Pubblichiamo di seguito una lettera aperta dei gestori dell’ExOpera rivolta a tutti i mezzi di informazione locale, e specialmente in risposta ad alcune accuse e considerazioni fatte da qualche testate della capitanata. Di seguito il documento completo
Egregi direttori,
a turno tutte le testate locali, sia della carta stampata che online, si stanno occupando di ExOpera, di quanto succede in questo Laboratorio Urbano e dell’operato di chi Vi scrive, il soggetto gestore. Con rammarico notiamo che questo avviene a volte dando risalto a contestazioni risibili, malinformate, il cui unico e palese intento è quello di delegittimare il nostro lavoro. In molti, a quanto pare, si stanno cimentando in ciò che sembra essere il nuovo passatempo cittadino: parlare male di questa gestione. Ebbene, mai ci saremmo permessi di dare spiegazioni a tanti benemeriti concittadini ma evidentemente ce n’è urgente bisogno. Per questo ci permettiamo di sottrarVi tempo prezioso, certi che avrete la benevolenza di portare a conoscenza di tutti e, prima ancora, di questi pavidi bersaglieri, la nostra replica.
Pretesto è un articolo, questa volta sul Quotidiano di Foggia del 12 Febbraio scorso, nel quale si contestano la totalità delle scelte gestionali di chi Vi scrive, criticando addirittura il fatto che sia stata data a noi la gestione piuttosto che ad eventuali associazioni culturali, evidentemente ritenute più adatte allo scopo. E allora vanno chiarite subito due cose. Innanzitutto, chi Vi scrive non si ritrova a gestire il Laboratorio Urbano per scelta o gentile concessione di qualcuno, ma ha vinto una gara pubblica, rispondendo perfettamente ai requisiti necessari. Secondo, la gestione del Laboratorio Urbano ExOpera è regolamentata da: un contratto, sottoscritto da ente gestore (noi) ed ente attuatore (il Comune di Cerignola); da un Piano Esecutivo di Gestione (PEG). Questi documenti – e la legge vigente – sono tutto ciò a cui dobbiamo attenerci. E’ nostra costante preoccupazione, sin dal primo giorno di questo onorevole quanto oneroso incarico, rispettare questi due documenti a cui siamo vincolati, ben consci delle attenzioni che avremmo ricevuto. A quanto pare tuttavia non molti vi hanno posto la nostra stessa attenzione, viste le tante enormità che continuiamo a leggere e sentire.
In quell’articolo si parla di un prezzario concordato e mai esposto: questo prezzario, previsto sì, ma senza alcuna scadenza per l’approvazione, è stato redatto e consegnato ed è in fase di perfezionamento, ma soprattutto contiene ciò che finora si è sempre applicato all’interno della struttura e non vìola alcun dettato dei predetti documenti di riferimento. Si sostiene che Lopane e Didonna decidano i prezzi, anche questa una cosa non vera, essendo tutti gli aspetti cardine (sia di gestione generale che di politica commerciale) decisi di comune accordo da tutti e quattro i soggetti che costituiscono l’ente gestore (Max Music, ass. culturale Radici, ass. culturale Zeroinfinito e N. Lopane).
Si parla – e non è la prima volta che sentiamo voci del genere – di fantomatici 7 euro per ogni consumazione, ma si parla senza essere nemmeno passati dalla cassa del Caffè Culturale, cosa che aiuterebbe a capire che quella cifra viene richiesta unicamente alla prima consumazione (bevanda), in serate in cui l’ingresso è libero, la stessa consumazione non è obbligatoria, c’è un’esibizione di artisti dal vivo e viene offerto, in maniera inequivocabilmente gratuita, un ricco buffet di antipasti, primi e goloserie varie. Tutto questo è così dalla primo Venerdì Jazz che abbiamo organizzato ed è stato così tutti i Venerdì Jazz successivi, in cui molti ospiti di ExOpera hanno passato una bella serata con musica live, degustando prodotti tipici senza versare nemmeno un centesimo, non avendo consumato alcuna bevanda. Converrete che la cosa sia stata più che conveniente per chiunque.
