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    Michele Cianci 25 anni dopo l’assassinio: ricordi e testimonianze. Una ferita ancora aperta per Cerignola | FOTO

    «Sono stato il primo ad intervenire subito dopo l’omicidio. Abitavo al piano superiore dell’armeria. Ero davanti alla chiesa del Carmine. [...] Michele giaceva a terra, sul marciapiede di fronte all’armeria. Lo chiamai, ma non rispose. Era già morto. Con un’auto lo trasportammo in ospedale. Non ci fu nulla da fare. Conservo ancora il mio cappotto sporco di sangue»

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    Il 2 dicembre non è un giorno come tutti gli altri a Cerignola, almeno per chi nella propria mente e nella propria coscienza ha ancora spazio per custodire la “memoria storica”. Difatti, in quel giorno del 1991 veniva brutalmente assassinato Michele Cianci, commerciante 43enne che ebbe l’unica “colpa” di essere intervenuto, in pieno giorno, in difesa di un pensionato di 75 anni aggredito e malmenato da due ragazzi che, in Piazza del Carmine, volevano derubargli la pensione riscossa pochi minuti prima presso l’Ufficio Postale. Nell’indifferenza totale dei passanti, Michele Cianci, che era sulla soglia del suo negozio di armi ed articoli sportivi, non esitò ad intervenire con prontezza: impugnò la sua pistola e sparò in aria colpi a scopo intimidatorio, urlando agli aggressori di lasciare immediatamente il pensionato, azione che salvò la vita all’anziano concittadino. Ma non finì qui. Quella stessa mattina, Cianci andò a denunciare il misfatto presso il locale Commissariato di Polizia, descrivendo anche la fisionomia dei due malviventi.

    Nel pomeriggio della stessa giornata, come tutti i giorni, Michele Cianci aprì regolarmente la sua attività. Non sapeva che lo avrebbe fatto per l’ultima volta. Poco dopo le 20.30 di quel maledetto lunedì, quando Cianci stava per chiudere il negozio e rientrare a casa, gli furono vigliaccamente sparati dei colpi, due dei quali finirono al fianco ed al femore e che lo portarono a cadere violentemente provocandogli una profonda ferita alla nuca, che l’autopsia indicherà essere quella mortale. Cianci fu vittima di una spedizione punitiva ordita da un commando di quattro malviventi: il commerciante cerignolano “aveva osato” far fallire uno scippo. Le indagini, successivamente, stabilirono che si trattò di un tentativo, da parte degli stessi, di portare via le armi dal suo esercizio commerciale, potenzialmente utili ai clan della città. La Presidenza della Repubblica, in data 26 giugno 1992, gli conferì la medaglia d’oro al valor civile, per aver dato col suo gesto uno «splendido esempio di umana solidarietà ed elette virtù civiche».

    Sono trascorsi ormai 25 anni. Parlare di Michele Cianci coniugando i verbi al passato fa però ancora molto male, soprattutto considerando le violente, quanto assurde, circostanze che hanno portato a questo. Il dovere di una comunità è, come minimo, quello di tenere sempre vivo il ricordo degli esempi del passato con l’obiettivo di farne da insegnamento per il presente e per il futuro. E se questi esempi hanno dato il loro insegnamento rimettendoci la loro stessa esistenza, a maggior ragione devono attecchire nelle nostre coscienze, anche quelle di chi all’epoca non era ancora nato o era troppo piccolo per ricordare. A tal fine abbiamo deciso di raccogliere alcune testimonianze di chi ha conosciuto Michele Cianci, di chi ne ha condiviso la quotidianità, di chi avvertì il dolore in prima persona per la sua violenta scomparsa. Ringraziamo per averci dato il suo contributo in merito a ciò Natalino Delvecchio, amico di Michele ed oggi commerciante in quella che era la sua attività, nello stesso settore. Natalino ci descrive Michele come «persona riservata con cui però, quando era a genio, si poteva tranquillamente scherzare», ricordando anche come dal punto di vista lavorativo «era un professionista del suo settore davvero molto esperto e apprezzato, dato che da lui si recavano anche clienti provenienti da fuori regione». Natalino non può non ricordare quando venne a sapere della tragica notizia: «Noi amici eravamo tutti riuniti in una sede di un’assicurazione che, all’epoca, era lì vicino. Non ci potevamo credere, piangevamo tutti come dei bambini». Venendo alla tematica del suo ricordo, tiene a sottolineare come egli, da amico e da cittadino che vuole tenerlo sempre vivo, nel 2011 contattò Telenorba affinché documentasse le iniziative della commemorazione del ventennale. «Vedere oggi ragazzini che alla domanda ‘Sai chi è il Michele Cianci a cui è dedicato il campo sportivo al quartiere Fornaci?’ non hanno idea di come rispondere, mi lascia sconcertato» ha poi concluso Delvecchio.

