarpa rossa, la bandiera dell’Anpi, quella della pace e quella del Genoa; accanto alla bara, una sua foto e una croce di ferro avuta in dono dai ragazzi della nave-riformatorio Garaventa, con su inciso: “Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”. Intanto, si succedono le visite di personaggi della vitae e della politica genovese, dal prefetto, Giovanni Balsamo, al presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, a quello dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo: «Don Gallo – ha ricordato proprio Balsamo – era l’espressione autentica della carità, e la carità rimane la più grande espressione dell’essere umano. Lui ha lasciato questo messaggio straordinario di chi interpreta autenticamente la cristianità, di chi oltre le barriere di qualsiasi tipo. La carità genuina in se stessa come valore intrinseco». Anche Burlando, visibilmente commosso, ha voluto salutare di persona «l’amico Andrea»: non ha voluto fare dichiarazioni, si è limitato a ricordare che nei loro frequenti incontri don Gallo lo esortava «anche in politica, a includere gli altri». Il sindaco di Genova, Marco Doria, ha visitato la camera ardente ieri sera. Anche la ex sindaco di Genova in visita alla camera ardente: «Una persona straordinaria, ma non condividevo il suo modo di fare politica».

    Uno Speciale del Secolo XIX dedicato a Don Gallo.

    Dalle pagine del Secolo XIX di oggi, l’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, aveva espresso la «speranza» di poter celebrare i funerali di don Andrea Gallo venerdì pomeriggio: questa mattina, in effetti, la Curia ha fissato le esequie, officiate proprio dal presidente della Cei, per le 18 di domani nella chiesa del Carmine. La Comunità di San Benedetto, però, preferiva le 11.30 di sabato, anche per lasciare aperta la camera ardente per due giornate intere. Alla fine si è arrivati a un “compromesso”: funerali alle 11.30 di sabato, sempre al Carmine, celebrati da Bagnasco. L’arcivescovo aveva espresso questo “desiderio” scrivendo sulla prima pagina “speciale” del Decimonono: sotto al titolo “Beati gli Ultimi”, c’è una grande foto del don accanto a una sua frase: «A chi incontro per strada non chiedo se è di destra o di sinistra, se è gay o eterosessuale, se ha studiato o no. A qualcuno potrò magari insegnare l’italiano, loro mi insegnano la vita».

    Anche la comunità ghanese ha reso omaggio al prete di strada: «Come faremo senza di lui?».

    Sotto alla foto, due interventi: quello di Bagnasco, appunto, e quello di Gino Paoli (sotto al titolo “Adesso per noi peccatori litigherà anche con Dio”). Sul Decimonono, il presidente della Cei ha ricordato di aver incontrato e benedetto don Andrea una settimana fa, in comunità: «Organizzandomi in modo urgente, spero di poter celebrare i funerali di don Andrea venerdì pomeriggio di ritorno dall’assemblea generale dei vescovi che si sta svolgendo in Vaticano». Quindi scrive della «fantasia del bene» all’interno della Chiesa. Il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, ha detto che «perdiamo una voce indipendente e preziosa, un uomo che con il suo operato ha sempre messo al centro le persone insegnando con azioni dirette, che non esistono emarginati o ultimi, ma che la nostra società deve fondarsi sul coraggio delle parole e sull’ascolto reciproco».

    Don Gallo, la camera ardente questa mattina. L’ultimo abbraccio nella chiesa della Comunità di San Benedetto.

    Don Andrea Gallo, una vita nell’impegno

    Don Gallo è nato a Genova il 18 luglio 1928. Da subito ha risentito del fascino della figura di don Bosco e dalla sua dedizione a vivere a tempo pieno “con” i poveri, gli emarginati, gli ultimi, per sviluppare un metodo educativo lontano da ogni forma di coercizione. Ha iniziato il noviziato nel 1948 a Varazze, proseguendo poi a Roma il liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 è stato mandato in missione a San Paolo, in Brasile: lì la dittatura lo ha costretto a ritornare in Italia l’anno dopo, dove ha potuto proseguire gli studi ed è stato ordinato sacerdote l’1 luglio 1959. Un anno dopo è stato nominato cappellano alla Scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori: in questa esperienza ha cercato di sostituire ai metodi meramente repressivi un’impostazione educativa diversa fatta di fiducia e libertà. Nonostante l’entusiasmo dei ragazzi, i superiori salesiani, dopo tre anni, lo hanno rimosso dall’incarico e nel 1964 Andrea ha deciso di lasciare la congregazione salesiana chiedendo di entrare nella diocesi genovese. È stato inviato a Capraia e nominato cappellano del carcere: due mesi dopo è stato destinato come viceparroco alla chiesa del Carmine, dove rimarrà sino al 1970, anno in cui verrà “trasferito”, per ordine del cardinal Siri.

