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    Paziente morta, indagati 6 sanitari del Tatarella

    PER DAR LORO LA POSSIBILITÀ DI NOMINARE PROPRI CONSULENTI MEDICO-LEGALI: L’IPOTESI DI REATO È QUELLA DI OMICIDIO COLPOSO. LA DENUNCIA DEI FAMILIARI

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    Sei medici indagati per omicidio colposo, nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Foggia dopo la denuncia dei familiari di una trentottenne di Stornara morta lunedì mattina all’ospedale «Tatarella» di Cerignola dov’era stata ricoverata sei giorni prima per aver accusato un malore in casa. Il pubblico ministero Laura Simeone, che coordina le indagini condotte dagli agenti del locale commissariato, ha inviato informazioni di garanzia ai 6 indagati; e si tratta – bene chiarirlo – di un atto a loro tutela. Visto che domani a Foggia sarà eseguita l’autopsia sul cadavere di Stefania Fede, e quindi verrà compiuto quello che il codice di procedura penale definisce «accertamento tecnico non ripetibile», la Procura come quasi sempre avviene in questi casi, ne ha dato avviso a chi ha avuto in cura la paziente per dar loro modo di esercitare sin da questa primissima fase dell’inchiesta il proprio diritto alla difesa, con la nomina cioè di un eventuale consulente medico che assista all’esame autoptico. Analogo avviso è stato notificato ai familiari della vittima, quali persone offese, ed al loro legale di fiducia, l’avvocato Michele Sodrio. «Come già anticipato, nominerò un mio consulente medico legale per conto delle persone offese» dice ai cronista l’avv. Sodrio che aggiunge: «c’è la necessità di svolgere indagini approfondite sulle cause della morte della povera Stefania».

    L’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo «per avere per colpa medica, consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, cagionato la morte di Stefania Fede, avvenuta in seguito a ricovero presso l’ospedale di Cerignola» recita il capo d’imputazione che in questa primissima fase dell’indagine non può che essere generico. L’autopsia e i successivi accertamenti diranno se davvero c’è stata negligenza da parte di chi ha avuto in cura la paziente, oppure se non c’è alcuna colpa medica dietro il decesso. La direzione generale dell’Asl di Foggia in una nota, nel rimarcare che la paziente «è stata seguita in rianimazione, struttura ad alta intensità assistenziale, con diligenza e professionale», ha anche annunciato l’avvio di una indagine interna «per l’accertamento delle attività sanitarie poste in essere dal personale aziendale».

    Agli atti dell’inchiesta ci sono le cartelle cliniche della paziente sequestrate dalla Polizia; e la denuncia sporta in commissariato lunedì mattina dal fratello della vittima, poche ore dopo il decesso. Ha raccontato che Stefania Fede si era sentita male a casa, a Stornara, la sera del 16 ottobre; era stata trasportata in ambulanza al «Tatarella» dove aveva avuto un arresto cardiaco: era stata portata in rianimazione e le era stato indotto il coma farmacologico, dal quale i medici l’avevano svegliata la mattina del 19. In denuncia il fratello della paziente, che chiede che sia fatta luce sulle cause del decesso, ha aggiunto che pareva che la familiare si stesse riprendendo e dovesse essere trasferita in un altro reparto: la situazione era però precipitata la mattina di lunedì 22 ottobre quando un arresto cardiaco era stato fatale alla donna, nonostante i tentativi dei medici di rianimarla durati mezz’ora.

    tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno

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