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    69 anni fa morivano undici giovani a Cerignola in nome della democrazia

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    Era il 25 settembre 1943, quando in località Santa Maria di Vallecannella, agro di Cerignola, a circa tre chilometri dal santuario della SS. Madonna di Ripalta, si consumava uno dei più efferati eccidi nazifascisti. La storia è piena di simili testimonianze, e di certo il tempo non può e non deve cancellare il ricordo, pur triste, affinché ancor oggi possa essere esempio per le nuove generazioni e per i politicanti last minute. Erano undici gli uomini che furono trucidati barbaramente da uno squadrone nazista che, con fare assolutamente bellicoso, indietreggiava a colpi di cannone, seminando orrore e morte in tutto il suo percorso di ritirata. Come se dovesse lasciare il segno. Quel segno indelebile che l’uomo dovrebbe sempre ricordare, che le istituzioni dovrebbero tramandare. E invece nessuno ne parla. E’ assurdo che ciò accada, lo è ancor di più se si pensa a quanto il ricordo sia stato importante nei secoli, perché certi scempi non si ripetessero. L’insegnamento, l’educazione e il rispetto verso l’altro, semplicemente in quanto essere vivente, dovrebbe essere alla base di una società civile democratica. Nessuno si è minimamente preoccupato di parlarne, dalle istituzioni nazionali fino a giungere tristemente alle locali, troppo impegnate evidentemente in temi ritenuti più importanti. Neanche un messaggio di ricordo inviato alle scuole della città, tanto per dare un cenno d’intesa tra chi governa e amministra, e chi forma le nuove generazioni, sempre più orfane di certi valori. Undici vite strappate, undici giovani sottratti alla vita terrena, per volere di propri simili spinti da un odio di assurda concezione e di incomprensibile senso. Un’altra pagina da stivare nell’armadio della vergogna.

    Oggi è facile criticare la democrazia, un termine il cui senso sta sempre più implodendo nel narcisismo interessato di lobby e politologi di dubbie capacità, visti i recenti sviluppi pratici. Ma in quel tempo qualcuno ha perso la vita per dare libertà al prossimo, per affermare quel senso ideologico della democrazia e della libertà, che nulla ha a che vedere con quanto poi sviluppato da una certa politica e dai suoi burattini. Democrazia, così come libertà, ha mutato il proprio senso a causa di coloro che l’hanno abitata e professata. Per questo oggi, ci sembra giusto ricordare undici caduti, uno per uno secondo i dati messi a disposizione dallo studioso Giovanni Montingelli, il quale nel 2003 ricorda questo evento in un suo scritto: Fisullo Vincenzo (anni 23), Corallo Mario (anni 21), Ancona Antonio (anni 33), Porto Salvatore (anni 37), Digirolamo Umberto (anni 17), Colizzi Espedito (anni 23), Puce Alfredo (anni 21), e altri 4 giovani ignoti. Il cimitero della città ofantina ne onora le gesta con le spoglie allocate all’ingresso principale dello stesso (in quella piazzetta appena oltre il cancello). Ancora un ricordo straziante, la storia ce lo regala nella stessa giornata, quando alcuni civili in Via Anna Rossi, morirono per mano degli alleati, trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tra loro la piccola Angela Palumbo, di soli 10 anni. La storia ci mette alla prova ogni giorno, ricordandoci quanto l’uomo ha sbagliato in passato, e quanto sia importante imparare dai propri errori. Ma l’uomo sembra troppo felice dietro la sua maschera di coraggioso masochista.

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