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    Caporalato, legalità e sviluppo: Cgil, Cisl e Uil Foggia scrivono al premier Conte

    I sindacati confederali chiedono “un incontro urgente per chiarire posizioni e programmi governativi sulle emergenze indicate”

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    “Gentilissimo Presidente, nel pieno rispetto del dettato Costituzionale e della necessità evidenziata dal Capo dello Stato, di rendere più efficace e serrato il dialogo sociale, Le chiediamo chiarimenti circa il mancato riconoscimento del ruolo attivo dei sindacati confederali, nella stesura del Contratto di Sviluppo in Capitanata, e sui ritardi nell’istituzione del Tavolo Interministeriale sull’emergenza caporalato ed illegalità”. E’ quanto riportano le Segreterie Generale di Foggia di CGIL, CISL e UIL in una lettera aperta inviata al Premier Giuseppe Conte.

    “Non abbiamo mai compreso la mancata convocazione in Prefettura in occasione sia degli incontri propedeutici, sia per la presentazione ufficiale del Contratto di Sviluppo lo scorso 27 dicembre – evidenziano i Segretari Generali Maurizio Carmeno, Carla Costantino e Gianni Ricci -. Vogliamo ricordare al Presidente del Consiglio Conte che il ruolo dei sindacati confederali è sancito nella Carta Costituzionale e che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, recentemente ha rimarcato l’esigenza di aprire i processi e le linee di sviluppo definite dall’azione di Governo al dialogo ed alla concertazione con le forze sociali. Conosciamo il suo attaccamento e la sua attenzione verso una comunità, quella di Capitanata, caratterizzata da grandi potenzialità ma funestata da piaghe strutturali: criminalità, caporalato, disoccupazione, deficit infrastrutturale. Il nostro spirito è profondamente costruttivo: riportare i lavoratori e il mondo del lavoro al centro dei processi e delle azioni di rilancio del Paese. Perciò, ci è difficile capire, gentilissimo Presidente, in che modo Lei, nostro illustre concittadino, voglia dare seguito al suo proclama di ‘avvocato della terra di Capitanata’, se poi evita il confronto costruttivo ed operativo con i rappresentanti dei lavoratori, figura cardine per ogni impegno di sviluppo della provincia di Foggia”.

    “Il non essere stati convocati per la sottoscrizione del CIS per la Capitanata è un fatto sconcertante, che non solo ha meravigliato noi ma anche le associazioni datoriali presenti e rappresenta una ferita già stigmatizzata in una missiva inviata al Prefetto di Foggia -evidenziano i Segretari Generali della CGIL, CISL e UIL di Foggia – In più, chiediamo che sia istituito immediatamente il Tavolo interministeriale per fronteggiare l’emergenza caporalato e l’illegalità diffusa nella Daunia: un problema atavico con il quale è diventato durissimo confrontarsi ogni giorno. Dopo i gravissimi incidenti della scorsa estate, abbiamo registrato solo un inasprimento dei controlli delle forze dell’ordine sulle strade e nelle aziende. Cose positive, certo ma, dal Governo non sono pervenuti alcun concreto riscontro, né azioni di supporto. Dove sono il piano trasporti per fronteggiare i caporali e il piano alloggi per i braccianti – non solo stranieri – promessi a Foggia dal vicepremier Di Maio? Come mai la cabina di regia della Rete sul Lavoro Agricolo di Qualità, che vede Foggia apripista nazionale, risulta di fatto svuotata, data anche l’esigua adesione della controparte datoriale? Queste domande vorremmo porle direttamente al Presidente del Consiglio Conte. Ecco perché chiediamo un incontro urgente per chiarire posizioni e programmi governativi sulle emergenze indicate”.

    “Noi non ci rassegniamo di certo ad uno stato dei fatti che vede la nostra provincia agli ultimi posti in Italia nelle principali classifiche sulla qualità della vita e crediamo che solo una decisa sferzata, che riconsegni il ruolo centrale e primario dell’incentivazione al lavoro con programmi, progetti seri ed investimenti, possa rappresentare una chiara e precisa svolta. La posta in palio è davvero alta. Siamo tutti chiamati a un salto di qualità rispetto al quale nessuno può permettersi chiusure preconcette e conventio ad excludendum di natura ideologica”, concludono Carmeno, Costantino e Ricci.

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