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    Pil ‘nero’ nel 2012, poi la ripresa

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    Roma, 21 set. – Il governo taglia le stime di crescita dell’economia ma il premier, Mario Monti, è ottimista sull’uscita dalla crisi perché “la luce della ripresa si vede”. Il nuovo quadro macro-economico contenuto nella Nota di aggiornamento al Documento di economia finanza (Def) approvata dal Consiglio dei ministri mette nero su bianco il peggioramento delle stime sul Pil rispetto ad aprile ma conferma il pareggio di bilancio nel 2013. A causa “del peggioramento dello scenario internazionale, in particolare della zona euro” nel 2012 è prevista una contrazione del 2,4% e nel 2013 la crescita “dovrebbe essere leggermente negativa”: la flessione stimata è dello 0,2%. Ad aprile il governo indicava una caduta del Pil più contenuta (-1,2%) per il 2012 e una crescita dello 0,5% per il 2013. La ripresa arriverà quindi dal 2014, anno in cui è prevista una crescita dell’1,1%. Nel 2015 il Pil segnerà un progresso dell’1,3%. La frenata dell’economia certificata dal governo avrà effetti anche sull’indebitamento netto: si stima un deficit al 2,6% per il 2012 e all’1,6% per il 2013 a fronte del disavanzo all’1,7% quest’anno e allo 0,5% il prossimo, previsto nel Def. Il debito pubblico passerà dai 123,3 punti percentuali dell’anno in corso al 122,3% nel 2013, a 119,3% nel 2014 e a 116,1% nel 2015, al netto dei sostegni erogati o in corso di erogazione ai Paesi dell’area dell’euro.
    Il Governo ha confermato l’obiettivo del bilancio in pareggio in termini strutturali nel 2013, “malgrado l’impatto di eventi naturali avversi – quali il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna nel 2012 – e la presenza di un rallentamento dell’economia più significativo di quanto previsto nel Def, abbiano determinato l’esigenza di assumere spese incomprimibili”. A legislazione vigente è previsto un indebitamento netto strutturale della p.a del -0,9% del Pil quest’anno, in riduzione di 2,8 punti percentuali rispetto al 2011. Nel 2013 sarà allo 0,2%. L’anno prossimo, ha assicurato Monti, “sarà un anno in ripresa, con un andamento crescente. La media del 2013 è dello 0,2 per cento inferiore a quella del 2012, questo gli economisti lo chiamano ‘effetto di trascinamento'”.

    Nessuna stangata in vista, ha tenuto a sottolineare il premier. “Non lavoriamo per l’aumento delle tasse e delle imposte ma per ottenere riduzioni della spesa pubblica, con la spending review, per evitare in particolare l’aumento di due punti dell’Iva già previsto per ottobre e che avrebbe avuto un effetto depressivo per l’economia, con effetti perversi in quanto misura fiscale regressiva”. Mario Monti ha messo così i puntini sulle i dell’azione del governo e ha ribadito che l’obiettivo di evitare l’aumento dell’Iva amplia sempre di più il suo margine di successo: “Fermi restando gli equilibri di bilancio, lavoriamo perché l’Iva non aumenti e abbiamo fieno in cascina – ha detto il presidente del Consiglio – perché non aumenti sino al 30 giugno. Io lavoro perché questo diventi sine die”. “Il cardine della nostra politica di risanamento dei conti pubblici rimane invariato”, ha chiarito Monti confermando che l’obiettivo del pareggio strutturale nel 2013 “è per noi un’ancora di politica di bilancio, è l’aspetto che è stato apprezzato a livello europeo”. “Per ora non ci sono ancora gli effetti” del lavoro svolto dal nostro Paese, ha aggiunto il premier, “certo è che se l’Italia dovesse non continuare in modo risoluto nella strada intrapresa, i mercati darebbero segnali negativi e l’Italia troverebbe più difficile esercitare un’influenza sul quadro di economia europea”.

    Anche il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha difeso la politica condotta dal governo in nome del risanamento. Senza le manovre fatte ci sarebbe stata “una discontinuità molto molto grave”. Grilli ha confermato che non ci sarà bisogno di manovre aggiuntive e ha spiegato che non è prevista alcuna richiesta di aiuti perché i nostri conti pubblici evidenziano “una delle migliori performance al mondo”. Per il governo “il conseguimento del pareggio di bilancio è condizione indispensabile per assicurare la sostenibilità del debito pubblico” e proprio in vista di questo obiettivo nei prossimi mesi l’azione del governo, spiega la Nota di aggiornamento al Def “si incentrerà in particolar modo sulla riduzione del debito pubblico, dando attuazione agli strumenti creati per procedere alla valorizzazione e successiva dismissione del patrimonio dello Stato, sia degli immobili sia delle partecipazioni pubbliche”. L’esecutivo stima di ricavare dal programma di dismissioni pubbliche, che consentirà di ridurre il debito al 116% nel 2015, circa un punto percentuale di Pil l’anno. (tratto da Agi.it)

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