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    La guerra dell’uva è appena cominciata

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    Ce ne siamo accorti stamattina, probabilmente è stato “affisso” nella notte tra ieri e oggi. E’ l’ennesimo atto di una storia infinita, la dichiarazione ufficiale di una guerra a bassa intensità che sembra sopirsi ma che poi si risveglia con sorprendente regolarità. “Avviso-Non tagliate uva ad un prezzo inferiore ai 30 euro. Chi non esegue da domani dormirete tutti in campagna a fare i guardiani” – è questo il testo del volantino che stamani abbiamo ritrovato affisso sulla serranda del chiosco in prossimità del Duomo e che vi riproponiamo nella foto. Un messaggio chiaro e diretto. La raccolta dell’uva è appena cominciata, il problema del (basso, se non bassissimo) prezzo della stessa è questione che affligge il mondo agricolo da tempo con, sullo sfondo, il mondo delle “cantine” spesso accusato di “fare cartello”, ovvero di trovare un accordo interno in virtù del quale imporre il proprio prezzo. Del resto è ancora vivo il clima di tensione che, appena qualche anno fa, aveva invaso la città, esacerbando animi già di per sè particolarmente esasperati. Proprio all’inizio della settimana scorsa Giovanni Montingelli, referente cittadino di “Io amo Cerignola”, aveva indirizzato al sindaco Antonio Giannatempo una richiesta di convocazione di un tavolo di concertazione sul problema della raccolta dell’uva e del relativo prezzo di mercato, che ormai da anni mette a dura prova i piccoli e medi imprenditori agricoli della città. E pensare che, in teoria, dovremmo essere forniti di organismi ad hoc per affrontare la questione. “Agenzia per l’agricoltura” batti un colpo se ci sei…

    12 COMMENTS

    1. Caro Stefano quale colpo dovrebbero battere adesso se in un anno non hanno minimamente affrontato il problema? Per queste problematiche occorre preparasi un anno prima, studiare strategie, metodologie, progettare insomma per poi arrivare preparati ad affrontare il prblema dando risposte concrete aglia agricoltori e agli imprenditori. Si sono incontrati nel corso dell’anno con queste categorie? Hanno parlati di raccolta d’uva a gennaio, febbraio? Hanno studiato un piano politico – commerciale? Non credo, quindo? Adesso si lavorerà in emergenza, come sempre, e sicuramente non si daranno risposte appropriate. Spero tanto che non si cada nell’errore delle risse, delle liti, delle botte, della violenza più bassa che purtroppo è causata dalla disperazione. Spero tanto di sbagliarmi

    2. Ormai sono anni che il mondo politico ci ha abbandonati , siamo solo agricoltori per arricchire pochi, spero un giorno che qualche coscienza si ribelli a questo subdolo mercato di pochi.

    3. Quando si imparerà che non ci possono essere individualisimi nella produzione e commercializzazione del prodotto “uva”. La storia insegna che se non si organizzano anche la categoria dei grandi, medi e piccoli produttori di uva, che intendono salvaguardare e controllare il prezzo del prodotto, avendo come interlocutori i commercianti dello stesso e le cantine, proponendosi come “cartello” unito nel raggiungere il risultato. Bisogna impedire che speculatori di ogni genere condizionino e schiavizzano i produttori di questo prodotto. L’aiuto delle istituzioni locali deve essere ancora più forte e sensibile, in quanto con l’avvento della nuova politica che conferisce alle Regioni la fonte di reddito proveniente dalle produzioni autoctone, deve essere ancora più sentita la valorizzaione e tutela dei prodotti del territorio. COSTITUITEVI IN CONSORZIO! Sarete Vincenti.!!!!!!

      Il Consorzio, avvalendosi si un laboratorio enochimico autorizzato e di un servizio di assistenza tecnico–viticola, svolge compiti di sviluppo, consulenza tecnica, ricerca e sperimentazione.
      Il laboratorio esegue controlli qualitativi sui mosti e per la determinazione dell’epoca ottimale di vendemmia nelle diverse zone.
      Periodicamente controlla la qualità dei vini dei Soci e, tramite analisi e degustazione, attribuisce alle migliori partite il marchio di qualità del Consorzio.
      Annualmente vengono eseguite campagne di prelievo di vini sul mercato nazionale ed estero al fine di controllare la qualità e lo stato di conservazione.
      I risultati di questo lavoro vengono diffusi nel territorio tramite azioni di informazione e divulgazione svolte dal personale del Consorzio, in collaborazione con le associazioni dei produttori

      CONSORZIO DI TUTELA DEI PRODUTTORI DI UVA, MOSTI E VINO.
      Con Decreto Ministeriale nel …….. viene conferito l’incarico di vigilanza al Consorzio e le sue funzioni sono state integrate e ampliate in conformità alle direttive ministeriali; in particolare le mansioni del Consorzio riguardano il controllo di:
      § superfici iscritte all’Albo dei vigneti;
      § denunce di produzione dell’uva e dei relativi vini, nonché dell’effettiva rispondenza delle rese produttive;.
      § produzioni delle uve e dei mosti nonché della gradazione alcolica minima naturale dei vini;
      § produzine dei vini e loro trasferimenti;
      § rispondenza delle caratteristiche dei vini pronti per l’immissione al consumo rispetto a quelle previste dal disciplinare di produzione;
      § utilizzo del contrassegno consortile;
      § vini della …………. presenti sul mercato.
      Il decreto del ………… dà ai Consorzi di tutela nuovi compiti togliendo le funzioni di promozione ed assegnando un piano di controlli di tutte le fasi della filiera produttiva e nei confronti di tutti i produttori che operano con la denominazione di origine controllata, compresi quindi anche coloro che non sono associati al Consorzio.
      Attualmente i soci del Consorzio produttori di uva sono 1.561, quelli produttori e imbottigliatori 41,gli industriali-commercianti 22, le cantine sociali 10, gli enopoli 1; questa base sociale incide per 2.141 denunce dell’albo dei vigneti, corrispondenti a 269.592 q di uva su una produzione totale di 452.022 q di uva.

