Si può anche non essere d’accordo sull’attualità di Giorgio Almirante, del quale l’anno prossimo cade il centenario della nascita, ma che sia stato un precursore non c’è dubbio alcuno. Lo dimostra la riedizione recente di un suo libro, Processo alla Repubblica, edizioni de il Borghese, che la Fondazione Giuseppe Tatarella, in collaborazione con il Circolo barese de il Borghese, intitolato a Leo Longanesi, presenterà venerdì 18 ottobre alle ore 18.00 presso l’aula Gaetano Contento del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Ateneo barese. Il libro di Almirante, costruito come un vero processo penale, mette sotto accusa il sistema istituzionale italiano, evidenziandone tutte le crepe, già evidenti trenta, quaranta anni or sono e mai riparate, nonostante il loro progressivo deterioramento. Il testo precorre i tempi e ben si inserisce nell’attuale dibattito sulla riforma della Costituzione.
Al dibattito parteciperanno Cettina Fazio Bonina, Daniele Milella, Peppino Incardona e Salvatore Tatarella, moderati da Michele Defeudis. Il dibattito su Almirante è un interessante e piacevole “fuorisacco” della Fondazione Tatarella, che il venerdì successivo, 25 ottobre, inaugurerà un nuovo ciclo di incontri “Le Frecce” con un dibattito sul fallimento del federalismo, al quale parteciperanno Gennaro Sangiuliano, vice direttore del tg1, Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera e Antonio Uricchio, prossimo Rettore della Università di Bari, moderati da Giuseppe De Tomaso, Direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno. In calendario, per il mese di novembre, anche la presentazione del libro di Gianfranco Fini Il Ventennio (ed. Rizzoli) di imminente uscita.
Il grande Giorgio Almirante era un altra storia, stessa cosa G.Tatarella, se campavano a suon di sputazzate si sarebbero fatti largo di tanto marciume.
Lasciamo perdere……e lasciamoli riposare in pace.
Questo Salvatore ha perso la credibilità con Fini (vivo ma morto) e si è rivolto ad Almirante (morto ma vivo).
Speriamo non arrivi ad esaltare le gesta di Benito (morto ma…..morto), per poter ritagliarsi ancora un ruolo politico nell’attuale palinsesto.