In relazione alla prossima trattazione del tema interporto nel Consiglio comunale di venerdì, contestualmente alla nomina di Licia Morra quale presidente della società Ofanto Sviluppo, riepiloghiamo alcune delle recenti vicende che hanno interessato la struttura.L’interporto nasce dalla costituzione della società Ofanto Sviluppo e dalla partecipazione al programma comunitario POP 1994-1999: il progetto vede la nascita oltre dell’interporto in sé (costo 20 mln euro circa, di cui 12 a carico della Regione e del fondo FESR e 8 a carico della società suddetta), anche la costruzione di un centro lavorazione ortofrutta per il valore di 2,6 mln, anche qui con suddivisione degli oneri economici. Le partecipazioni della società Ofanto Sviluppo sono così ripartite: 74,74% Comune di Cerignola, 24,75% Comune di San Ferdinando di Puglia, imprese private (31) 0,51%. Il suo scopo è la promozione di infrastrutture, centri intermodali e logistici, mercati agroalimentari e centri merce. Nel settembre 2008 in seguito alla dichiarazione di insussistenza di posizioni debitorie verso la Regione, il Comune rilascia il certificato di agibilità, ma manca ancora qualcosa: da definire il collaudo tecnico relativo all’impianto ferroviario di collegamento con la rete nazionale, ma vi sono delle resistenze di RFI nonostante le diffide della società e il coinvolgimento del ministro delle infrastrutture Matteoli. Sono poi da conseguire le autorizzazioni ISPESL e dei Vigili del Fuoco per l’intera struttura logistica. La superficie occupata attualmente è di circa 252 mila mq. All’epoca il presidente del CdA del consorzio era il dott.Biscotti, secondo il quale le politiche da adottare erano: completare l’esistente già costruito, il ripristino degli impianti e attivare politiche commerciali per entrare nei mercati di riferimento; tuttavia viste le esigue risorse finanziarie si è provveduto al mantenimento minimo del complesso, caratterizzato in opere di pulizia e salvaguardia del patrimonio. Nel frattempo si effettuano colloqui infruttuosi con parti economiche ed imprenditoriali, e la Giunta Valentino cade. In tale contesto il dott.Biscotti redige un piano industriale (giugno 2009), tenendo conto che l’interporto fosse da completare e che occorrevano altri investimenti di quasi tre milioni a fronte di un ricavo annuo di 560 mila euro. Il CdA Biscotti si dimette subito dopo, sostituito da quello presieduto dalla dottoressa Abate, che si insedia il 10 luglio. Il commissario prefettizio Di Bari intanto riduce a tre il numero dei componenti del CdA e indice il bando per l’advisor cui affidare la valutazione della società. Anche la gestione Abate si contraddistingue per una scarsità di liquidi, concentrandosi essenzialmente nel ripristino e nella sistemazione degli impianti e strutture danneggiati, con un impegno per i soci a versare quote supplementari per far fronte a queste priorità, oltre che ad onorare pagamenti programmati. L’aumento di capitale è avvenuto, ma soltanto a metà: infatti è stata anticipata e versata solo la parte spettante al Comune di Cerignola; ciò crea notevoli disagi nella gestione finanziaria della società che non può disporre interventi per la tutela del patrimonio aziendale proprio per la mancanza di denaro. Inoltre, per tali ragioni è stata sospesa l’adesione all’Unione Interporti Italiani. Si segnalano poi i continui furti ed atti vandalici nella struttura, nei magazzini, sui pali dell’energia elettrica, furti di rame e altro ancora. Nonostante le limitate disponibilità si è sempre cercato di preservare l’interporto da faccende di questo tipo, ma la notevole estensione e la mancanza di fondi non hanno permesso una vigilanza continua ed efficace. Il resto è storia recente, la Deloitte che stima a 13 milioni la valutazione totale del complesso, la dismissione delle quote pubbliche che dovranno effettuarsi entro il 31/12 e la nomina ieri del nuovo consiglio di amministrazione. Ora la parola spetta all’assise cittadina, la quale dovrà decidere il futuro dell’interporto: da grande promessa di rilancio e stimolo all’economia a cattedrale nel deserto preda dell’incuria e dello spreco. Chissà se dai nostri amministratori arriverà l’imput per una ripartenza, stavolta effettiva e concreta della struttura: staremo a vedere.
aaaah, caro il nostro vecchio ed abbandonato interporto, costato milioni di euro!
E PENSARE CHE NEL LONTANO 2001 HO SCRITTO LA MIA TESI DI LAUREA
SULL’INTERPORTO DI CERIGNOLA.
SCRIVENDO CHE TRA POCHI MESI, “AVVERRA’ L’INAUGURAZIONE” !!!