Ieri pomeriggio, martedì 13 marzo, in comune è arrivato l’architetto Umberto Bloise del Politecnico di Milano. L’incontro finalizzato a conoscere le esigenze della città, in realtà è stato occasione per ‘mettere insieme le carte’ e comprendere le ‘richieste’ da sottoporre a Bloise. Oggi l’architetto sentirà l’avvocato Nino Matassa per procedere ulteriormente alla fase organizzativa. Nell’idea della maggioranza c’è quella di formulare l’ipotesi di variante in un mese e mezzo circa. Ma di cosa si tratta? Pare di una variante piuttosto ampia. Tra le richieste e gli indirizzi politici infatti ci sono le Fornaci, come urgenza, ma anche le zone C, le B e molte altre lettere dell’alfabeto. Insomma per accontentare tutti, considerato che esiste anche uno scollamento tra le idee dei tecnici e quelle dei politici, bisognerà procedere ad una maxivariante accontentatutti. Che tutti non accontenta, perché alcuni partecipanti si sono portati a casa già i primi dubbi.
Interessante rilevare però che qualsiasi variante deve passare da Bari, dalla stanza di Angela Barbanente, compagna di giunta di Elena Gentile. Nel Pd l’idea è rivalutare l’esistente e non colare nuovo cemento a pioggia, se non dove strettamente essenziale, tipo alle Fornaci. Se si optasse per la maxivariante, una bocciatura risulterebbe naturale, e sarebbe benedetta probabilmente anche da Franco Metta. Un solo dubbio. Visto che Bloise e Matassa vennero a Cerignola già a fine ottobre dello scorso anno, in tutto questo tempo cosa si è fatto? Contrattazione nelle segrete stanze o studio delle carte?