    La predicazione di Andrea irritava una parte di fedeli e preoccupava i teologi della Curia perché, si diceva, i suoi contenuti «non erano religiosi, ma politici, non cristiani, ma comunisti». Un’aggravante, per la Curia è che Andrea non si limitasse a predicare dal pulpito, ma pretendesse di praticare ciò che diceva e invitasse i fedeli a fare altrettanto: la parrocchia diventava un punto di aggregazione di giovani e adulti, di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà per i più poveri, per gli emarginati che trovavano un fondamentale punto di ascolto. Per la sua chiara collocazione politica, la parrocchia era diventata un punto di riferimento per molti militanti della nuova sinistra, cristiani e non, ma ne ha provocato il suo allontanamento dalla parrocchia. Un provvedimento che porterà la gente a scendere in piazza per il prete “comunista”: «La cosa più importante che tutti noi dobbiamo sempre fare nostra è che si continui ad agire perché i poveri contino, abbiano la parola: i poveri – disse don Andrea Gallo – cioè la gente che non conta mai, quella che si può bistrattare. Ecco, per questo dobbiamo continuare a lavorare». In questa sua lotta, in questo suo lavoro, don Gallo ha coinvolto gli amici di sempre: De Andrè, Paoli, Lauzi, Piero Pelù, alcuni artisti nati a Genova e lanciati sui palcoscenici internazionali. Scrittore, teologo, cantante (ha preso parte all’ultimo disco dei Cisco, ex Modena City Ramblers), sostenitore dei diritti degli omosessuali e dei transgender, promotore della liceità delle droghe leggere (nel 2006 fumò uno spinello in Comune a Genova), don Andrea era sostanzialmente anarchico, “scomodo” per la Chiesa, leader spirituale e politico di giovani e meno giovani. Si schierò con i giovani durante il G8 del 2001 e più di recente con il movimento No Tav. Alla morte di Hugo Chavez celebrò per lui una messa. Nell’ultimo tweet, alcuni giorni fa, scrisse: “Sogno una chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna”. Quando nel 1975, insieme con un piccolo gruppo, fece nascere la Comunità di San Benedetto al Porto, il suo “miracolo” era completo: aveva creato esattamente quello che voleva, una casa per gli ultimi. (ricostruzione a cura del SecoloXIX.it)

    9 COMMENTS

    1. Che prenda esempio, qualche prete di cerignola, invece di perdere tempo a spese nostre, e fare solo pettegoli con gli sposi e i i fiorai del posto.
      Non pensate alle stupidaggini, del tappeto fuori, del tappeto dentro, del fiore in più quello in meno, pensate ad amare di più il nostro GESU’.
      Mi avete fatto cambiare tutti i programmi per l’addobbo, non facendo riuscire la mia festa come avrei tanto desiderato.
      Non si fà così, e poi con sta crisi che c’è dovreste incentivare e stimolare le persone del settore a fare sempre di più, per il bene dell’economia e della società.
      Riflettete cari miei e smettiamola per piacere.

    2. Ah finalmente qualcuno che si lamenta per sta cosa, pensavo fosse successa solo a me. Ma che male c’è addobbare la Chiesa con fiori e quant’altro, ma la cosa che non riesco a capire, scusate ma come fanno gli altri? Ho visto per televisione matrimoni importanti con addobbi in Chiesa addirittura piante altissime, alberi, fiori e piante a non finire, ma mi chiedo e dico MA LE CHIESE IN ITALIA SONO TUTTE UGUALI????
      UN ABBRACCIO FORTE A DON GALLO, E MI SCUSO PER LO SFOGO.

    3. Ho visto ieri un addobbo al Duomo, a dir poco favoloso, mai visto prima.
      Ero di passaggio e avevo fretta, ma chi sono? Sono di Cerignola???

    4. Quando si parla di coerenza, e se ne parla spesso a sproposito, penso ad un piccolo ma davvero Grande Uomo che è stato e continuerà ad essere di esempio per tutti.
      Un uomo che ha sempre scelto di dire ciò che pensava e di fare ciò che diceva.
      Grazie don Gallo.

    5. Un pensiero è d’obbligo a Don Gallo, persona veramente speciale.
      Elvira, quando vedi addobbi particolari e originali sono i signori di Spazio ai Sogni sono di cerignola, persone in gamba e oneste.
      Li ho conosciuti in Fiera 2 anni fa a Foggia Sposi.

    6. sicuramente non sarà fatto Santo, ma è stata una persona, che per come ha trovato il coraggio di schierarsi, difficilmente sarà dimenticato in fretta

    7. “Non rattristiamoci di averla persa, ma ringraziamo di averla avuta.” diceva Sant’Agostino in occasione della perdita di sua madre. Questo dovremmo pensare delle persone positive che abbiamo incrociato, o almeno anche solo conosciuto da lontano nella vita

      da PensieriParole

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