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    Nuovo esposto del “Comitato Contro l’Inceneritore di Borgo Tressanti-Cerignola”

    Pubblicato il

    Le ulteriori ricerche ed indagini compiute dal “Comitato Contro l’Inceneritore nei pressi di Borgo Tressanti-Cerignola” per impedire che vada in esercizio l’impianto di incenerimento di rifiuti di proprietà E.T.A. Spa (Gruppo Marcegaglia) situato in agro di Manfredonia, non si fermano neanche ad agosto: inviato l’ennesimo esposto alle procure di Foggia e Bari con nuovi e rilevanti elementi di opposizione. Il prefetto di Foggia, il settore ecologia della regione, e la Commissione europea per l’Ambiente sono gli altri destinatari della denuncia. Questa volta a supportare le rimostranze del Comitato, sottoscrivendo l’esposto, si sono aggiunti 9 parlamentari pugliesi (6 deputati e 3 senatori) del Movimento 5 Stelle e la vicenda assume ora i contorni di una grande battaglia di civiltà fra la volontà generale dei cittadini di salvaguardia la salute ed il territorio, e la difesa di un progetto, agevolato dalla precedente amministrazione di Manfredonia diretta dall’ex sindaco Paolo Campo, e mantenuto dall’attuale amministrazione della stessa città guidata dal sindaco Angelo Riccardi; progetto inoltre avallato dalla Regione Puglia, che non trova di meglio che pensare ad incenerire i rifiuti piuttosto che innalzare la percentuale di raccolta differenziata così come prescrive prioritariamente la legge ed il buonsenso per un maggio rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini.

    “Ad avviso di questo Comitato sono state compiute anomalie, violazioni ed irregolarità amministrative per le quali si chiede alla magistratura l’accertamento di eventuali reati. E ricordiamo che anche il Comune di Cerignola si è ufficialmente espresso contrario a questo progetto sin dal 2007 culminato nel Ricorso Straordinario al Presidente della Repubblica (art. 8 DPR 1199/1971) depositato l’11 febbraio 2011, in conseguenza del quale siamo ancora in attesa del parere del Consiglio di Stato”, affermano dal Comitato. I nuovi argomenti di controversia citati nell’esposto sono sinteticamente:

    1. Mancato coinvolgimento delle Soprintendenze territoriali paesaggistiche e archeologiche nel procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), laddove la stessa ETA ritiene tale impatto paesaggistico di tipo MEDIO, facilmente comprensibile vista la natura pianeggiante del territorio, che rende visibile l’impianto da molto lontano; nello stesso procedimento, sono stati ignorati altri Enti previsti dalla normativa; in più, non è stata tenuta in considerazione la vocazione di tipicità e biodiversità agricola dell’area, mortificando gli sforzi degli agricoltori più attenti alla qualità dei loro prodotti.

    2. Si continua a ritenere l’impianto come alimentato da fonti rinnovabili, ma a fronte di una nostra richiesta al Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) fatta nel 2011 a conferma di tale qualifica, nella relativa risposta lo stesso concludeva: “Nel caso specifico, l’impianto non ha conseguito la qualifica di impianto alimentato da fonti rinnovabili”. Per questioni sofisticatamente tecniche l’Ufficio Ecologia regionale ritiene che la suddetta qualifica è pertinente; abbiamo ribattuto alle argomentazioni edotte dalla Regione in maniera puntuale e contraria. Si sottolinea che la perdita della qualifica di impianto da fonti rinnovabili, fa traballare il progetto sin dalla sua presentazione, poiché il cambio di destinazione d’uso da agricola a industriale nell’area su cui sorge l’impianto, è stata rilasciata anche in considerazione di tale qualifica.

    3. Ritorniamo sulla idonea collocazione geografica del progetto in considerazione della scarsità idrica dell’area su cui si estende l’impianto, già fitta di pozzi per l’emungimento di acqua per uso irriguo/potabile. Nelle mappe non si evince pozzo per l’approvvigionamento di acqua da parte dell’impianto di produzione di CDR adiacente all’inceneritore in questione, di proprietà CO.GE.AM. È prevedibile che vi sia un pozzo non segnalato e che questo sia troppo ravvicinato rispetto al punto di emungimento necessario all’inceneritore, pericolosamente vicino il limite dei 200mt valutati come distanza accettabile per non correre il rischio di “sovra sfruttamento” e di “abbassamento del livello attuale delle falde”. A testimonianza della difficoltà di reperibilità di acqua dal sottosuolo, nell’area interna al sito dell’impianto è stato ricavato un nuovo pozzo anziché sfruttare uno già esistente. Ulteriore conferma arriva dal Piano Tutela delle acque regionale (PTA), per cui alcune particelle comprese nei terreni interni al perimetro dell’impianto, ricadono in aree sottoposte a stress per eccesso di prelievo, dove è sospeso il rilascio di concessioni per usi irrigui, industriali e civili non potabili. E queste sono a ridosso del nuovo pozzo ricavato. A tutto questo si aggiunga che la ditta proponente compie delle modifiche al sistema di filtrazione per il trattamento dell’acqua emunta dal pozzo, ritenendo tali modifiche non sostanziali. Informativa arrivata al Comune di Cerignola il 19-07-2012, alla quale risponde l’assessore all’Ambiente, Stefano Palladino, con una richiesta di chiarimenti all’Ufficio Ecologia della Regione sulla sostanzialità delle modifiche succitate. Non sappiamo se e come la Regione abbia risposto. Per i dubbi che sorgono su tale questione acqua abbiamo chiesto per due volte alla Struttura Tecnica Provinciale di Foggia (ex Genio Civile), l’autorizzazione all’utilizzo delle acque sotterranee ai sensi dell’art. 4 L.R. 18/1999. E in entrambi i casi non è stata fornita risposta. Abbiamo provveduto a denunciare questo comportamento all’interno dell’esposto. Inoltre, sottovalutato appare l’aspetto idrogeologico dell’area interessata, dal momento che la stessa viene attraversata dai Canali Pescia e Peluso, le cui fasce di rispetto, dove non sono consentite qualsivoglia tipo di costruzioni, in alcuni punti sono sovrastate dal perimetro dell’impianto.

