Cerignola si riorganizza. La politica si (ri)organizza, o meglio prova a riposizionare le pedine. Dopo il valzer dimissioni e l’azzeramento degli assessori ancora una volta la città si ritrova senza uomini in cabina di regia, con diversi pretendenti più o meno dichiarati. Poi c’è chi, come il Partito Democratico, prova a pungolare Giannatempo con un «dimettiti». La Cicogna che fa eco con «magari», con la convinzione che il centrodestra durerà fino alla fine del mandato. New entry sono i dissidenti Pd di etnia incerta, oggi Cerignola Democratica, che preparano, come scrive lo stesso Pezzano, la riorganizzazione del «fronte civico». Ma cosa pensano i cittadini se lo è chiesto chi aspira a governare questa città? I problemi di ogni giorno chi li risolverà fino al tempo dell’organizzazione, della riorganizzazione e dell’elezione? Di cosa ha bisogno Cerignola, di una politica più organizzata, di nuovi posizionamenti o di idee migliori? E le idee, si sa, camminano sulle gambe degli uomini.
Il “gioco” della politica ha stancato un’intera città che non vuole più aspettare, ma pretende, stremata dalla crisi e dalle tasse, risposte concrete. A Cerignola un giovane su due lavora. Un terzo delle famiglie ha difficoltà ad arrivare a fine mese. La parte ricca è quella che ha lavoro e dopo lavoro (senza considerare se è onesto, se paga le tasse e se produce “nero”). I baby spacciatori aumentano a dismisura (in certe zone l’attività è affidata anche a 15enni). C’è bisogno (più che di facce nuove) che chi ha già “toppato” si faccia da parte. I cittadini hanno bisogno di parlare a chi può comprendere, anche per condizione, certe situazioni. Un tempo i braccianti credevano in un ideale politico perché a capo del partito o del sindacato c’era un bracciante. Oggi un precario non può sentirsi certo rappresentato da un “apparato” composto esclusivamente da gente che può “investire” tanto in politica quanto in discount-blog. Per ora, tra posizionamenti vari, la voce dei cittadini trova spazio solo sui giornali, strumento utilizzato per dar voce alle spiacevoli vicende quotidiane, quelle che la politica non può capire o non vuole ascoltare. Perché si sta riorganizzando.