Dove sono finite quelle belle inchieste d’un tempo, puntuali e precise, approfondite e critiche, soddisfacenti e appassionanti? Non ci sono più. E purtroppo c’è altro. Quelli che Silvio Berlusconi ha chiamato “i copia e incolla” di materiale da procura. E allora tutti fanno inchiesta, laddove si intende per inchiesta la capacità di render pubblica una velina al profumo di cancelleria. Il Cavaliere ha, seppur a modo suo, fatto emergere (forse anche involontariamente), durante l’ultima puntata di Servizio Pubblico, come fare un elenco di “documenti da tribunale” non restituisca immagini veritiere dell’interlocutore. Così se Berlusconi è ciò che dice Travaglio, quest’ultimo è risultato, dopo la lettera/arringa, a detta dell’ex-presidente del Consiglio, «un diffamatore di professione».
Probabilmente bisognerebbe scendere nel profondo di certe dinamiche (politiche) andando oltre il livello del dossieraggio e offrendo letture critiche e approfondimenti capaci di elevare il tutto alla dignità di inchiesta. I censori hanno stancato. Servono gli argomenti. Nell’epoca del dossieraggio (basta vedere le linee editoriali di alcuni) si passa troppo spesso ad utilizzare l’arma giudiziaria per giungere all’attacco (spesso personale), a volte inopportuno, dell’altra parte. Oltre i processi a carico c’è altro, difficile da scoprire e da leggere. In definitiva si fa dossieraggio perché è semplice, e forse perché l’inchiesta non è per tutti.