    Nel nostro itinerario del ricordo e della testimonianza c’è anche il prezioso contributo dell’ex consigliere comunale dell’UDC Franco Conte, che quella sera di 25 anni fa ebbe modo di assistere in prima persona al misfatto, vivendone i passaggi più drammatici: «Sono stato il primo ad intervenire subito dopo l’omicidio. Abitavo al piano superiore dell’armeria. Ero davanti alla chiesa del Carmine, ricordo era una serata tranquilla, clima mite. Avvertii gli spari, notai un trambusto. Mi portai sul posto, ero solo, in quanto i presenti all’aggressione si erano portati all’allora bar Definis per chiedere aiuto. Michele giaceva a terra, sul marciapiede di fronte all’armeria. Lo chiamai, ma non rispose. Era già morto. Con un’auto lo trasportammo in ospedale. Non ci fu nulla da fare. Conservo ancora il mio cappotto sporco di sangue». Franco Conte ricorda anche le esequie del nostro concittadino: «Il corteo funebre attraversò via Santa Maria del Carmine (sede del negozio di armeria e articoli sportivi di Michele Cianci, ndr), soffermandosi davanti al punto in cui avvenne il tragico agguato. In Cattedrale, mons. Giovan Battista Pichierri (allora vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, ndr) tuonò: “La santa vendetta, quella che distrugge la cattiveria. La vendetta contro il male e non contro il delinquente. Dobbiamo mobilitarci tutti perché anche nella nostra città vinca la giustizia, l’amore, la solidarietà. Diamo a questa città luoghi d’aggregazione, dove fare cultura, sport. Sto pronunciando utopie? Tali saranno se tutti insieme, non affronteremo il problema della prevenzione”. Cinquemila cittadini sfilarono in silenzio». Non manca anche il suo ricordo sul Michele Cianci uomo: «Era una persona buona, pervasa di bontà e altruismo, verità e giustizia. In lui cresceva l’indignazione contro la violenza. Voleva far trionfare giustizia e solidarietà».

    Nel venticinquesimo anniversario della sua scomparsa, il presidio di Libera-Cerignola organizzerà venerdì 2 dicembre, a partire dalle 9.00, un momento di riflessione collettiva proprio dinanzi a quello che fu l’esercizio di Michele Cianci, in via Santa Maria del Carmine. Di lì poi partirà un corteo che attraverserà il Corso cittadino per giungere in Piazza della Repubblica dove, a partire dalle 10.30, presso l’Aula Consiliare di Palazzo di Città, si terrà un incontro di approfondimento cui prenderanno parte Angela Cianci, sorella di Michele, e Daniela Marcone, vicepresidente di Libera. Come detto, la ferita inferta a Cerignola quella sera del 2 dicembre 1991 è ancora aperta, non potrebbe essere altrimenti. Spesso si suole dire che nessuno muore davvero finché ne è vivo il ricordo nei cuori di chi resta. Ed uno dei percorsi ineludibili da intraprendere per tenere vivo quel ricordo è non cessare mai di raccontare alle giovani generazioni e far passare il messaggio che nella nostra comunità la sottocultura della prepotenza non deve avere il benché minimo spazio. Il dazio estremo che Michele Cianci ha versato non deve risultare vano.

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    5 COMMENTS

    1. Dopo 25anni adesso si vive tranquillamente, tutta la gente di Cerignola è entusiasta che stiamo in una Città civile, educata tra i giovani, non esiste niente di illecito, siamo la prima Città in tutta Italia al primo posto come sicurezza di ordine pubblico, dobbiamo dire grazie al Sindaco Metta,, è la sua amministrazione comunale, che dire, è il paradiso D ‘Italia tutti i delinquenti e criminali si sono trasferiti al nord, ho stanno scontando ergastoli……..Ahahahah……ho ironizzato un po’…….mi manca tanto il costo zero.

    2. Michele, persona seria, onesta e laboriosa, era altruista e aveva un alto senso del dovere civico, intervenne spontaneamente per evitare lo scippo che questi malviventi stavano facendo al sarto pensionato Orlando che abitava alla fine della strada. La sera, al momento della chiusura della sua attività, vennero questi quattro delinquenti per dargli una lezione, non volevano ucciderlo ma volevano solo gambizzarlo, ferendolo, Michele fu sfortunato, perché cadendo batté la testa al taglio del marciapiede rimanendo ucciso. Cerignola è un paese che fa scalpore per le notizie di droga, furti, estorsioni etc, ma si dimentica subito di questi eroi dei nostri giorni.

    3. C’entra poco con l’argomento dell’articolo o forse no, forse qualche nesso ce l’ha.
      Quando vi deciderete a parlare del vergognoso intervento in P.zza Duomo che assieme a quelli in Villa Comunale e in Via dei Mille stanno rendendo ridicola la nostra città?

    4. Ma poi si è mica saputo chi sparò a Michele Cianci?
      Ad ogni modo, riallacciandomi al commento che mi ha preceduto, sarebbe bello celebrare ogni anno in modo più che doveroso un eroe dei giorni nostri come Michele Cianci.
      Ma ahimé in effetti dal Palazzo di Città sembrano presi a fare ben altro in onore del bello e dell’ostentazione personale.
      Diciamo che la logica è abbastanza intuibile:
      – Assaltano il pulman Marozzi e il Comune, pronto, risponde con una pista di pattinaggio avanti al Duomo…
      – Assaltano un treno merci fermandolo durante la corsa, e prontamente il Comune risponde con la notte bianca…
      Mi sembrano risposte perfettamente calibrate al crimine che avanza.
      Alla prossima rapina in pieno centro a colpi di fucile, se ci scappa il morto, proporrei una bella degustazione di prodotti tipici con fuochi d’artificio.

    5. Io mi ricordo di quel tragico evento, non posso dimenticare, mai. Onore a Michele Cianci ed al suo coraggio.

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