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    Il Consiglio della vergogna

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    Titolo provocatorio? Assolutamente no, anzi. Bonario e per certi versi poco incisivo. Per esser d’accordo sarebbe bastata la presenza al consiglio comunale dello scorso 4 febbraio o il racconto dei presenti. Un’assise in cui non si giunge a conclusione dopo le discussioni e si lasciano a mezz’aria temi di vitale importanza per la città. Per la criminalità ad esempio, il problema a Cerignola è talmente avvertito dal Consiglio Comunale che, dopo un vistoso ritardo di due ore, non se ne parla più. Apparentemente perché erano passate le dieci di sera nel momento in cui i consiglieri avrebbero dovuto cominciare ad affrontare l’argomento, del quale avevano chiesto di discutere Pd e Gianni Ruocco (MpT). Le ore precedenti si utilizzano, invece, – sempre che si possa fare ricorso a tale espressione – per parlare di inquinamento atmosferico. Il tutto produce un’eclatante decisione: il rinvio della discussione sul tema ad una successiva riunione di Consiglio Comunale non prima, però, di un passaggio nelle commissioni Ambiente e Sanità. Tradotto: l’anno del poi, il mese del mai.

    Altrettanto infruttuoso il dibattito sui lavori al Duomo, richiesto dall’Archeoclub, perché conclusosi con un nulla di fatto. Né poteva essere altrimenti, visto che la richiesta dell’associazione era il ritiro della delibera di Giunta che autorizzava l’esecuzione degli interventi alla Cattedrale, che però sono quasi terminati. Allo stesso modo, non potevano essere accolti alcuni emendamenti “creativi”, come la proposta di donazione del Duomo alla Curia Vescovile da parte del Comune. La consapevolezza da parte dei consiglieri della totale inutilità della discussione non ha impedito loro di dare vita ad uno sterile botta e risposta tra maggioranza ed opposizione sull’opportunità dei lavori al Duomo, miccia dello scontro tra l’assessore Michele Romano, e il Vicario Episcopale Monsignor Carmine Ladogana, degenerato nell’alterco di sabato 25 gennaio tra i due all’uscita da un cinema. Romano si difende con l’attenuante dell’esser stato provocato e aver poi tentato nei giorni scorsi di rimediare. E al consigliere Lepore, che ne invocava le dimissioni, risponde anteponendo la distinzione tra la figura di assessore e quella di uomo. Per il Sindaco è “amaro” parlare di simili argomenti. Chissà però di quante altre cose Giannatempo non avrebbe voluto parlare e invece deve farlo, grazie allo stuolo politico d’eccezione che anima il consiglio e che riesce sempre a porgere il fianco.

    Franco Conte recrimina sulla mancata discussione del caso Duomo nelle precedenti assemblee. Peccato che nelle precedenti riunioni di consiglio o il punto non veniva inserito all’ordine del giorno o non se ne parlava perché l’assise veniva sciolta sul modello “quote rosa” dalla maggioranza (di cui anche Conte fa parte). Il colpo di grazia è firmato Gianvito Casarella, che si dissocia da quanto fatto da Romano e conclude: «non ci sentiamo più rappresentati da questa Giunta». L’ennesima prova di un quotidiano tirare a campare dell’apparato amministrativo. Ma proprio questi ultimi, Casarella e Conte, concludono sottolineando il clamoroso retromarcia de “La Cicogna”, «che ora si produce in una interessata difesa d’ufficio del Vescovo dopo averlo sbeffeggiato qualche anno fa attraverso una vignetta – mostrata al Consiglio da Casarella – nella quale lo raffigurava in mutande, armato di paletta e secchiello, per contrastare duramente la sua decisione di avviare i lavori al Duomo». Il risultato finale è un chiacchiericcio sterile, all’interno del quale si perde anche la questione “svendita dell’Interporto”, posta all’attenzione della città da lanotiziaweb.it, ricalcata con note stampa dalle forze d’opposizione, e giammai discussa. Tutto rimandato alla prossima volta – alla prossima autoconvocazione già presentata e annunciata dai democrats -, con la speranza che si passi dalle chiacchiere (dolce di stagione) alla politica.

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