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    Interporto in vendita. La fine lenta del “volano” dell’economia cerignolana

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    L’Interporto, mirabile monumento allo spreco, voluto e pensato negli anni ’90 come volano dell’economia agroalimentare del territorio dall’allora forte asse di centrodestra, potrebbe a breve conoscere la sua fine, con una liquidazione tradotta in vendita. E’ di dicembre infatti il documento con cui il liquidatore, il dottor Francesco Angiolino, invita a manifestare interesse per l’acquisto, entro la data ultima del 31 marzo 2017. «ll complesso immobiliare – si legge – di proprietà della società è stato realizzato nel 2001 con finalità logistica a servizio del settore agroalimentare. L’area d’interesse comprende una superficie fondiaria complessiva di 252.802 mq, di cui 237.891 mq di pertinenza dell’interporto e 14.911 mq del centro ortofrutta. Attualmente, sull’area insistono due capannoni refrigeranti ciascuno di 5.184 mq, il centro ortofrutta di 3.145 mq, il centro direzionale di 700 mq, la piattaforma intermodale di 36.000 mq destinata alle operazioni di carico/scarico e il raccordo ferroviario a due binari alla linea ferroviaria Milano/Bari. Lo stato conservativo dell’intero complesso immobiliare è pessimo a causa dello stato di abbandono e necessita di interventi strutturali per il ripristino delle funzionalità».

    L’INIZIO E LA FINE Voluto fortemente dall’asse Cerignola-Bari-Roma che animò la primavera del centrodestra dal ’93 in poi, l’Interporto fu beneficiario di due finanziamenti, uno Europeo e uno Regionale. Per la sua realizzazione e il suo completamento sono stati spesi circa 23 milioni di euro, denaro pubblico in larga parte andato perduto. Questo perché mai è entrato in funzione e mai si è riusciti ad allacciare il complesso alla linea ferroviaria Bari-Milano per questioni inerenti il collaudo della bretella e i relativi costi. Anni fa il complesso fu messo in vendita, era allora Presidente di OfantoSviluppo s.r.l. l’avvocato Licia Morra, ad una cifra pari a 13 milioni di euro. Ma non se ne fece più nulla. La “cattedrale nel deserto” di proprietà dei Comuni di Cerignola e San Ferdinando, più un 1% di altri piccoli investitori, probabilmente conoscerà la propria fine in questo 2017. Infatti, pare vi sia una società del nord Italia interessata all’acquisto della struttura che avrebbe già manifestato al dottor Angiolino il proprio interesse. Oggi il prezzo del complesso, fortemente vandalizzato, potrebbe esser pari ad un quinto dell’investimento iniziale, 4-5 milioni di euro. Una perdita irreparabile di denaro pubblico, una “pezza” al rilancio proposto – e mai realizzato – in campagna elettorale dal Sindaco Metta, che ne affidò il management agli imprenditori Masiello e De Sortis. Un’operazione conclusasi, dopo il defilarsi dei due imprenditori, con la messa in liquidazione, votata dalla maggioranza in consiglio lo scorso anno. Un’atto necessario, funzionale alla vendita, che probabilmente ci sarà entro la fine di marzo.

    4 COMMENTS

    1. questo progetto non sarebbe fallito se non fosse stato inserito in mezzo a due interporti già esistenti e funzionanti come bari e nola. è stato pensato male e realizzato peggio. è la vergogna di quegli anni!!!!!!

    2. Ormai allungare ancora i tempi con ulteriori costi a chi gioverebbe??
      Meglio una vendita ad 1/4 dello speso che ulteriori denari dilapidati in attesa di non so che.
      Se un’azienda Milanese è interessata qualcosa dovrà pur creare, qualche posto di lavoro
      si farà. L’importante è vigilare che non sia qualcuno che abbia intenzione di sfruttare il territorio
      per loschi interessi, tipo centro di raccolta dal nord per far arrivare via binari vagoni di rifiuti
      da smaltire un po’ nel termodistruttore e un po’ sotterrati di qua e di la.

    3. fate una piccola ristrutturazione e metteteci le prostitute così le togliete dalla strada.

      incompetenti.
      una città fine a se stessa e lo sarà per altri secoli ancora…
      qui non cambierà mai nulla… solo i capo clan cambiano ma la musica è sempre la stessa.

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