Lo schiaffo di Anagni, talvolta citato anche come oltraggio di Anagni, è un episodio occorso nella cittadina laziale il 7 settembre 1303. Si tratta, in vero, non tanto di uno schiaffo materialmente dato, quanto piuttosto di uno schiaffo morale, anche se la leggenda attribuisce a Sciarra Colonna l’atto di schiaffeggiare il pontefice Bonifacio VIII. L’oltraggio riempì di sdegno anche molti avversari della politica di Papa Bonifacio VIII, come Dante Alighieri, che considerò l’offesa come rivolta a Cristo stesso e venne cantato dallo stesso con le seguenti parole: «Perché men paia il mal futuro e ‘l fatto, veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un’altra volta esser deriso; veggio rinovellar l’aceto e ‘l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso». (Divina Commedia, Purgatorio, XX, 85-90). Questa vicenda è uno degli atti conclusivi del grave dissidio che era sorto da anni tra il pontefice e il re di Francia Filippo il Bello, per definire l’eventuale supremazia del potere spirituale su quello temporale, come auspicato dal Papa. Anche se un po’ forzato il paragone con quanto accaduto sabato scorso nei pressi del Cinema Corso, con protagonisti l’Assessore Romano e il Vicario Don Carmine Ladogana, per lunghi tratti, seppur in contesti differenti, racconta simili questioni: nello specifico si tratta di definire il potere decisionale sulle opere di costruzione all’interno della Cattedrale cittadina.
Storie a confronto – La storia di Anagni narra che il re Filippo IV il Bello inviò i suoi emissari Guglielmo di Nogaret, membro del Consiglio di Stato di Francia, e Giacomo Sciarra Colonna, dal Papa, dopo che gli stessi emissari avevano reclutato circa duemila armati, per intimare al pontefice di ritirare la bolla Super Petri Solio, peraltro non ancora pubblicata, che conteneva la scomunica per il re francese, e per condurlo prigioniero a Parigi, ove avrebbe dovuto essere sottoposto a processo. Durante la notte tra il 6 e il 7 settembre, probabilmente con l’aiuto del Podestà dell’epoca, i soldati entrarono ad Anagni, passando senza combattere attraverso una delle porte della città, e la occuparono. Il pontefice fu rinchiuso nel palazzo di famiglia (oggi Palazzo Bonifacio VIII). Sembra a questo punto che Guglielmo di Nogaret e il Colonna cercassero di costringere il Papa, oltreché a ritirare la bolla, anche ad abdicare oppure a seguirli a Parigi; ci furono però dei dubbi e delle esitazioni. Accadde così che, dopo due giorni di prigionia, Bonifacio VIII venisse liberato dagli Anagnini, che presero le difese del pontefice, ribellandosi ai congiurati. In ogni caso la morte di Bonifacio, un solo mese dopo questo evento, darà il via libera al controllo della Francia sul papato e al trasferimento della sede papale ad Avignone. A Cerignola, oltre sette secoli dopo, ritorna in auge una vecchia diatriba, ovviamente di dimensioni molto più ridotte, che vede protagonisti due poteri forti della società: potere della chiesa e potere dello stato (dove per stato, nella fattispecie, si può intendere il governo cittadino, e per chiesa la Diocesi locale). I lavori di adeguamento, così come vengono definiti, della Cattedrale cittadina sono diventati, giorno dopo giorno, tema sempre più attuale, sfociando in un dissidio tra un esponente dell’Istituzione comunale, l’Assessore alle politiche sociali Michele Romano e il portavoce della Curia vescovile Don Carmine Ladogana: il primo, in risposta a una presunta offesa verbale del parroco, pare abbia colpito con uno schiaffo il Vicario, scatenando un battibecco che ha visto partecipe anche un amico del Don li presente. La questione, com’era prevedibile, è finita su tutte le cronache cittadine, con le opposizioni pronte a cavalcare l’onda al grido delle dimissioni immediate di Romano, e con una parte della maggioranza che, non paga delle parole forti del Sindaco Giannatempo, ha chiesto all’assessore di fare le dovute valutazioni del caso. Sarà interessante capire come finirà, e una prima risposta potrebbe pervenire già in prossima settimana, magari durante il Consiglio comunale del 4 febbraio.
Realisticamente Cerignola ha molte criticità e non saranno di certo i lavori di adeguamento del Duomo a poter tenere banco e a occupare l’intera agenda politica locale. E’ altrettanto verosimile che il tema, che ha spostato il focus d’attenzione dei cittadini da questioni forse più importanti, interesserà tutta o quasi l’Assise comunale che, col punto all’Ordine del Giorno, non potrà sottrarsi dalla discussione con Giannatempo, stretto dalla morsa delle opposizioni e dei 5 PdL-FI, con i primi a chiedere sicuramente le dimissioni del responsabile del sociale, e con i dissidenti a chiedere, molto probabilmente, la stessa cosa. Giannatempo, pur critico con Romano, non ha preso ancora la fatidica decisione, trincerandosi dietro la democraticità della decisione dell’intera Giunta e il buon senso dell’Assessore. Unica soluzione, al momento, sembrerebbe un colpo di mano di Romano, con le dimissioni di proprio pugno pronunciate nel Consiglio del 4 febbraio.
Solo le dimissioni di Romano … ??? E non potrebbe essere che il Signore illumini qualcuno nel prendere la giusta via ??
E non alludo ai politici … in questo caso ??
