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    Mattinata, tanti favori e inerzie dietro lo scioglimento del consiglio comunale

    COS’HA INDOTTO MATTARELLA A MANDARE A CASA GLI AMMINISTRATORI COMUNALI. Il rapporto di Commissione d’indagine e del Prefetto

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    «Situazione di grave inquinamento e deterioramento dell’amministrazione comunale». Lo scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel decreto di scioglimento del consiglio comunale di Mattinata emesso dopo la deliberazione del Consiglio dei ministri del 16 marzo. «I condizionamenti esterni della criminalità organizzata hanno arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettività e determinato la perdita di credibilità dell’istituzione locale. Si rende necessario far luogo allo scioglimento e disporre il conseguente commissariamento per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l’interesse pubblico e per assicurare il risanamento» del Comune di Mattinata. Nelle relazioni del ministro dell’interno Marco Minniti e del prefetto di Foggia Massimo Mariani, redatte sulla base degli accertamenti compiuti per sei mesi dalla commissione d’indagine antimafia, si sottolinea che sono stati presi in esame «la cornice criminale ed il quadro ambientale, nonché il complessivo andamento gestionale del Comune con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le consorterie criminali»; evidenziando come «l’uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti o imprese collegati direttamente o indirettamente ad ambienti malavitosi».

    Viene sottolineata «la continuità nella conduzione dell’ente locale negli ultimi anni: ben 4 membri dell’attuale consiglio comunale, nonché sindaco e vicesindaco, hanno fatto parte dell’amministrazione eletta nel 2010. Inoltre, diversi esponenti della compagine di governo e dell’apparato burocratico del Comune – alcuni dei quali con pregiudizi penale – annoverano frequentazioni o relazioni di parentela e di affinità con persone controindicate o con elementi delle famiglie malavitose localmente egemoni». Presi in esame anche «gli atti intimidatori nei confronti del responsabile del settore polizia municipale che ha più volte denunciato di avere subìto, anche se ha omesso di sporgere denuncia contro un tentativo di incendio dell’auto di agosto 2016». Con riferimento al settore degli affidamenti di lavori e servizi pubblici «tradizionalmente esposto al rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata», assumono valore emblematico l’affidamento delle opere di realizzazione di un impianto sportivo aggiudicate a gennaio 2014 ad una società «il cui socio e amministratore unico ed il cui responsabile tecnico sono stretti parenti di un noto capoclan; le opere ad oggi non sono state consegnate, risultando pertanto prive di certificazione di agibilità. Nondimeno è emerso che l’impresa affidataria, previa corresponsione di un corrispettivo, concede sistematicamente in uso l’impianto sportivo ai privati che ne facciano richiesta. E altresì emerso che il Comune non ha esperito alcun accertamento antimafia con riferimento alle società concessionaria. La durata della concessione per la gestione dell’impianto sportivo, che nel bando di gara era stata fissata in 30 anni, è stata elevata a 40 anni in sede di aggiudicazione definitiva in contrasto con le disposizioni del decreto legislative del 2006».

    Ulteriori «anomalie sintomatiche di uno sviamento dell’agire amministrativo a vantaggio di ambienti controindicati» sono state riscontrate nella gara per l’affidamento – limitatamente al periodo maggio-ottobre 2016 – del servizio di gestione delle area di sosta e parcheggio a pagamento avviata a marzo 2016. Con determina del maggio successivo il servizio è stato aggiudicato a un’impresa «il cui amministratore unico oltre ad avere pregiudizi di natura penale, annovera frequentazioni con pregiudicati locali. Inoltre taluni dipendenti della ditta affidataria, unica partecipante alla gara, sono risultati vicini a personaggi di notevole spessore criminale ed hanno tratto vantaggio dall’organizzazione del lavoro adottata dalla ditta. Inoltre l’impresa aggiudicataria non ha mai versato il corrispettivo pattuito per la concessione del servizio, nondimeno solo successivamente all’insediamento dell’organo ispettivo – precisamente a maggio 2017 – il Comune ha dato impulso alla procedura finalizzata alla escussione della garanzia fideiussoria». Sempre con riferimento al settore degli affidamenti di lavori e servizi comunali, c’è anche un procedimento ad evidenza pubblica avviato con delibera di giunta di maggio 2016 per la concessione del servizio di gestione di un’area destinata a parcheggio pubblico, in una zona turistica. «Anche in questo caso alla procedura ha preso parte una sola ditta, già concessionaria del servizio nei due anni precedenti, il cui titolare è ritenuto contiguo ad un potente gruppo criminale». Al riguardo, la commissione di indagine «ha rilevato gravi anomalie ed irregolarità». La ditta affidataria ha ottenuto la concessione a seguito di un rialzo irrisorio e «da ottobre 2015 risulta cancellata dall’elenco della imprese iscritte alla Camera di commercio, si è quindi aggiudicata il servizio in violazione della clausola del bando. Negli atti di gara è stata indicata una tariffa giornaliera elevata rispetto a quella originariamente prevista nella delibera di giunta, con conseguente vantaggio economico per l’impresa che non ha mai presentato la polizza assicurativa contro i danni a persona o cose richiesta dal bando, né altra documentazione prescritta a pena di revoca della concessione». Nella relazione il prefetto ha evidenziato che «pur in mancanza di una nuova procedura ad evidenza pubblica, il titolare della ditta ha continuato a gestire il parcheggio anche nel 2017. Significativo che solo a luglio dello scorso anno – ad accesso già in corso – l’amministrazione comunale ha proceduto ad un sopralluogo, a seguito del quale il titolare della ditta concessionaria è stato sanzionato».

