Cinque anni fa perdeva la vita l’ispettore di polizia, Filippo Raciti, in conseguenza alle ferite riportate durante il derby Catania-Palermo. Oggi, dopo una serie di processi, la Cassazione ha reso definitiva la condanna a 8 anni di reclusione per Antonino Speziale e 11 anni per l’ultrà Daniela Micale, per concorso in omicidio. In definitiva viene confermata la sentenza della Corte d’Assise d’Appello del 21 dicembre del 2011 e convalidato, già nella serata di ieri, l’arresto.
La decisione della Cassazione Alla convalida della sentenza di appello, la Cassazione ha anche deciso per un risarcimento pari a 9 mila euro che Micale, maggiorenne al momento del reato, dovrà versare alla famiglia dell’ispettore Raciti insieme a 4 mila e 200 euro, risarcimento stabilito ai danni di Micale nei confronti del Viminale e di palazzo Chigi che si sono costituiti parte civile nel processo. Forte la replica del legale di Speziale, Giuseppe Lipera, dopo la sentenza della Cassazione: «Antonino Speziale si sta comportando da uomo vero, e sta per andare alla squadra mobile della questura di Catania per costituirsi. E’ chiaro che la giustizia in Italia non esiste più, ma la verità sì, e noi lotteremo per farla trionfare – ha detto Lipera, riferendosi all’ipotesi che l’ispettore Raciti sia stato ferito da un veicolo della polizia e non dai tifosi –. L’autista del Discovery della polizia – ribadisce Lipera – ha fatto a dibattimento dichiarazioni diverse e contrarie a quelle rese nell’immediatezza delle indagini per ben due volte alla squadra mobile di Catania. Il mio cliente – annuncia il legale – intende presentare denuncia per falsa testimonianza e sulla base di questa circostanza che non potrà non essere accertata presenteremo immediata istanza per la revisione del processo».
Il silenzio della vedova Raciti Nessuna parola è stata pronunciata dalla vedova dell’ispettore Filippo Raciti. A parlare è il suo legale, Enrico Tarantino, che dopo la sentenza e la convalida di arresto dichiara: «Spero che adesso, con questa parola definitiva cessino gli echi delle polemiche e tutto quel rumore molesto che ha offeso ancor di più la memoria di Filippo Raciti. Una sentenza di condanna non può mai generare felicità – aggiunge l’avvocato Trantino – è soltanto un atto di giustizia che stabilisce cosa è accaduto quella tragica sera e, se non restituirà più un figlio, padre e marito – conclude il penalista – dà un senso al sacrificio dell’ispettore Raciti che si batté per ripristinare l’ordine in quella che doveva essere una giornata di festa, non di guerriglia».
Che tristezza perdere la vita così.
Una preghiera per la sua anima.
Ciao Filippo.