Nonostante le modifiche al ddl sulle intercettazioni il Pd chiede, tra le altre cose, che venga corretta l’impropria e inopportuna equiparazione dei blog alla carta stampata, come ha precisato il deputato Pd e capogruppo in commissione Telecomunicazioni, Michele Meta. Questo rischia di determinare un freno insopportabile alla libertà di espressione e alla creatività di migliaia di blogger. Vista l’immediata e gratuita fruibilità di internet,
i blog fanno del web una ‘piazza virtuale’ aperta, di confronto e arricchimento collettivo, sfidando spesso i grandi media pieni di risorse, sulla qualità e obiettività dell’informazione.
Sulla stessa linea il leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro, secondo cui la Rete è uno degli ultimi rifugi delle voci libere e della libera informazione. Consapevoli dell’importanza rappresentata dal web continueremo la nostra battaglia contro il ddl bavaglio e, in particolare, contro l’obbligo per i blogger a pubblicare la rettifica entro 48 ore. E’ una battaglia in difesa della democrazia e della giustizia che porteremo avanti senza se e senza ma.
Anche il mondo del web si mobilita e manda un appello al presidente della Camera, Gianfranco Fini, e a quello della commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno, perché venga eliminato dal ddl l’articolo che obbliga i blog alla rettifica, equiparando la loro situazione a quella dei giornalisti della carta stampata. Tra i firmatari dell’appello Guido Scorza, Presidente Istituto per le politiche dell’innovazione, Vittorio Zambardino (Scene Digitali), Alessandro Gilioli (Piovono Rane), Filippo Rossi (Direttore Ffwebmagazine e Caffeina magazine), Arianna Ciccone (Festival Internazionale del Giornalismo e Valigia Blu), Stefano Corradino (Articolo 21). L’appello ricorda che l’altro la presidente Bongiorno, all’inizio del voto sul ddl intercettazioni, ha dichiarato inammissibili gli emendamenti presentati da Roberto Cassinelli (PDL) e da Roberto Zaccaria (PD) al comma 29 dell’art. 1 del ddl intercettazioni, chiedendone l’abrogazione.
Esigere che un blogger proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta – spiega il documento – esattamente come se fosse un giornalista, sotto pena di una sanzione fino a 12.500 euro, significa dissuaderlo dall’occuparsi di temi suscettibili di urtare la sensibilità dei poteri economici e politici. I firmatari dell’appello hanno chiesto al presidente Fini che in Aula possano essere discussi gli emendamenti dichiarati inammissibili in commissione. L’accesso alla Rete, in centinaia di Paesi al mondo – conclude l’appello – si avvia a divenire un diritto fondamentale dell’uomo, non possiamo lasciare che, proprio nel nostro Paese, i cittadini siano costretti a rinunciarvi.