Bell’articolo! Credo però che il paragone con il fatto
storico di Anagni sia un tantino arduo ed ambizioso, per la gravità ed
importanza dell’episodio che vide il pontefice Bonifacio VIII, prima sequestrato
e poi rinchiuso. E’ invece simile nell’individuazione dei protagonisti, ovvero
da una parte i rappresentanti del popolo francese, e dall’altra il potere della
Chiesa. Tornando ai giorni nostri, non vorrei erigermi a difensore di Michele
Romano, quanto piuttosto esprimere da cittadino la mia valutazione
sull’accaduto. L’assessore Romano ha sempre mostrato, già da privato cittadino,
una grande sensibilità e capacita di ascolto verso le problematiche altrui,
ancor prima che gli fosse offerto l’assessorato alle “politiche
sociali” dal nostro Sindaco. Egli non si è mai risparmiato nell’esercizio
del suo pubblico incarico, facendosi promotore di valide iniziative per il bene
della comunità. Ciò non può in ogni caso sollevarlo dalla colpa per il suo
infelice gesto. Si è data troppa enfasi a questa vicenda che lo ha visto
protagonista insieme a mons. Ladogana, il cui carattere un pò scontroso e
provocatorio, è noto non solo nell’ambiente ecclesiastico. Dall’altra parte,
l’assessore Romano è conosciuto per la sua calma e mitezza. Il ceffone
potrebbe dunque essere scaturito a seguito di una provocazione o per un
diverbio, con, all’origine, un’antipatia reciproca. “Sic stantibus rebus
“, la vicenda andrebbe drasticamente ridimensionata in un ambito strettamente
personale, in una situazione estranea alla questione “cripta in
cattedrale”, evitando sterili strumentalizzazioni. In conclusione, Michele
Romano non dovrebbe dimettersi, e porre rimedio al suo errore.
Mi viene da dire: “Chi non ha mai sbagliato scagli la prima pietra!”
Stendiamo dunque un velo pietoso su questa vicenda, per indirizzare le
energie positive ad affrontare i ben più gravi problemi che affliggono la
nostra città, quali DISOCCUPAZIONE e CRIMINALITA’ DILAGANTI !!
Mi dispiace caro Antonio ma la tua visione non tiene conto di alcune oggettività.
1. Michele Romano non è affatto un tipo né calmo, né mite. Infatti come riferiscono i presenti già nel duomo aggredì il vicario rifiutando il rispetto delle regole e degli accordi presi, e richiedendo con toni polemici la presenza del Vescovo che in quel caso aveva delegato il Vicario alla visita in Cattedrale. Subito dopo sulla stampa ancora toni velenosi. Alcuni giorni dopo aggrediva don Pasquale Cotugno che aveva espresso alcune perplessità sull’operato dei servizi sociali del Comune (esiste ancora a Cerignola il diritto di critica, soprattutto se a farlo è qualcuno che si rimbocca le maniche?), pronunciando ancora parole polemiche sempre all’indirizzo del Vescovo. Ancora l’aggressione al Vicario e i giorni seguenti la puntualizzazione che non si trattava di una questione personale, ma di un fatto politico (parole sue)!
Ha offeso, da pubblico amministratore l’istituzione Diocesi e non ha accennato minimamente a porgere le scuse al Vescovo né di conseguenza al vicario!
La Chiesa sicuramente lo ha già perdonato, ma di sicuro per rispetto dei cittadini di Cerignola che ha umiliato calpestando l’istituzione comunale che rappresenta, essendo tra l’altro in palese disaccordo con tutto il resto della giunta comunale, che ha approvato il progetto, se davvero è il professionista serio che dice di essere l’unica scelta sensata sono le sue Dimissioni! Non si tratta di essere perdonati, ma di Riparare uno strappo!
Capisco il tuo punto di vista Francesco, nulla da eccepire! Noi tutti, però, quando si verificano queste spiacevoli situazioni, siam subito pronti ad evidenziare i tratti negativi del protagonista, puntandogli il dito contro per giudicarlo. Io rimango dell’idea che bisogna abbassare i toni e placare gli animi, nell’interesse della comunità, e rivolgere la ns. attenzione ad i seri problemi del lavoro e della sicurezza, che stanno mortificando Cerignola. Hai visto la cronaca nazionale delle ultime ore?
Pare che l’eco della “sberla romanesca” abbia raggiunto la camera dei deputati romanesca, :), facendo una vittima tra le file degli on. del PD. Pensi che il Governo farà una seduta sull’episodio in Parlamento, così come è avvenuto sul nostro Comune? Io credo proprio di no! Ebbene, se l’onorevole aggressore rassegnerà le proprie dimessioni, anche io mi unirò al coro dei: “Romano dimettiti!”
Bell’articolo! Complimenti! Ma tanto il Romano ignorante com’è non capirà!
Romano è quello della bambolina “la Bella di Cerignola” che ci doveva far conoscere nel mondo? A Michelino non frega niente della questione Duomo, lo fa solo per vendicarsi della Curia e di don Carmine in particolare per la nota questione “ammanchi” fra l’associazione S.Francesco e la parrocchia omonima, di cui il fratello è responsabile!
Se vuoi ti rendo le idee piu chiare sulla questione “ammanchi” . Il problema è che dietro delle accuse cosi gravi nn c’è mai il nome dell’ accusa!
Disanto Sindaco! Disanto Sindaco! W Disanto Sindaco!
Disanto Sindaco ma stiamo scherzando da quale mente viene fuori questa stupidagine, Chi dovrà essere Sindaco dovrà avere tutti gli attributi a posto e non dovrà guardare in faccia a nessuno, C H I A R O. Spero che il popolo di Cerignola smetta di guardare l’appartenenza politica e scelga un candidato che sia al di sopra di tuttle le parti. Viva Cerignola libera.