«Da circa due mesi siamo senza sede e non possiamo più impegnarci in nessuna attività per Cerignola e per il buon nome della nostra città in giro per il mondo». Sono queste le parole dei ragazzi del gruppo di Cerignola Orchestra di Fiati “V. Di Savino”, diretti dal Maestro Gianfranco Labroca che, da quasi due mesi, si sono visti sfrattati dal luogo ad essi assegnato. Si tratta di uno dei locali di Palazzo Carmelo, in pieno centro, con ingresso sul retro del plesso. Da allora la ‘Banda’ di Cerignola non ha più un luogo fisico per svolgere le attività utili a molti bambini della città, come la scuola di musica, e preparare i brani da eseguire negli impegni cittadini e nei numerosi eventi internazionali che hanno reso questo gruppo di oltre quaranta elementi un fiore all’occhiello di Cerignola.
A raccontare lo svolgimento dei fatti sono gli stessi ragazzi: «Una domenica, l’1 dicembre 2013, una famiglia, moglie marito e due bimbi, con un anziano al seguito hanno occupato il locale. Immediatamente abbiamo chiamato i Carabinieri ma, con un anziano cardiopatico, secondo una legge italiana, non è possibile sfrattarli. Li dentro ci sono ancora alcuni nostri strumenti che non possiamo prelevare perché ci hanno spiegato le forze dell’ordine che, un eventuale ingresso nostro, seppur pacifico, potrebbe essere letto come violazione di domicilio. Noi non abbiamo nulla contro queste persone che, sicuramente, hanno diritto a una vita migliore e a un alloggio sicuro, ma noi così siamo per strada e non possiamo più firmare accordi di nessun tipo perché ci manca un luogo dove prepararci. Inoltre, dovremmo interrompere le attività di scuola con i bambini». In verità, come confermato dagli stessi musicisti, il comune in queste settimane si è impegnato per trovare una nuova sede o per liberare quella già in uso che, le cronache lo ricordano, già l’estate scorsa era stata preda di un’altra famiglia, poi sfrattata, che era riuscita ad ottenere una casa comunale. E la preoccupazione dei ragazzi è proprio questa: «Come accaduto già l’estate scorsa ora l’unico sistema per mettere fuori queste persone è la stessa, ovvero trovare un alloggio. Ma così facendo potremmo ritrovarci, magari tra qualche settimana, in una situazione simile, con un’altra famiglia che opera allo stesso modo. Noi abbiamo bisogno di sicurezza e di un luogo dove poter svolgere la nostra attività».
Nelle scorse settimane sono stati individuati alcuni plessi di proprietà comunale che potrebbero essere utilizzati: «Il nostro problema è che non possiamo accettare una sede fuori dal centro cittadino, come l’ex palazzo del volontariato, perché i bambini che frequentano la scuola non potrebbero raggiungerci; inoltre, noi con strumenti in spalla, ci muoviamo a piedi per le processioni cittadine e arrivare da li in centro sarebbe impossibile o quasi. L’ex carcere in zona Sant’Antonio ci avevano detto che potevamo usarlo, e che lo avremmo diviso a metà con l’Assessore Romano per un progetto di accoglienza ai senza tetto. Lo abbiamo visitato, avevamo avuto l’ok, ma poi ci hanno comunicato che serviva tutto per questo progetto e non se n’è fatto più nulla. Così come l’ex Ospedaletto, in zona Addolorata che, prima poteva essere usato, ma poi ci hanno detto che è stato già affidato all’Ato. Molte parole, quindi, dal comune, che pure in questi anni si è impegnato pagando le utenze e dandoci finanziamenti per i concerti internazionali, ma che oggi sembra molto poco organizzato per riuscire a trovare una soluzione. Siamo li ogni mattina e ci sbattono da una parte all’altra facendoci mille promesse mai realizzate».
La richiesta d’aiuto dei ragazzi, che rischiano di perdere la possibilità di svolgere un’attività per la quale tanto hanno studiato, potrebbe trasformarsi anche in uno spreco per le casse comunali. Infatti, oggi non è possibile chiudere contratti e per le attività in città, già nel breve periodo, la stessa Cerignola dovrà attingere da qualche organizzazione bandistica limitrofa con una spesa maggiore. Le richieste dei ragazzi sono tanto semplici quanto legittime: «Chiediamo di poter riprendere la nostra strumentazione e di avere un luogo, quello precedente o uno nuovo, per proseguire la nostra attività con i bambini. Siamo disposti anche a pagare di tasca nostra i lavori di ristrutturazione dell’immobile. Noi, come affermò tempo fa lo stesso Giannatempo, siamo patrimonio culturale di questa città. Chiediamo una maggiore sensibilità».