Il 24 dicembre scorso, è entrato in vigore il Decreto Legge 145/2013 “Destinazione Italia”, un insieme di manovre volte a supportare e favorire lo sviluppo delle imprese, realizzare opere pubbliche e garantire una riduzione delle spese gravanti sulle famiglie italiane. Tra i vari provvedimenti, ritroviamo all’art. 9 la possibilità di detrazione fiscale del 19% sull’acquisto di libri cartacei (muniti di codice ISBN) fino ad un importo massimo di 2.000 euro per anno solare, suddivisi in 1.000 euro da poter spendere per i libri generali e altrettanti 1.000 per libri scolastici ed universitari. Pertanto, non beneficiano della detrazione fiscale gli e-book, anche se rappresentano una nuova frontiera dell’editoria. Questa misura è stata fortemente voluta dal Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Massimo Bray, il quale ha dichiarato che «questa iniziativa ha un importante valore storico e simbolico che insieme al piano della lettura si inserisce in un progetto strategico di diffusione di libri, fondamentale per la formazione dei cittadini e per il rilancio della cultura», assieme al Ministero dello Sviluppo Economico.
Si cerca di uscire da una crisi editoriale protrattasi troppo a lungo. Tra i librai e gli editori aleggia molta diffidenza, fino ad ora pochi sono convinti che questa misura possa realmente cambiare i numeri delle vendite e promuovere la lettura. Infatti, ormai in pochi si possono permettere il bene di lusso che ormai è diventato il libro, oppure poter spendere, nella migliore delle ipotesi, 1.000 euro solo per diletto. Sembrerebbe più che altro una manovra atta a mantenere uno status quo, cioè avvantaggiare soltanto chi i libri già li compra o è costretto a comprarli, facendo ovviamente riferimento a quelli scolastici ed universitari. Nonostante questo è «meglio di niente», questa è la risposta data all’unisono dai librai intervistati in merito al DL che dovrebbe promuovere e incentivare l’acquisto dei libri. Prima che il decreto si trasformi in legge, molti punti devono essere chiariti e bisogna dare necessariamente istruttorie alle librerie che non sanno come comportarsi in “materia scontrini”. «L’acquisto deve essere documentato fiscalmente dal venditore», così recita il punto 3 dell’articolo in questione, ma non è chiaro se le librerie, come le farmacie, debbano inserire sullo scontrino i dati generali dell’acquirente o rilasciare normale fattura. In più, la somma proposta per coprire 3 anni di detrazioni fiscali sui libri, risulta esigua rispetto alle reali necessità: 50 milioni di euro non sono sufficienti a coprire tutte le detrazioni fiscali previste dalla manovra per tre lunghi anni, in quanto sarà valida fino al 2016.
E questo risulta evidente anche se, in base ai dati Istat che fanno riferimento al 2012-2013, in Italia una famiglia su dieci ha dichiarato di non avere in casa neanche un libro. Il caso Puglia risulta ancora più allarmante se si pensa che il 69,3% dei pugliesi in quell’arco di tempo ha dichiarato di non aver letto libri, numeri superati solo dalla Campania con il suo 70,1% di non-lettori.