Ancora un equivoco da chiarire riguarda la biblioteca, che in quell’articolo, ma per la verità nella mente dei più, si considera come parte del Laboratorio: non è così. Il L. U. ExOpera, destinatario dei contributi regionale e comunale nell’ambito del progetto Cantieri del Futuro, non prevede alcuna biblioteca. Quella presente nella struttura è la biblioteca del CRSEC, da sempre diretta da Nicola Pergola, che, priva da molti anni di una sede, è stata ospitata in quegli ambienti che dovrebbero essere, da progetto, di pertinenza del Laboratorio. L’ente gestore purtroppo non ha alcuna voce in capitolo. Ancora, veniamo accusati di non richiedere una tessera associativa, ma non è un obbligo di ExOpera richiederla. Il PEG prevede che il gestore abbia facoltà di riscuotere quote associative, qualora lo ritenga opportuno, quindi ExOpera non è tenuta ad adottare politiche di tesseramento.
Da ormai tre mesi sentiamo con crescente divertimento le cifre più disparate sul contributo che dovremmo (al momento ancora non pervenuto) ricevere dalla regione e dal comune. Qualcuno ci ha addirittura considerati aggiudicatari di 600 mila euro. La verità è scritta nero su bianco nelle carte ufficiali. Si tratta di 108 mila euro più iva, ripartiti tra regione e comune, per le spese del solo primo anno a fronte di una gestione nella realtà nettamente più onerosa, dati il numero di attività e la grandezza della struttura. Si sostiene che i soldi della regione debbano bastare. Noi possiamo dire che la necessità che l’ente gestore avvii e sostenga attività lucrative, quali il caffè culturale e le attività ad esso collegate, è sancita nero su bianco dal PEG, nel quale si enuncia: «l’offerta di intrattenimento, il bar e la piccola ristorazione rappresenteranno una delle principali entrate dei cantieri».
Concludiamo con uno spiacevole episodio relativo ad uno scrittore scontento della quota richiesta per l’uso della sala Ladogana (laboratorio teatrale). L’ente gestore di ExOpera, sempre in perfetta adesione al PEG, ha stabilito, per questioni di sostenibilità economica delle attività, che l’uso delle sale venga concesso a titolo oneroso, quale corrispettivo per l’opera di allestimento, manutenzione e pulizia, nonché per i consumi che dallo stesso uso derivano. La quota è di euro 100 + iva, per una sala con 70 posti a sedere, proiettore, impianto audio, radiomicrofoni e operatore a disposizione. Se poi qualcuno chiede per i suoi ospiti anche un ricco buffet non può di certo lamentarsi se a fronte di questo servizio (professionale e di qualità) vengano richiesti ulteriori 5 euro a partecipante. Fare bella figura, da che mondo è mondo, ha un prezzo. Il nostro è, in tutta franchezza, onesto. Discorso completamente diverso è l’occupazione delle sale per attività programmate direttamente da noi gestori, magari in collaborazione con associazioni esterne, per le quali ci accolliamo tutti i costi, anche quelli di promozione. Altrettanto diverso è quando il Comune richiede, così come stabilito da contratto (15 volte all’anno), l’utilizzo gratuito di una sala per sue attività, da noi non sindacabili.
Tanto per chiarezza, con la speranza di ricevere in futuro più contributi positivi, più critiche costruttive e meno critiche avventate. Le porte di ExOpera sono e rimarranno aperte a chiunque abbia voglia di fare qualcosa di concreto per la cultura di questa città.
Cordiali saluti.
La gestione
CARI GESTORI DELL’EXOPERA VOLEVO DIRE CHE PURE LA BELLA E IMPOSSIBILE CHE SCRIVE SU QUEL GIORNALE CHE DI ROSSO HA SOLO IL COLORE DEL NOME NON VI HA TRATTATI BENE. COME PURE QUEL SITO COME QUESTO
CHE V N FR’G
ANNA’ CR’PE’
Moderiamoci