Un’azione coordinata dell’Amministrazione comunale e delle associazioni degli agricoltori per chiedere alla Regione Puglia e al Governo di non modificare, per almeno tre anni, il regime fiscale dei contributi Inps per i lavoratori del settore.E’ questa la strategia concordata ieri dal presidente della Consulta comunale per lo Sviluppo, Salvatore Morano; il direttore dell’Agenzia comunale per l’Agricoltura, Pasquale Barrasso e i rappresentanti delle associazioni stesse, nella riunione della Consulta a Palazzo di Città. “Chiediamo per ora solo una proroga della defiscalizzazione dei contributi, che è assolutamente necessaria se vogliamo salvaguardare i redditi degli agricoltori – spiega Morano – questa infatti, scade il 31 dicembre. E non sappiamo cosa avverrà dopo. L’obiettivo, però, è che la defiscalizzazione venga resa strutturale. Ciò contribuirebbe a rendere più competitiva la nostra agricoltura rispetto alla concorrenza. Per le aziende italiane, infatti, i contributi versati pesano molto di più di quelli delle aziende di Paesi come Spagna e Grecia”.
Altrettanto importante, per assicurare la ripresa di un comparto tanto importante per il nostro territorio, è la difesa dei nostri prodotti, come l’olio. “Per questo motivo – dice il direttore dell’Agenzia per l’agricoltura, Pasquale Barrasso – organizzeremo campagne pubblicitarie per sollecitare i consumatori a usare il nostro olio e la grande distribuzione a privilegiare la vendita di quest’ultimo. Ma anche in questo caso è necessario fare fronte comune a difesa delle nostre eccellenze. Al riguardo, aggiungo che a ridosso delle festività natalizie si terrà una manifestazione imperniata sulla valorizzazione dei prodotti della terra di Cerignola”. Altro tema toccato, la vendemmia: “Va programmata meglio la stagione della raccolta, per evitare che a luglio, quando qualcuno già comincia a vendemmiare, venga fissato un prezzo eccessivamente basso per l’uva da vino, come invece accade puntualmente. Una situazione che può essere sanata solo attraverso la formazione di consorzi oppure organizzazioni di produttori, le quali potrebbero avere un potere contrattuale maggiore nei confronti delle cantine”. Una proposta accolta con grande favore dalle associazioni, che hanno poi sottolineato le grandi difficoltà incontrate dai produttori locali nel tentativo di convertire alcune colture da tradizionali in biologiche: in sostanza, dalle nostre parti, se un’azienda non ha disposizione almeno 15 ettari coltivabili, non può accedere ai finanziamenti comunitari previsti per chi fa agricoltura biologica. “E’ la Regione Puglia che ha stabilito i parametri di riconoscimento delle dimensioni aziendali – sottolinea Morano – è la Regione Puglia che deve cambiarli, dunque, se vuole davvero sostenere le aziende del settore nella loro crescita”.