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    Cerignola, presentato “Con tutto l’amore che ho” di Fra’ Andrea Tirelli

    Il ricavato delle vendite del libro finanzierà un fondo di nanocredito per il progetto "Ti presto fiducia"

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    Ha avuto luogo nella serata di sabato 23 febbraio a Cerignola, presso Palazzo Fornari, la presentazione di «Con tutto l’amore che ho» (edito da Esseditrice), il libro di Fra’ Andrea Tirelli, parroco francescano operante a San Severo. Al centro dell’opera vi è uno spaccato di ordinaria vita di periferia dove protagonisti sono un’insegnante, Patrizia, e un detenuto, Pasquale, che, con vissuti diametralmente opposti, finiranno per conoscersi e scoprire la reciproca bellezza che era dentro loro. Non è il primo lavoro di Fra’ Andrea Tirelli. Segue infatti un primo romanzo, «Il viaggio di ritorno» (Edizioni del Poggio), che con le sue oltre 1600 copie vendute ha fatto sì che si raggiungesse l’obiettivo di costituire un fondo di nano-credito volto a sostenere le famiglie in difficoltà economica. Poco prima dell’evento, organizzato da OltreBabele Cerignola in collaborazione con l’Associazione “Le Fosse Granarie”, l’autore si è concesso a lanotiziaweb.it, partendo dal perché abbia scelto l’ambiente del carcere per questo suo secondo libro: «Mi serviva parlare di questa realtà estrema per dire dell’importanza e del valore della cultura. I due personaggi, anche se opposti, si incontreranno intorno a questo tema grazie all’uso retto della conoscenza. Uno dei protagonisti è un’insegnante che svolge questa funzione nel carcere. Il suo modo di insegnare, la sua capacità di attrarre il bello condurranno il detenuto Pasquale verso una riflessione. Guardare i suoi compagni, questi uomini definiti come rozzi dalla società, prendere la penna e tentare di comporre uno scritto, è per lui qualcosa di sorprendente, che lo porta ad interrogarsi e ad iniziare il suo percorso di rinascita».

    In queste pagine è presente anche un po’ del vissuto personale dello stesso Fra’ Andrea: «La cosa che più mi è piaciuto raccontare e che ha a che fare con il mio passato sono i luoghi e le ambientazioni. Parlo di Foggia, la mia città, una Foggia che purtroppo non ha ancora vissuto il suo riscatto e soffre quei problemi legati al tempo che nel libro si racconta. La storia è ambientata nella Foggia fra gli anni ’80 e ’90, quella terribile delle bombe e del racket criminale e che è un po’ anche quella di oggi. Mi è piaciuto scendere in quegli ambienti, in quelle strade che conosco bene per aver vissuto e raccontare quelle storie, anche se con altri nomi». Come testimoniato anche in sede di dibattito, moderato da Rita Oratore, presidente di OltreBabele, la passione del parroco francescano per la scrittura non è qualcosa di separato dalla missione evangelica, tutt’altro. Racconta inoltre della sua, seppur breve, esperienza nel carcere di San Severo e di come le persone incontrate in quel luogo gli abbiano testimoniato fame di incontro e visibilità.

    Uno dei messaggi racchiusi nell’opera va proprio in questa direzione, come lo stesso Tirelli testimonia: «La provocazione è quella di provare a sfruttare la cultura, la bellezza, l’arte come strumenti di umanizzazione. Oggi siamo un po’ distanti da questi temi: abbiamo dinanzi a noi un continuo scorrimento delle immagini che forse ci emozionano, ma di cui non conosciamo nemmeno la portata. Vorrei, attraverso questo racconto, che lo sguardo si fermasse a contemplare, che riuscisse ad arrivare a cogliere nel profondo la bellezza, risvegliare nell’uomo i suoi sentimenti più nobili». Pasquale, il detenuto protagonista del libro, cercherà di promuoversi attraverso la scrittura: «È un modo per dire che, alla fine, le risorse sono tutte dentro di noi. Bisogna andare a risvegliarle», afferma Fra’ Tirelli.

    Il quale è anche promotore del fondo di nano-credito «Ti presto fiducia», un importante progetto finanziato dal ricavato delle vendite dei suoi primi due libri, volto a dare un sostegno a chi è in difficoltà, non solo dal punto di vista economico: «‘Ti presto fiducia’ nasce per attenzionare i problemi della gente, è un’idea che ha una radice profonda – spiega -. È la possibilità, seguendo quanto ci dice il Vangelo, di fare del bene al prossimo in maniera gratuita. Questo si lega fortemente al discorso della fiducia. Il progetto si chiama appunto così perché facciamo un prestito di fiducia, prima che monetario. È un modo per aiutare la gente a risentirsi considerata e stimata. E, nel mio percorso di vita religioso, ho rilevato che quello che sta mancando agli uomini è sentirsi apprezzati, stiamo maltrattando questo valore. C’è poca capacità di investire sugli altri e, paradossalmente, su sé stessi. Questo prestito nasce per dare la possibilità a chi lo richiede di rimettersi in cammino. Serve a superare le fatiche economiche delle persone, ma senza gravare più di quanto un prestito dovrebbe. È senza interessi e prevede la restituzione della rata in tempi concordati e nella misura concordata. L’esperienza che abbiamo – conclude Fra’ Andrea – è che la gente si sente accolta nella propria richiesta e torna a restituire fiducia, nel nostro caso gratis». Per saperne di più circa questa importante iniziativa, è possibile consultare il sito tiprestofiducia.it nonché la pagina Facebook «Ti presto fiducia».

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