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    Università, ai pugliesi piace fuori sede

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    I giovani pugliesi rinunciano sempre di più a proseguire i propri studi all’università. A dirlo sono i dati del Miur in un’elaborazione di Datagiovani per Repubblica che prende in esame il trend delle immatricolazioni durante la stagione della crisi. Sicché nell’anno accademico 2012/2013, appena concluso, sono stati 20.318 gli studenti pugliesi immatricolati nelle università italiane: 4.410, il 17,8 per cento in meno rispetto al 2007/2008. Non solo. Appena 13.535 di loro ha scelto un’università entro i confini regionali: il 33,4 per cento ha optato per un Ateneo nel resto d’Italia contro il 30,1 per cento dell’anno accademico 2007/2008. Si studia di meno, insomma, e una percentuale sensibilmente minore (-3,3 per cento) continua a farlo nella propria città o regione.

    Un discorso a parte gli orientamenti dei corsi di studi – in calo l’area umanistica e sanitaria, avanti tutta invece per le facoltà tecniche con maggiormente prevedibili sbocchi occupazionali – a sentire il rettore dell’Ateneo barese, Corrado Petrocelli, nel capoluogo “l’andamento delle immatricolazioni ha subito poche e sensibili variazioni: la media è stata delle 13mila nuove iscrizioni per anno. Quanto alle ragioni del calo sono diverse, a cominciare dalle crescenti difficoltà delle famiglie e, in parallelo, dell’indebolimento del diritto allo studio”. E non solo. “Incide il dato della disoccupazione dei laureati e – incalza Petrocelli – della mancata assunzione di capitale umano qualificato che ci vede ultimi in Europa, anche sotto il profilo dei salari iniziali. Se uniamo questo all’attacco che c’è stato in questi anni all’istruzione pubblica e alla cultura, la crisi di fiducia da parte delle famiglie diventa inevitabile. Senza contare che va combattuta l’idea di privilegiare solo pochi atenei, attraverso classifiche strumentali che vengono pubblicate di solito proprio alla vigilia delle immatricolazioni”.

    All’Università di Foggia, invece, racconta il rettore Giuliano Volpe “percepiamo sempre di più la difficoltà delle famiglie a sostenere i costi, benché siano ridotti rispetto ad altri Atenei, delle nostre tasse. Il rischio concreto è che si stia tornando sempre più verso un’università di classe, un’ipotesi che stiamo scongiurando grazie alla piccola Fondazione Apulia Felix che, dallo scorso anno, si fa carico del pagamento delle tasse per gli studenti meno abbienti con un voto di maturità non inferiore a 98 e una media agli esami almeno del 27”. E non è tutto. Accanto agli sconti sulle tasse per le famiglie con più di un figlio iscritto all’Università a Foggia a settembre nascerà una sorta di commissione anticrisi: “Ci siamo posti il problema di esonerare dal pagamento quelle famiglie con genitori entrati in difficoltà lavorative fra esodati e cassintegrati”.

    Non va meglio all’Università del Salento, dove – ammette il rettore Domenico Laforgia – “con i tagli che abbiamo subito non possiamo sopperire in alcun modo ai problemi delle famiglie. Studiare costa e non è certo sufficiente l’esenzione delle tasse: l’unica chance di aiuto sono le borse lavoro ma riusciamo a erogarle solo per 600 studenti l’anno, a fronte di una popolazione studentesca di 8mila ragazzi esentati per reddito dalle tasse. Adesso, in una famiglia anche della media borghesia con due o tre figli, studiare sta diventando un lusso appannaggio magari di uno solo di loro”. (tratto da Repubblica Bari)

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