    Segnalato nella relazione ministeriale anche un chiosco-bar della villa comunale: la commissione di indagine ha verificato che «con determina dirigenziale di giugno 2017 la società è stata autorizzata ad occupare una porzione aggiuntiva di suolo pubblico per l’installazione di servizi igienici, del tipo precario ed amovibile, a supporto del chiosco. Nondimeno, nonostante tale incremento della superficie oggetto di occupazione, il canone concessorio è rimasto invariato». Irregolarità ritenute «altrettanto gravi e significative sono state rilevate per un’altra società pure concessionaria di un chiosco-bar in un tratto di arenile di proprietà comunale, di fatto gestita da un pluripregiudicato che figura tra i dipendenti della società formalmente amministrata da un suo stretto parente»: nella stagione estiva 2017 «la società che è solita noleggiare attrezzature da spiaggia agliì avventori del chiosco in assenza della prescritta autorizzazione, ha organizzato eventi in difformità dal titolo concessorio rilasciato dal Comune». Nell’ottobre scorso poi le forze dell’ordine hanno verificato «l’esistenza di un piazzale adibito a parcheggio in difetto dei necessari titoli abilitativi su un terreno all’intero dell’area protetta del Gargano, in cui si trovavano in sosta, tra gli altri, tre compattatori in uso alla ditta affidataria del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti di Mattinata». Al riguardo, il ministro dell’interno sottolinea che il Comune di Mattinata «pur avendo ricevuto una segnalazione certificata di inizio attività ed una comunicazione di inizio lavori in ordine ai manufatti in argomento, è rimasta sostanzialmente inerte, omettendo di svolgere i dovuti controlli e di adottare i conseguenti provvedimenti sanzionatori». E altresì emerso che «nel 2015 e 2016 alla menzionata impresa che gestiva il parcheggio abusivo sono stati assegnati in via diretta diversi lavori comunali in settori, quali la cure del verde pubblico, non compresi nella ragione sociale della stessa». Tra le ditte destinatarie di affidamenti diretti nel settore del verde pubblico nel periodo 2014-2016 figurano altre società che annoverano tra i propri dipendenti e amministratori taluni soggetti vicini ad ambienti malavitosi per rapporti di parentela, affinità o frequentazione».

    Per la prefettura di Foggia ed il ministero dell’interno il Comune – pur avendo sottoscritto a marzo 2017 un protocollo di intesa in materia – «ha omesso di svolgere accertamenti antimafia con riferimento alle imprese esercenti attività particolarmente esposte al rischio di infiltrazioni della criminalità». Sempre secondo le relazioni poste a base dello scioglimento del consiglio comunale, a maggio 2014 la giunta comunale, «in violazione della normativa di settore ed attingendo ad una pregressa graduatoria a tempo determinate approvata con determina dirigenziale di luglio 2013, ha disposto l’assunzione in qualità di agenti di polizia municipale, limitatamente alla successiva stagione estiva, di soggetti ritenuti parenti di un parente di pluripregiudicato contiguo alla criminalità garganica e del coniuge di un soggetto di cui sono state documentate frequentazioni con elementi delle consorterie». Altra vicenda emblematica, per i tutori dell’ordine, è quella relative a due circoli privati, «notoriamente frequentati da soggetti controindicati; a settembre 2017 un dipendente comunale è stato controllato all’interno di uno dei circoli, e al momento del rilascio delle predette autorizzazioni l’amministrazione comunale ha omesso di effettuare la comunicazione prevista dal decreto del presidente della Repubblica del luglio 1977».

    Nel tirare le conclusioni dell’attività ispettiva svoltasi per mesi nel Comune garganico, hanno sostanzialmente scritto prefetto di Foggia e ministro dell’Interno, «una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Mattinata volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità». Con la necessità, tenuto conto della «presenza e dell’estensione dell’influenza criminale” che la gestione commissariale (affidata alla terna composta dai vice prefetti Canale e Lonigro e dal dirigente ministeriale Scozzese) duri 18 mesi, prorogabili per un ulteriore periodo».

    La Gazzetta del Mezzogiorno

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