Presidente Vendola, circa due anni fa fu promulgata la legge regionale n. 23. A sostegno della Sua memoria, si trattava del cosiddetto Piano Regionale della Salute per il triennio 2008/2010, tra l’altro approvato dal consiglio regionale il 19 settembre del 2008. Un documento di assoluta rilevanza, specie perché per la prima volta ci fu un’adeguata considerazione del paziente oncologico, dedicandogli un intero capitolo (Cap. 1.3.10). Al suo interno, infatti, troviamo l’istituzione del Registro Tumori Regionale. Un registro che sarebbe dovuto nascere sulla scia del validissimo Registro Tumori Jonico Salentino, che tanto ha contribuito in materia di salvaguardia della salute pubblica. Infatti, gli obiettivi che ci si prefiggeva con l’istituzione del summenzionato registro erano:
‐ La misurazione della mortalità e dell’incidenza del cancro per sede, per sesso, per età, e per altre caratteristiche della popolazione in modo omogeneo e standardizzato sull’intero territorio;
‐ La redazione di una relazione annuale sulla frequenza della patologia neoplastica in Puglia e sullo stato di prevenzione primaria e secondaria del cancro, sulla base della quale individuare aree critiche e priorità;
‐ Lo svolgimento di indagini epidemiologiche intese a stimare i rischi cancerogeni nel territorio regionale e a formulare ipotesi circa le cause, anche in collaborazione con altri enti e strutture di ricerca nazionali e internazionali;
‐ Il supporto all’Assessorato per le Politiche della Salute e alle Aziende Sanitarie Locali per la pianificazione e l’attuazione di interventi di prevenzione primaria e secondaria, la valutazione dell’efficacia di programmi di screening per i tumori e dell’impatto di programmi di prevenzione primaria rivolti alle persone ed all’ambiente di vita e di lavoro;
‐ Il monitoraggio e la valutazione dei dati relativi all’accesso e alla qualità dei servizi diagnostici e terapeutici, alla sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro, fornendo confronti con altre regioni o paesi e indicazioni utili alla programmazione sanitaria;
‐ L’identificazione e il monitoraggio dei gruppi ad alto rischio.
Alla luce di quanto sopra, è evidente che la creazione del summenzionato registro abbia un’estrema indispensabilità di carattere sanitario per predisporre programmi e strategie d’intervento precauzionale più opportuni e mirati. Va da sé che valorizzando l’esperienza sul campo, le azioni e gli indirizzi di politica sanitaria risulterebbero più appropriati, in quanto guidati dalla raccolta e comprensione di dati reali e non solo da sperimentazione di laboratorio. Una azione concreta per porre in essere provvedimenti tesi a ridurre i casi di affezioni neoplastiche nella nostra Regione, che purtroppo sono in costante aumento. I tumori rappresentano la seconda causa di morte in Puglia, dopo le patologie cardiocircolatorie. Una valida base di partenza per stimolare quel processo di comportamenti virtuosi da tenere per la tutela del territorio in cui viviamo. La consapevolezza del presupposto imprescindibile di eco‐sostenibilità ambientale che deve caratterizzare sia i comportamenti quotidiani di ogni cittadino sia le determinazioni di ogni saggio e lungimirante amministratore. Un passo avanti importante e oltremodo indispensabile. La giunta regionale dell’epoca, condividendo all’unanimità la bontà di tale documento, stanziò ben 250.000 euro destinati alle prime procedure amministrative di attivazione. Ma, sempre più spesso i buoni propositi restano solo tali. Purtroppo, non ci risulta sia stato istituito alcun registro. Purtroppo, non ci risulta sia stata costituita alcuna unità operativa per la raccolta dei dati utili per predisporre il registro in essere. Il Registro Tumori di Puglia, ad oggi, resta ancora in bilico tra utopia e realtà. Per quanto sopra evidenziato e nella piena consapevolezza dell’incarico conferitoci dai cittadini, in qualità di consiglieri comunali della città di Cerignola, Le chiediamo quali siano i suoi intendimenti nel merito per il prossimo futuro e che fine hanno fatto quei 250.000 euro stanziati per lo scopo. Capirà, da amministratore quale Lei è, che il valore di un buon politico si misura in ragione di quanto si prodighi effettivamente per i cittadini che amministra e non per quanto promette di fare.