«Vi avevo promesso che avrei cambiato Cerignola e l’ho fatto». Così Franco Metta, con tanto di fascia tricolore, avvia il comizio in piazza di questa mattina. Ha scelto il palco l’ex-missino, dopo due anni di assenza, per dire la sua rispetto al provvedimento di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose adottato dal consiglio dei Ministri lo scorso giovedì 10 ottobre. Dopo essersi trincerato dietro dirette social e post al limite dell’insulto, l’avvocato parla alla città. «Abbiamo fatto tanto e penso che sono a rischio i 5 milioni della rigenerazione urbana. Abbiamo fatto tanto anche nei settori dove non si vede, la cultura, i giovani, il welfare. Abbiamo trovato una città al buio e riportato la luce» sottolinea. Non manca un passaggio poi su Sia, «lo sforzo sovrumano per tenere in piedi SIA», oggi però nei guai.
«La Madonna mi deve fulminare se ho fatto qualcosa non a vantaggio della città ma a vantaggio mio. Però ho dato fastidio – rimarca Metta -. Ho dato fastidio a quel signore in divisa che venne a chiedermi quale dirigente dovessi nominare. Mi sono fatto tanti nemici, ma sempre con orgoglio. Ogni atto della mia amministrazione è stato acquisito almeno due volte». «In quattro anni 100 milioni di euro di investimenti pubblici. Ottanta gare, ottanta ricorsi. Ma io sono mafioso – dice – e come fanno spesso i mafiosi ho chiamato le forze dell’ordine, li ho consegnati. E chi mi ha portato i soldi è andato in galera. Non sono riusciti in nessun modo ad arrestarmi. E allora hanno inviato la commissione, da cui non ti puoi difendere. In più è stata diffusa una relazione segreta prima che si riunisse il Consiglio dei Ministri. Con due comuni da sciogliere Cerignola ha la priorità. Mentre a Manfredonia, dove il presidente del consiglio è socio della famiglia Romito, per i ministri c’è bisogno di un approfondimento. Io di chi sono socio?» si chiede.
«Vivremo tempi brutti e duri. Perché di Cerignola non frega niente a nessuno. Gliene frega solo di non farmi fare il Sindaco. Questa fascia – rivolgendosi al pubblico – me la tolgo davanti a voi e nessun altro. Ci sarà un giudice a Roma che ci darà ragione, che riconoscerà che è persecuzione politica. Questa fascia è mia e io me la porto e gliela do al mio primo nipote, Andrea. O io trovo un giudice che mi dia ragione oppure prima o poi che ci faranno votare e vediamo se c’è qualcuno che prende più voti di me. Allora sarà lui a restituirmi questa fascia perché io voglio fare ancora il sindaco e sfido i miei avversari a prendere un voto più di me. Sono triste, arrabbiato, mortificato e sono tre giorni che piango. Ma ho imparato a trovare anche nelle cose peggiori i lati positivi, perché non pensavo fossero tanti quelli che mi vogliono bene. Prometto che ci rivedremo qui. Alla Madonna ho chiesto: fai stare bene Salvatore Amato e dammi la forza e la salute per mantenere quest’altra promessa che ho fatto al mio popolo. S’ó fè, s’ó fatt e si farà».