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    “Gli Amici di Balto” ci raccontano il loro duro lavoro

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    E’ una mattinata soleggiata quando incontro Chiara Valentino, Pia e il piccolo Angel: un dolcissimo ammasso di peli bianchi, dieci giorni di vita o poco più, che dorme nella sua piccola cesta, salvato proprio da Chiara e gli altri ragazzi. Non è il primo e non sarà l’ultimo di una lunga serie di cani abbandonati, lasciati morire su di una strada qualunque o sul ciglio di un marciapiede. Perché l’indifferenza è un cancro, che si diffonde silenziosamente. A tale proposito mi piace citare due letterati che amavano i cani: il grande Seneca affermava “l’amore per un cane dona grande forza all’uomo”. Un premio nobel per la letteratura (1911), Maurice Maeterlinck, era così convinto dell’importanza di questo essere vivente per l’uomo da sostenere che “non dobbiamo guadagnarci la loro fiducia o la loro amicizia: essi sono nati per essere nostri amici; quando i loro occhi sono ancora chiusi, già essi credono in noi; prima di nascere hanno già dato se stessi all’uomo”. Certo oggi sembra quantomeno paradossale scomodare tali menti per delle battaglie in difesa degli animali, che sono soprattutto rivoluzioni culturali e civiche, ma per nostra fortuna c’è gente che investe molto tempo della sua vita a questi scopi, con ogni mezzo lecito e corretto, affinché i diritti dei nostri amici a quattro zampe siano conosciuti da tutti e fatti rispettare. E’ questo il messaggio risoluto che emerge subito quando Chiara inizia a parlarmi. L’associazione “Gli Amici di Balto” nasce proprio dalla volontà dei suoi componenti di aiutare e prendersi cura dei cani abbandonati, malati o maltrattati. Un’idea che nasce nell’ottobre 2009 e che si esplica attraverso l’attività incessante dei volontari, i quali, con le varie manifestazioni realizzate nella nostra città (ne ricordiamo molte durante la campagna elettorale), hanno dato modo di farsi conoscere, consolidandosi nel corso del tempo e raggiungendo a tutt’oggi “quota 340”! 340 adozioni effettive in poco più di un anno! Chiara mi spiega sostanzialmente l’iter che seguono per ogni cane: si parte dal recupero del suddetto, se versa in gravi condizioni di salute viene immediatamente portato presso lo studio del Dott. Buttiglione, il quale prima di essere un veterinario è un grande amico degli animali, disponibile fino all’inverosimile, in qualsiasi ora del giorno e della notte. Se si tratta di un cucciolo, viene anche vaccinato, identificato (microchippato) e sterilizzato, se femmina. Nel momento in cui il cane ritorna in condizioni di salute stabili, risulta pronto per l’adozione. Nel lasso di tempo che precede l’adozione il cane risiederà nel canile, il cui proprietario è Franco Barrasso. La nostra Chiara tiene a sottolineare la proficua collaborazione con il signor Barrasso, egli tiene al meglio delle condizioni possibili gli animali a lui affidati, il canile è dotato di numerosi box da 100 mq, ognuno dei quali abitati da quattro cani; ultimamente sono stati costruiti altri due box per l’albergo dei soli cuccioli. Inoltre, l’interlocutrice m’informa che il canile in questione è in deroga, vale a dire costruito su terreno e non su cemento. Il terreno, come noi tutti sappiamo, è l’ambiente ideale per l’animale, perché ha la capacità di assorbire i rifiuti solidi e liquidi. Per questo i cani non vivono circondati dai loro stessi escrementi, come accade invece in altri canili. Sicuramente alla struttura manca ancora tanto, in primis le coperture per i box, indispensabili nel periodo estivo e quando piove per evitare il sole cocente e l’acqua battente. Tuttavia, la struttura rende ed è perfettamente attiva. Lo scopo principale dell’associazione è sicuramente soccorrere il malcapitato dandogli la possibilità di sopravvivere ma soprattutto renderlo disponibile all’affido. Questo percorso segue tutto l’iter normativo in maniera certosina, con staffette in varie zone d’Italia, dove i volontari che ne fanno parte controllano i nuclei familiari ai quali dovranno affidare il cane. Il rammarico maggiore è quello che questa sensibilità all’adozione alberghi soprattutto in città del centro e nord Italia, non per pregiudizi, ma per dati di fatto. Quando si è affidato un “nostro” cane a una famiglia del nostro territorio, la maggior parte delle volte, i volontari dell’associazione hanno recuperato l’animale in condizioni disperate, come nel caso di un cucciolo morto per ipotermia, perché il “padrone” lo faceva dormire sul terrazzo in pieno inverno. Chiara e tutti i ragazzi che la seguono non chiedono molto, anzi a mio avviso chiedono molto poco, ma che “quel poco” venga fatto per bene.

    Myriam Di Nunno

    2 COMMENTS

    1. io ci vorrei vedere loro all interno di quei box fra la loro cacca e sotto il sole e poi ne riparliamo se quello e’ il loro habitat migliore…..
      con tutti i soldi che gli danno a quello del canile dovrebbe essere lastricato d’oro.
      sempre se quei soldi arrivano tutti al canile o si fermano in qualche altro vicoletto.

    2. Ma cosa diavolo state dicendo? L’avete mai visto il canile penoso di cerignola? I cani mangiano nella merda loro, uno schifo, è tutto pien o di merda e altro che 4 cani per gabbia, la maggiorparte ne ha 10 o più! Per non parlare di un paio di cani rinchiusi non solo in gabbia, ma alla catena! Il sole cocente, nessuna copertura, le lastre rotte, i topi morti nell’acqua dei cani (quando c’è un po’ d’acqua) , il cibo servito lun-merc e venerdì e gli altri giorni a morire di fame! Per favore! andate a vedere!

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