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    Le “peggiori” parole della politica

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    L’agone politico si inasprisce ogni giorno di più. Sulle pagine dei quotidiani nazionali le parole forti e dure dei protagonisti (Grillo, Renzi e Berlusconi). «Noi non vogliamo vivisezionare Dudù ma il proprietario, è diverso, molto diverso». Un’affermazione di Beppe Grillo in un passaggio del suo comizio a Verona, che aggiunge: «dove è lo Stato? Perchè non dovrei fischiare l’inno nazionale? Cosa vuol dire essere italiani oggi? Lo Stato non c’è e ne senti solo parlare, ma non c’è più. Lo Stato quando ti appare lo fa con un poliziotto antisommossa, con la lettera di Equitalia che dice ‘entro e non oltre’. Non voglio più uno Stato così, ne voglio uno diverso». Matteo Renzi: «Non mandate i buffoni in Europa». «Si vota tra due schieramenti: da un lato i gufi – che sperano che il Pil vada male – e dall’altra ci siamo noi, che siamo imperfetti, ma siamo dei ragazzi che hanno cercato di fare qualcosa in 80 giorni». «A me Grillo fa paura – dice Silvio Berlusconi – e perciò vorrei che si potesse arrivare a spiegare ai cittadini italiani che votano per M5S che non votano un progetto politico, che non c’è, positivo, costruttivo. Lo votano perché sono disperati, furiosi, inviperiti»«La situazione dei cittadini è molto peggiorata da quando ci sono questi tre governi non eletti dal popolo» e gli elettori pensano che l’unico modo per reagire sia votare «questo pazzo». Che non siano queste le “peggiori” parole della politica?