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    Maxi giro di corruzione a l’Aquila. Arrestati in quattro

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    Nuovo e grave episodio di corruzione sulle pagine di cronaca nazionali. La notizia è di stamattina ed ha tutta l’aria di essere una di quelle destinate a divenire oggetto di critiche e discussioni. La documentazione raccolta dalla Squadra mobile de L’Aquila ha, infatti, portato alla luce una fitta rete di scambi illeciti nell’entourage municipale. Ancora una volta, su un piatto della bilancia figurano le assegnazioni di appalti pubblici: appalti in cambio di soldi, gare d’appalto comprate, dunque. Una mala prassi, questa, tanto diffusa quanto – ahimé – italiana. Ma quello scoperto stamattina, tuttavia, non è il solito caso di corruzione. Stavolta il legame deviato fra Stato e privati ha riguardato una faccenda molto cara all’opinione pubblica. Le gare d’appalto che si è scoperto essere state truccate, infatti, sono state, al loro tempo, indette per la ricostruzione del centro storico de L’Aquila che fu duramente colpito dal terremoto del 2009, tragico evento di cui tutti abbiamo memoria. Un ramo deviato della politica cittadina ha pilotato l’assegnazione degli appalti per la ricostruzione post-sisma in cambio di finanziamenti elettorali, somme di denaro e tanto altro. Trattasi, senza dubbio, di uno scandalo di grande portata. Una questione che assesta un ennesimo e duro colpo ai già sufficientemente provati animi degli aquilani.

    Persino tre dei moduli abitativi temporanei allestiti dopo il sisma sono divenuti merce di scambio. Alcune delle tensostrutture fornite al Comune per ospitare le decine di famiglie rimaste senza casa sono state, infatti, offerte come mezzi di pagamento ai faccendieri comunali che avrebbero provveduto, in cambio, a far convogliare i soldi pubblici stanziati per la ricostruzione della città nelle casse delle imprese ‘paganti’. A finire in manette con le accuse di millantato credito, corruzione, falsità materiale ed ideologica, nonché di appropriazione indebita, sono stati in quattro: Pierluigi Tancredi, ex assessore comunale di Forza Italia, Vladimiro Placidi (parimenti assessore, ma nominato dalla giunta di centrosinistra in qualità di tecnico), la collaboratrice di quest’ultimo Daniela Sibilla e, infine, l’imprenditore abruzzese Pasqualino Macera. Le forze dell’ordine, però, stanno indagando su altre quattro persone. O forse dovremmo dire su altre quattro personalità. I pubblici ministeri che si stanno occupando della faccenda, David Mancini ed Antonella Picardi, hanno, infatti, ragione di pensare che siano coinvolti anche Roberto Riga, vice sindaco in carica, ed altri tre personaggi influenti della politica e dell’imprenditoria abruzzesi. A tali indagati sarebbero imputati gli stessi reati risultando questi ultimi, dai primi indizi, parimenti coinvolti nel giro vizioso allestito negli ultimi mesi. In particolare sembra che Riva abbia ricevuto una tangente di quasi diecimila euro e che l’abbia ottenuta a titolo di corrispettivo per aver garantito alle aziende locali colluse di aggiudicarsi le tanto ambite commissioni edilizie.

    Ma nel mirino degli inquirenti non solo il vice sindaco. Fra le personalità di cui s’è fatta menzione prima figurano anche un dirigente ed un tecnico comunali, nonché un noto imprenditore. Tutti gli indagati sono stati sottoposti a perquisizione domiciliare e perquisiti sono stati anche i rispettivi uffici. Si cercano carte, documenti e prove che possano chiarire tutti gli aspetti di una vicenda che, fin dai suoi primi manifestarsi, appare tanto delicata quanto scottante. A mettere tutti gli investigatori sulla strada che ha condotto agli arresti di stamani Daniele Lago, imprenditore veneto. Questi, a sua volta indagato per un illecito legato, tanto per cambiare, all’assegnazione di un appalto pubblico, si è sentito messo alle strette dalle domande dei PM. Temendo per il suo futuro, ha così confessato agli inquirenti l’esistenza del collaudato e sommerso circuito criminale. Sulla faccenda è intervenuto anche il sindaco, che, ovviamente, si è detto estraneo ai fatti, all’oscuro di tutto, fiducioso nel lavoro che svolgerà la magistratura ed ha poi espresso, con i soliti toni del linguaggio politico istituzionale, costernazione, stupore, rabbia e dozzine di buoni propositi. Prevista nel pomeriggio una riunione della giunta per analizzare, capire, discutere la cosa. Nessun commento, però, sul coinvolgimento nelle indagini del suo vice: Riga.

    Un milione e 250mila euro: questo l’ammontare complessivo dei proventi illeciti. Cifra che suona importante, certo. Ma forse sarebbe il caso di ricordare anche altri numeri. In 309 le persone a perdere la vita a causa delle scosse, 1600 quelle che rimasero ferite. 80mila il numero totale degli sfollati, 179 quello delle tendopoli costruite per ospitarli. Tendopoli peraltro mai smantellate e nelle quali, ancora oggi, vivono decine di famiglie senza casa. Ciò, nonostante le parole altisonanti di un allora premier che, all’indomani dei crolli, disse: “Ricostruirò l’Aquila!”. Ma questa è un’altra storia. Tornando a noi: ecco quello a cui assistiamo. Ancora una volta giunge all’attenzione dei media un riprovevole caso di corruzione annidato nelle maglie dell’amministrazione statale. Un caso che ha visto i suoi protagonisti speculare su una tragedia. Per il momento è tutto, si attendono ulteriori aggiornamenti.

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