Arrabbiati, arrabbiatissimi. Forse anche un po’ delusi ed amareggiati. Così si sentono gli studenti che da questa mattina hanno affollato le vie e l’ingresso della sede del Parlamento Europeo nella Capitale e 90 città italiane, sfilando per le strade con megafoni e striscioni. Hanno deciso di esserci, anche sotto la pioggia, per dire no alle attuali condizioni in cui versa la scuola pubblica. Una protesta contro i continui tagli, contro le leggi che hanno trasformato completamente l’impianto dell’istruzione nel nostro Paese. Sono uniti, sfilano compatti e hanno deciso di gridare forte il loro disappunto.
La protesta «E’ arrivato il momento di accendere i riflettori sulla scuola italiana – dice Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi – le condizioni dell’istruzione pubblica sono ormai insostenibili, siamo stufi di entrare ogni giorno in aula in queste condizioni. Sul nostro striscione questa mattina c’è scritto ‘Una scuola di qualità ce la chiede l’Europa’, finora governo e politici hanno tirato fuori la bandiera del ‘ce lo chiede l’Europa’ solo quando si tratta di sacrifici economici, in modo strumentale e volendo negare un’altra idea di Europa: la nostra! L’Europa ci chiede anche di ridurre gli abbandoni scolastici del 10%, di aumentare il numero dei laureati, di raggiungere il traguardo dell’85% dei 22enni diplomati, l’Europa ci chiede una sistema d’Istruzione di qualità!».
Giornata di mobilitazione La giornata di mobilitazione nazionale del 12 ottobre, si legge in un comunicato della rete della Conoscenza «è stata lanciata dall’Unione degli studenti quest’estate, per manifestare contro la svendita della scuola pubblica e la distruzione dell’università, ha avuto una grande diffusione e preannuncia l’apertura di un autunno di mobilitazione intenso». «Siamo in piazza oggi – dichiara Roberto Campanelli coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti – per manifestare la nostra totale contrarietà al Pdl 953 (ex Aprea) che eliminerebbe le rappresentanze studentesche dai consigli d’istituto, limitando gli spazi di democrazia già ampiamente ridotti nelle scuole negli ultimi anni e permetterebbe ai privati di entrare nelle nostre scuole come sta accendendo in università a seguito dell’approvazione nel 2010 della legge Gelmini».
Era ora, sveglia giovani.
E durante le manifestazioni non sorridete e non scherzate, questi riprendono tutto, e fanno le loro considerazioni.
Queste Manifestazioni, devono essere fatte ad oltranza e seriamente.
Le manifestazioni di una volta si facevano con le forche e tanti altri attrezzi da lavoro.