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    “Un inquieto domenicano”: Tommaso Sgarro presenta il suo libro nella sua Cerignola

    Il volume è incentrato sulla figura di Tommaso Campanella: filosofo e teologo vissuto fra il '500 e il '600

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    È stata la filosofia ad essere al centro della serata di sabato 24 novembre, presso la libreria ‘L’albero dei fichi’ di Cerignola. Nel sodalizio di via Pavoncelli 77 ha avuto luogo la presentazione di «Un inquieto domenicano-Temi e figure della Seconda Scolastica nella filosofia di Tommaso Campanella» (Edizioni di Pagina), libro di Tommaso Sgarro, dottore di ricerca in filosofia e storia della filosofia all’Università “Aldo Moro” di Bari. Protagonista della sua opera è la figura di Tommaso Campanella, frate domenicano vissuto fa ‘500 e ‘600, filosofo, teologo ed anche poeta, un’anima irrequieta, utopica e riformista del suo tempo. Il lavoro di Sgarro si pone l’obiettivo di focalizzare Campanella da un punto di vista diverso rispetto a quello in cui è stato inquadrato. È lo stesso autore, a lanotiziaweb.it, ad illustrare da dove la sua opera prende le mosse: «Campanella è al centro del dibattito che abbiamo cercato di aprire presso l’Università degli Studi di Bari, all’interno del mondo degli studi del Tardo Rinascimento. È un personaggio che ha segnato in modo particolare la storia della filosofia per la sua irrequietudine intellettuale, malvista nell’ambito domenicano e pur tuttavia, a differenza di Giordano Bruno, riuscì a scamparsela rispetto al rogo. Questo però non servì ad evitargli 33 anni di dura prigionia. Fu fra i massimi esponenti del mondo cattolico a difendere Galileo, in nome di quella ‘libertas philosophandi’ che poi sarebbe stata la chiave di lettura della modernità. Nell’Ordine Domenicano, invece, Campanella è stato marginalizzato come l’eretico. Tuttavia, non lasciò mai l’abito talare, continuò a riformare la teologia e la metafisica domenicane. È un personaggio anomalo – evidenzia – e totalmente indipendente, per questo affascina e merita di essere ricordato. È poi un calabrese, un meridionale, e questo gioca ancor di più nel considerare che c’è stata una filosofia meridionale, anche piuttosto importante, fra ‘500 e ‘600».

    L’autore entra più nello specifico sullo scopo che il suo libro si è prefisso: «Cerchiamo di far vedere un altro Campanella. Le ricostruzioni storiografiche lo hanno appiattito molto sul naturalismo di Bernardino Telesio (grande filosofo della natura rinascimentale, vissuto nel ‘500, ndr). Campanella fu autore che spese la maggior parte dei suoi scritti nella riforma della metafisica tradizionale. Il tentativo di dare una lettura di Campanella oltre Telesio è quello che cerchiamo di fare attraverso il libro rimettendo in campo il dialogo, mai troppo sopito, tra mondo laico e mondo cattolico. Campanella fu una spugna: assorbì qualsiasi tipo di interesse che l’epoca gli metteva davanti e, per questo, quello che ne risulta è una filosofia eclettica, difficile da inquadrare in uno dei filoni classici del Rinascimento italiano ed europeo». La serata entra nel vivo grazie al coinvolgente dialogo posto in essere fra l’autore ed il professor Paolo Ponzio, ordinario di Storia della Filosofia Moderna dell’Università “Aldo Moro” di Bari, nonché ex docente dello stesso Tommaso Sgarro. Si parte dai cenni biografici su Campanella, i quali lasciano intravedere non poco di quella che sarà la sua esistenza ed il suo operato: «È così appassionato al sapere che impara il latino seguendo le lezioni dalla finestra, non potendo la sua famiglia permettersi l’istruzione privata a pagamento – è quanto sottolinea il prof. Ponzio -. Entra in Convento, incontra la filosofia di Bernardino Telesio. Se ne innamora tanto da scrivere un’ode a Telesio. Va a trovarlo a Cosenza per consegnargliela ma giunge lì proprio nel giorno in cui Telesio muore. Poggia, quindi, la sua ode sul feretro. È il primo aneddoto di una vita che Campanella vivrà tra i conventi e le carceri». Tommaso Campanella è, fra le diverse cose, l’autore de “La città del sole”, un dialogo utopico che è soprattutto il sogno di uno Stato migliore. È un cospiratore riformista, talmente ed incredibilmente avanti rispetto al suo tempo da sostenere l’idea di un governo che tuteli tutte le libertà, anche quella di chi è al di fuori del credo cristiano, ad esempio le martoriate popolazioni Indios nelle Americhe.

    Un altro dei punti salienti della discussione riguarda i motivi per cui, a differenza di Giordano Bruno, Campanella evitò la condanna al rogo, pur non essendo ‘meno eretico’: «È stato uno dei motivi che più mi ha affascinato studiare – afferma Sgarro -. Per non finire sul rogo, Campanella si finge pazzo. Passa però 48 ore subendo una delle peggiori torture dell’Inquisizione dell’epoca, quella della veglia. 48 ore di torture continue senza possibilità di dormire! Campanella è stato nelle carceri di Roma, Napoli, Venezia, luoghi dove forse la morte era la miglior via di fuga. E lui ci resta per ben 33 anni, facendo di tutto per continuare a scrivere! E abbiamo un’infinità di sue scritture». Nelle battute conclusive di un’interessante serata, è il prof. Ponzio a mettere l’accento su un Cristo ragione universale che Tommaso Campanella pone come approdo che può appartenere a tutti, cristiani e non, cioè una figura che potesse racchiudere tutta l’umanità verso l’idea di uno ‘Stato mondiale’ che garantisca la libertà. Il libro di Tommaso Sgarro, come ogni libro di storia della filosofia, è anche politico. Si sforza di ragionare sul presente leggendo il passato, dato che, come chiosa il docente, «senza filosofia non potrebbe esserci una buona politica».

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