Il “no” al concordato in continuità per SIA s.r.l. rischia di avere delle importantissime ripercussioni sul futuro dell’azienda e dei suoi dipendenti. Diverse e numerose le criticità di un “piano” che non regge sia sui numeri che in termini di prospettiva futura. E’ stato infatti ritenuto economicamente insostenibile quanto contenuto nel piano concordatario. La vendita degli impianti prenderebbe in considerazione cifre non reali. Tre anni per la vendita e a fronte dei quasi 8 milioni valutati nel piano, il tribunale ha ritenuto che non si potesse ricavare dalla loro vendita più di 5,5 milioni circa. Demolito dunque il concordato che di fatto non prevede una ulteriore strada alternativa o “piano B”.
Proprio nel documento si certifica una «manifesta inettitudine del piano a raggiungere gli obiettivi prefissati. In un piano di continuità aziendale l’analisi di fattibilità del piano deve, invero, concernere la previsione di scenari diversi alternativi, connessi al possibile variare di alcuni parametri quali, nel caso di specie, i tempi ed il prezzo di realizzo dei beni e i loro effetti sulla fattibilità del piano». Niente di tutto questo nella proposta di SIA. Dai palazzi di città nessuno apre bocca: la situazione è grave e presto proprio i Sindaci saranno chiamati a dare risposte. Con il no al concordato ed il commissariamento del consorzio la situazione si complica. Allo stato attuale la mancanza di un concordato rende SIA aggredibile da qualsiasi creditore. Probabilmente l’idea è quella di puntare ad un nuovo soggetto, nato dalle ceneri di SIA che riassorba tutti i dipendenti. Un’ipotesi per ora, che di certo non sarebbe indolore per le maestranze.