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    Arrestati tre pugliesi per il “colpo del secolo” alla Salp. Anche un cerignolano

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    Avevano isolato un intero paese con auto e macchinari rubati. Con una ruspa avevano sventrato un’azienda orafa e avevano portato via un quintale e mezzo d’oro, perdendo qualche chilo di preziosi nella fuga. Un colpo da capogiro, quello messo a segno alla Salp di Poggio Bagnoli lo scorso 8 marzo. E per il quale sono state appena arrestate tre persone. Altre sei sono state denunciate. Ma non si tratta dell’epilogo, le indagini continuano perché non si sa con esattezza quanti siano i componenti della banda che mise a segno, alle prime luci dell’alba il “colpo del secolo”. Un definizone roboante – peraltro ricorrente ad ogni furto dal bottino sostanzioso o dalla dinamica spettacolare – ricordata nella conferenza stampa di questa mattina nella Sala dei Grandi del palazzo della Provincia di Arezzo. A finire in manette sono stati S.I. di 40 anni, P.P. di 42 e M.L. di 56, tutti pugliesi. Uno è stato arrestato ad Adria, uno a Cerignola e uno, S.I., a Peschiera del Garda. Quest’ultimo stava seguendo a Verona Fieracavalli, dove era intenzionato ad acquistare degli esemplari. Un dettaglio che permette di capire come le forze dell’ordine si siano dovute confrontare con professionisti, ben organizzati e dalle notevoli risorse economiche. Persone che non hanno rapporti con la malavita, ma che hanno intrecciato legami con singoli gruppi criminali. E che, pare, siano riconducibili a numerosi furti con spaccata dal bottino cospicuo.
    Gli arresti sono avvenuti nell’ambito di un’operazione congiunta di Polizia di Stato e Carabinieri detta “Uomini d’oro”, scattata all’alba di quell’8 marzo e su cui ha lavorato alacremente il pool delle forze dell’ordine coordinato dal pm Marco Dioni che era stato già costituito per indagare su altri furti in aziende orafe. E si tratta di un vero successo quello degli inquirenti, “un evento eccezionale” che ha fatto violare la regola della non partecipazione a conferenze stampa al pm Dioni, che ha parlato assieme al questore Felice Addonizio, al comandante dei Carabinieri di Arezzo Antonio Frassinetto, la dirigente della Squadra mobile Isadora Brozzi e al capitano dei Carabinieri Massimo Planera. Un lavoro di squadra al quale hanno contribuito anche la Polizia scientifica, la Polizia Stradale e la Guardia di Finanza. Il blitz decisivo in cui sono avvenuti perquisizioni, arresti e denunce è freschissimo, avvenuto lo scorso fine settimana, tra venerdì sera e domenica. Sono state denunciate in stato di libertà altre sei persone, pizzicate a Bari, Foggia e nelle Marche: si tratta di M.S., 40 anni, S.A. 43, D.N.G. 30, D.G.S 55, L.M. 44. Perquisizioni anche ad Andria, Barletta e Bitonto. (fonte Arezzo notizie)

    4 COMMENTS

    1. Non ho parole… qui ogni giorno un cerignolano si distingue per questa qualità delinquenziali… la cosa piu’ triste e che comunque dopo il tram tram dei carabinieri non do tempo 3 mesi e la giustizia italiana li farà uscire e questi di nuovo a delinquere peggio di prima… c vuole la legge del taglione è inutile…

    2. ——— Gia inserito Commento in altra “identica notizia”————
      E’ diventata una litania il continuo leggere di questi “galantuomini” che forse sarebbe il caso di fare delle proposte concrete alla Amministrazione dello Stato, Giustizia, Carceraria. Tutte di concerto con le Amministrazioni Regionali, Provinciali e Comunali, senza eccedere in spese inutili con riunioni ad alto livelo sull’Ordine e la Sicurezza, con dispendio di uomini, mezzi, costi vivi per le Amministrazioni coinvolte, dichiarazioni e proseliti, relazioni retoriche, trite e ritrite, devono prendere in considerazione una soluzione per il bene delle Comunità tutte. La proposta è rivolta a tutti coloro che devono espiare una pena in conseguenza di un reato, con pena definitiva. I rei “non pericolosi, stragisti, terroristi, mafiosi di 1° livello”, vengono intruppati tutte le mattine e condotti a pulire: i parchi di interesse pubblico, i greti dei fiumi e torrenti, i canali scolmatori, le aree di interesse archeologico, le strade interpoderali, provinciali, le cunette per la raccolta delle acque reflue, etc.
      Tutti questi lavori vengono “ripagati” , coloro che si sottopongono a questo trattamento riabilitativo e di recupero con un importo pari al 30% della paga base come lavorante interno alla struttura carceraria.
      I benefici successivi saranno valutati dai rispettivi “magistrati di sorveglianza” quando gli interessati saranno posti in regime di libertà condizionale, semilibertà, in affidamento e tutte le altre soluzioni previste dal codice.
      Ulteriori benefici lo sgravio di spese per i parenti, la dimostrazione di volere veramente compiere un percorso riabilitativo. Gli “stipendi” saranno garantiti anche dagli Enti coinvolti nell’operazione.

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