«E’ solo una sentenza di primo grado. Ma è una sentenza di condanna. La Seconda Sezione del Tribunale di Foggia, presieduta dal dottor Carlo Protano, ha ieri sera condannato a sei mesi di reclusione l’ing. Custode Amato, dirigente del settore edilizia privata del Comune di Cerignola, per aver omesso atti del proprio ufficio, non procedendo alla demolizione della famigerata recinzione posta sulla altrettanto tristemente famosa via dei Tulipani». A scriverlo in una nota mattutina è Franco Metta. «L’ing. Amato è stato condannato anche al risarcimento dei danni in favore dei tre cittadini residenti nella via che si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Rosa Mennuni, Loredana Lepore e Franco Metta».
«L’entità del risarcimento sarà determinata in sede civile – continua il cicognino -, ma il Tribunale, accogliendo una espressa richiesta dei legali di parte civile, ha condannato l’ing. Amato a pagare una provvisionale esecutiva (un “acconto” sui danni, da pagarsi immediatamente, anche in costanza di appello) pari a tre mila euro per ciascuna parte civile. Condannato Amato anche al pagamento delle spese processuali e delle competenze degli avvocati di controparte».
Il ‘fatto’ politico «La vicenda della recinzione abusiva di via dei Tulipani – prosegue Metta – è annosa e negli anni è diventata il simbolo della illegalità diffusa nella nostra città. Una recinzione sicuramente abusiva, che invade la strada, restringendola pericolosamente, che impedisce il passaggio sicuro di automezzi e pedoni, una opera dannosa alla sicurezza pubblica e privata, tollerata, mantenuta in piedi, “protetta” per motivi inconfessabili. Calpestato il diritto dei privati, l’interesse della collettività e anche un bel po’ di norme. Una recinzione da abbattere nel giro di poche settimane è rimasta lì ed è ancora lì dopo sei anni. Ma i cittadini di via dei Tulipani, ed il loro legale storico avv. Rosa Mennuni, non si sono fatti mai demoralizzare: nonostante tutto hanno insistito, protestato, denunciato ed ora cominciano ad ottenere i primi frutti. Così come qualche dirigente comincia a comprendere che “dirigere” importanti settori della amministrazione comunale non significa soltanto rimpinguare C.U.D. milionari (di cui presto si dovrà pur parlare), ma anche rispondere ai cittadini in termini di efficienza e di rigore. E’ la parabola di questa città. Preda della più diffusa illegalità, compiaciuta dai poteri amministrativi; ma vivaddio da qualche tempo pugnace, combattiva, non più disposta a tollerare. E qualcuno comincia a farne le spese».