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    “La via di fuori”: il giovane artista Giovanni Mastroserio racconta la sua Cerignola

    Pubblicato il

    Questa volta, che Cerignola possa sfornare giovani talenti viene confermato da Fufilla, al secolo Giovanni Mastroserio, che ha dato vita al suo primo fumetto (edito per Nicorelli editore) dal titolo La via di fuori, in distribuzione dal 24 dicembre 2012 in alcune edicole del centro città. Classe 1982, Fufilla studia Pittura all’Accademia di Belle Arti della capitale, dove risiede, disegna ed esibisce i suoi lavori: al Forte Prenestino, storico centro sociale romano, così come allo Strike; partecipa a “Crak! Fumetti Dirompenti”, il festival indipendente dell’arte disegnata e stampata; collabora con la stesura di un fumetto al progetto “Nautilus”, finanziato dalla regione Lazio per informare sui rischi dovuti all’assunzione di sostanze psicotrope e sulle malattie sessualmente trasmissibili; apre un suo blog, ma lo lascia in sospeso quando nasce l’idea de La via di fuori (per poi riprenderlo dopo l’uscita del fumetto).

    Inizia da “qualche tavola che non sa dove vuole andare a finire” e, nel giro di pochi mesi, crea una storia largamente autobiografica (che fa però i conti con il romanzato), da lui interamente scritta e disegnata. Si parla della sua infanzia, di avvenimenti realmente accaduti alla sua famiglia. Si parla di un bambino, ma non è un testo per bambini; si parla della sua ansia e voglia di diventare un adulto, ma “noterete che tali pagine sono scritte da un adulto che è preoccupantemente angosciato dal fatto di non essere più un bambino”. In tutto questo, vi trovano il loro spazio riflessioni di morale e spiritualità e quelle che attingono dal mondo della psicologia.

    – Perché hai scelto di sceneggiare una storia personale?

    – Ti viene meglio se sei sincero e parli di te, di quello che conosci, che ti è familiare. Perché sono i particolari che fanno il racconto. Non mi sarebbe mai riuscito partire da una storia impersonale, qualunque, dal principe che salva la principessa. Poi, dopo, quando hai messo su la tua storia, il principe e la principessa li puoi anche inserire…

    – Però ci vuole coraggio a dare al mondo dettagli intimi della propria vita.

    – All’inizio non ci ho pensato, scrivevo e disegnavo, tutto qui. Sapevo che determinati episodi coinvolgevano altri e, infatti, lì dove ho potuto, ho cambiato i nomi di chi ho coinvolto, cercando corrispettivi che avessero lo stesso impatto sonoro. Ma è una tecnica comune a molti autori nel loro primo periodo quella di sviscerare i fatti propri. Poi arriva il momento della pubblicazione e un po’ ti vergogni, ma passa: è vero, ora la gente sa qualcosa di più su di te, ma a me è servito come catarsi, per liberarmi di eventi forti e chiudere una parentesi.

    – E il titolo?

    – Era un grosso problema quanto scegliere un finale, che ho riscritto mille volte e non mi soddisfaceva mai. Però quando è arrivato, era quello! Quello giusto. Per noi cerignolani è facile capirne il significato. Ma nel fumetto ho chiarito cosa significasse, per permetterne la comprensione anche a chi non è un nostro compaesano.

    -Quindi non hai riscontrato problemi nei lettori che sono al di fuori del nostro contesto?

    – In verità no, lì dove era necessario ho fatto delle premesse. Ma la mia storia poteva essere la storia di tanti, che riprende situazioni comuni un po’ a tutti, come una famiglia di impostazione cattolica o il fare i conti con il primo lutto che vivi.

    – Disegni una volpe, in diverse tavole. E poi le fai fare una brutta fine.

    – Doveva, era metaforicamente il filo conduttore della sfiga e della morte. O, se vogliamo, la pubblicazione stessa del fumetto: insomma, la fine di un ciclo.

     – E il nonno?

    – Ora non c’è più, ma è stata una figura molto significativa per la mia infanzia.

    – Ed è vero quello che lui ti raccontava della fine della guerra, i ricordi che hai inserito nel fumetto?

    – In famiglia dicono che me li sia inventati! Ma io li ricordo i suoi racconti! Che poi lui sia stato il primo a provare la penicillina, quello no, è finzione. Era un modo per inquadrarlo nel periodo storico: la scoperta della penicillina simboleggiava la fine della guerra.

    Insomma, La via di fuori non parla di Cerignola, ma te la senti cucita addosso: nel titolo, negli eventi e nei personaggi che alcuni di noi sicuramente ricordano; nelle tavole acquerellate ma dai tratti decisi che mostrano scorci della città (come il Piano delle fosse e le immense distese dei campi) e nei testi (che non si fanno mancare un piccolo riferimento a Di Vittorio). Commuove e si legge tutto d’un fiato.

    8 COMMENTS

    1. Bravo Giovanni Mastroserio! Meriti un grosso plauso. Cerignola non è solo criminalità ma anche terra di musicisti scrittori artisti VALIDI esempio per le nuove generazioni

    2. Un bel fumetto sulla storia Politica di cerignola, dagli anni 70 ad oggi, non sarebbe male.
      Sono sicuro che faresti soldi a palate.

    3. giusto occhio …. e bravo a questo ragazzo … il titolo mi piace molto avrai carriera … infatti ” LA VIA DI FUORI ” A cerignola ci mandiamo i politici specialmente ELENA GENTILE a raccogliere i pomodori …

    4. Ho avuto modo di leggere il fumetto, è scritto e disegnato molto bene. E non è affatto banale.
      Tanti complimenti ed in bocca al lupo!

    5. Complimenti prima di tutto, bravo e coraggioso! Sono il responsabile delle sede del locale Liceo Artistico e vorrei invitarti a presentare il tuo lavoro agli studenti della scuola (liceo artistico e liceo classico). Sarebbe una bellissima occasione, non solo per loro.

      email: liceoisa@libero.it
      tel: 0885 417865
      prof. Gerardo Amato

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