    4. Possibile che ad ogni raccolto di prodotti agricoli,ci siano sempre gli stessi problemi e non si riesca a valorizzare i prodotti di questa cosi’ prodiga zona d’Italia?C’è chi ha difeso a spada tratta i suoi ceci,le sue lenticchie,le sue cipolle,mentre noi non riusciamo neanche con prodoti di piu’ largo uso ed in alcuni casi abuso(vedi olio d’oliva utilizzato per miscelare altri olii,oppure mosto di vino per migliorare i tanto famigerati vini del nord).

    5. Anche questa situazione è uno specchio della città intera.
      Mancanza di organizzazione tra i lavoratori e di mentalità imprenditoriale sono il quadro, l’abbandono socio-istituzionale fanno da cornice.
      I grandi lo sanno e fanno ciò che vogliono.
      Anche in questo caso, emergono le eterne potenzialità inespresse della città.

    6. Questo argomento è ormai diventanto, purtroppo per il mondo agricolo, la questione che ci coinvolge maggiormente in questo periodo dell’anno ormai da più di un decennio.Qui non c’entra nulla la politica se non come elemento di regolazione e promozione delle varie istanze,ma ciò che deve finalmente prevalere in quanti hanno interesse in merito e che finalmente prevalga una nuova mentalità, che in altre parti hanno già sperimentato con grossi risultati, che vede la categoria dei produttori uniti non solo come ente associazionistico ma soprattutto come fatto culturale che sia di esempio perchè è finito il tempo delle baronie dove il sacrificio ed il lavoro di tanti esseri umani produce vantaggi economici per pochi, perpetuando in modo sistematico un odioso sfruttamento che è molto ben presente nella nostra città,concentrando di fatto, e non solo in questo settore, la ricchezza prodotta in pochi soggetti economici, facendo in modo che le classi sociali meno protette continuino a vivere in condizioni sempre più precarie,creando poi di fatto condizioni tali, che tanti nostri giovani si lasciano attrarre da attività non molto legali provocando danni incalcolabili all’intera comunità.

    7. purtroppo l’ignoranza in materia continua a fare le sue vittime. se non impariamo a fare del buon vino e a commercializzarlo con un nostro marchio, saremo sempre dei produttori di mosto NN!!!!!!
      le nostre cosidette “cantine” altro non sono che pigiatrici di uve, il vino non sanno nemmeno di che colore è! il nostro mosto, come il nostro olio, non imbottigliato, non è legato al territorio e pertanto è uguale a quello di qualsiasi parte del mondo. vi dico di più, non è vero che gli altri sono di bassa qualità, sono solo più economici dei nostri per vari motivi che non ho voglia di stare ad elencare. se vogliamo avere il profitto in agricoltura, bisogna metterci la faccia, un nome al prodotto, una garanzia di qualità. la maggiorparte di noi, è al corrente delle svariate truffe che i vari cantinieri e frantoi hanno fatto negli anni. questi sono stati la rovina del nostro territorio e della nostra agricoltura, si sono arricchiti di miseria!!!!!!
      oggi, non essendo in grado di ottenere prezzi alti in fase di vendita per “guadagnare” sono costretti ad acquistare a prezzi bassi mettendo ulteriormente in crisi tutto il settore.
      IL VERO COMMERCIAMTE E’ COLUI CHE RIESCE A VENDERE IL SUO PRODOTTO AL PREZZO PIU’ ALTO, NON A VENDERE PERCHE’ PIU’ BASSO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    8. Intanto concordo con fra69,in secondo luogo qste minacce nn sortiscono alcun effetto sulle cantine ke se ne fregano di ki dorme nelle campagne perke’ tanto prima o poi anke ki ha affisso ql manifesto si ‘consegnerà’ alle cantine se nn vuole morire di fame. Inoltre vorrei capire ki e’ il folle ke taglia l’ uva il 25 luglio..

    9. Le cantine fanno cartello con il mosto di altre nazioni che acquistano a poco prezzo e lo rivendono come prodotto locale michiandolo con quello delle nostre terre. Ecco perchè il prezzo di acquisto delle nostre uve si allinea a quello di importazione estera. Bisognerebbe bloccare questo inganno, svelare il trucco di questa gente, non consegnarli i nostri prodotti…Vi fate una domanda? Come mai dicono che il mercato và male ed in un anno raddoppiano la portata delle loro CANTINE???????

    10. La parola magica che determinerà la politica locale per il prossimo ventennio si chiama”FEDERALISMO”, impareremo che questa evoluzione secessionista ci indurr a rivalutare e privilegiare i prodotti del proprio territorio. Una curva economica negativa potrebbe sopraggiungere per le economie meno forti, il prodotto base non è sufficiente per garantire la sopravvivenza economico-finanziario della Regione, pertanto un comparto compatto può assicurare un predominio nei settori cardini del mercato.
      Detta con parole semplici” diamo valore ai nostri prodotti e difendiamo la originalità degli stessi” evitiamo di svendere al solo fine di mostrarci egoisti.

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