    4. Le acque pluviometriche, a nostro avviso, non sono trattate secondo il PTA regionale. A detta di ETA, tutte le acque delle superfici di scolo degli edifici non sono contaminate e possono essere riciclate o smaltite nei pozzi disperdenti ricavati all’interno dei terreni dell’impianto. Ma è proprio un documento fornito da ETA sulla ricaduta al suolo dei microinquinanti ad informare che la massima concentrazione di PCDD/F, CADMIO E MERCURIO le abbiamo in prossimità dell’impianto, quindi, anche sugli edifici. L’intero sistema di separazione e depurazione delle acque appare poco chiaro e manchevole in diversi aspetti. Il problema assume importanza fondamentale per la salvaguardia delle falde acquifere e di conseguenza, per effetto dell’irrigazione dei campi, del cibo che mangiamo, poiché nella vasca finale, in caso di troppo pieno, l’acqua verrà smaltita nei pozzi disperdenti, e dunque, nel sottosuolo. È appena opportuno ricordare quello che sta avvenendo a poche decine di km da noi, inceneritore Fenice a San Nicola di Melfi, dove gli inquinanti in falda raggiungono livelli anche fino a centinaia di volte oltre il limite consentito.

    5. Siamo tornati sulla mortificazione dell’agricoltura di qualità, pregio e tipicità del luogo, nonostante le proteste di aziende agricole e dei dott. agronomi e forestali; sul mancato rispetto delle norme a tutela della biodiversità e dell’agricoltura contenute nel dlgs 228/2001 e nella legge 57/2001; sull’assenza nelle Conferenze di Servizi antecedenti l’AIA del settore Agricoltura della regione Puglia, sebbene la legge regionale 36/2009 preveda di rilevare siti non idonei al recupero/smaltimento dei rifiuti, proprio per proteggere l’agricoltura di qualità.

    6. Da slcune mappe sui Percorsi Antichi in nostro possesso, è tracciato un percorso, potenzialmente soggetto a vincolo archeologico, che si sovrappone al sito dell’impianto. Abbiamo chiesto chiarimenti alla Soprintendenza Archeologica regionale con sede a Taranto, senza ricevere risposte. Mentre la Soprintendenza ai Beni Paesaggistici con sede a Bari, ha confermato di non aver ricevuto il progetto dell’impianto, né di aver mai partecipato all’iter autorizzativo. Il mancato coinvolgimento di tutte le Amministrazioni/Enti nel procedimento autorizzativo (art. 23, comma 2 del dlgs 152/2006) pregiudica la stima preventiva, integrata e partecipata di tutti i Beni materiali e immateriali che questo processo comporta. “Confidiamo nella giusta attenzione che i magistrati vorranno dedicare a questo ennesimo esposto, consci di attuare pienamente quegli interessi diffusi di difesa dell’ambiente e della saluta di cui ci sentiamo portatori” concludono dal Comitato contro l’inceneritore di Borgo Tressanti.

    6 COMMENTS

    1. Che gli esposti vadano fatti, non ci piove. Il problema
      serio è che questi vengono protocollati come posta in arrivo e messi su un
      tavolo a riempirsi di polvere. L’appello
      finale dell’esposto, in cui si confida nei
      magistrati di tenere in giusta considerazione tutti i rilievi mossi, mi lasciano perplesso circa il suo
      accoglimento.

      L’inceneritore La Fenice di Melfi continua ad uccidere. Esso, nonostante i magistrati sappiano tutti i danni
      che esso continua a provocare all’ambiente e quindi all’aria, all’agricoltura al sottosuolo, fanno finta di nulla. Identica cosa faranno, ne sono convinto, i
      magistrati a cui è diretto il suddetto esposto.

      Torno sempre a ripetermi:
      occorrono manifestazioni di protesta in continuazione, nella speranza di
      convincere la politica (quella che conta)ad intervenire. Le lobby hanno una influenza sui politici e
      su tutti gli altri (per intenderci) e scardinare
      il sistema da esse messe in atto solamente per via carte bollate,
      io credo, non sia l’unica strada da percorrere.

      Chiederei ai 9 parlamentari pugliesi del M5S, se mi fosse
      possibile, anziché supportare a parole le rimostranze del Comitato, di iniziare
      ad organizzare qualcosa di più concreto,
      se davvero vogliano rendersi credibili.

      2-9-2013

    2. quando costruiranno un bell’inceneritore a 100 metri dall’abitazione della signora Marcegaglia, crederò anche io alla favola che non se ne può fare a meno e che non fanno male alla salute.

    3. L’inceneritore?
      Solo?
      E perchè si è più parlato delle antenne del Vaticano?
      Mè la dèc……., e allora di cosa dobbiamo discutere, eppure all’epoca si parlava di malattie gravi che colpirono un sacco di poveri cristi.
      Questi sono i potenti della terra, ma saranno le feci del cielo.

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