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Anniversario, 70anni fa venivano ammazzati i 7 fratelli Cervi

Pubblicato 28 Dicembre 2013 - 15:52 da Redazione

settefratellicerviGelindo, Antenore, Aldo, Ovidio, Fernando, Agostino, Ettore, questi i nomi dei 7 fratelli Cervi, ammazzati dai fascisti, insieme al loro compagno Quarto Camurri, nel poligono di tiro di Reggio Emilia, esattamente 70 anni fa: il 28 dicembre 1943.
La “Banda Cervi”, compreso il padre Alcide, era odiata dalle camice nere della zona, perché non si erano mai piegati, non avevano preso le tessere, non avevano mai plaudito al Duce e ai suoi federali, non avevano mai nascosto le loro simpatie per gli ideali del socialismo, per la rivoluzione russa.
Questo anniversario, come sempre, sarà ricordato dalle istituzioni di Reggio Emilia, dall’Anpi, dall’istituto Cervi, dai tanti che non accettano che la memoria sia cancellata, che fascisti e anti fascisti siano considerati uguali, che si possa scherzare a colpi di antisemitismo, di razzismo, di “Marce su Roma”. (tratto da Il Fatto Quotidiano)

A chi non ha perso il “Vizio della memoria” dedichiamo una poesia di Gianni Rodari dedicata ai fratelli Cervi.

Compagni fratelli Cervi
(Gianni Rodari, 1955)

Sette fratelli come sette olmi,
alti robusti come una piantata.
I poeti non sanno i loro nomi,
si sono chiusi a doppia mandata:
sul loro cuore si ammucchia la polvere
e ci vanno i pulcini a razzolare.
I libri di scuola si tappano le orecchie.
Quei sette nomi scritti con il fuoco
brucerebbero le paginette
dove dormono imbalsamate
le vecchie favolette
approvate dal ministero.
Ma tu mio popolo, tu che la polvere
ti scuoti di dosso
per camminare leggero,
tu che nel cuore lasci entrare il vento
e non temi che sbattano le imposte,
piantali nel tuo cuore
i loro nomi come sette olmi:
Gelindo,
Antenore,
Aldo,
Ovidio,
Ferdinando,
Agostino,
Ettore?
Nessuno avrà un più bel libro di storia,
il tuo sangue sarà il loro poeta
dalle vive parole,
con te crescerà
la loro leggenda
come cresce una vigna d’Emilia
aggrappata ai suoi olmi
con i grappoli colmi
di sole.

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Commenti

  1. Pinuccio Bruno dice

    29 Dicembre 2013 alle 00:13

    Guardando i volti delle sette vittime, la prima cosa che mi è
    venuta in mente, è immaginare quanto grande sia stato il dolore
    subito dai genitori. Perdere in quella
    maniera in pochi secondi sette
    figli è stata per chi li massi al mondo,
    sicuramente un sofferenza lancinante e mai indelebile nel tempo . L’atto
    infame e crudele di chi ha deciso la loro soppressione e di chi materialmente
    ha eseguito la condanna , entrambi sono
    oggetto di giudizio ignobile e spregevole.
    Quale che sia stato l’odio, il
    disprezzo, il contrasto ideologico e politico, non potrà mai giustificare un eccidio di sette uomini, sette lavoratori operai, nelle cui vene scorreva
    l’identico sangue. Averlo commesso, ha significato una crudeltà
    d’animo indescrivibile.

    Ora, a distanza di settant’anni il mondo è cambiato in
    maniera abissale. Le ideologie politiche
    non esistono più. Si guarda alla persona come soggetto politico a cui demandare
    il compito di amministrare la cosa pubblica ad ogni livello. E, questa situazione, per fortuna, può scongiurare simili o analoghi episodi cui
    innanzi facevo riferimento.

    Tuttavia, ciò non può,
    io credo, essere ritenuto un traguardo
    immutabile nel tempo. Le nuove leve
    dovrebbero fare molta attenzione, per
    evitare un ritorno a quei tempi di crudeltà umana che comunque sono sempre
    dietro l’angolo. E questo si può ottenere
    solo costruendo una politica attenta ai problemi, seria ed onesta.

  2. Antifascista dice

    29 Dicembre 2013 alle 10:05

    I fascisti anima nera avevano e anima nera hanno… Brutta razza.

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