Nunzio Di Giulio, cittadino onorario di Cerignola, Ispettore Digos oggi in quiescenza, scrittore, da sempre attento al territorio cittadino, in occasione della cerimonia in ricordo dei due agenti di polizia, Fumarulo e Gentile, uccisi nell’esercizio del proprio lavoro, propone una riflessione su una questione tanto delicata.
Nel mese di febbraio del 1956 un’ondata eccezionale di freddo investì l’Europa e l’Italia, coprendola di neve e gelo con una intensità tale da essere definita “la nevicata del secolo”. Bufere e temperature rigide, gelo e neve flagellarono la nostra terra, le temperature scesero sotto lo zero; le nevicate del ‘56 rimangono storiche. Questo evento è stato ricordato anche nelle canzoni: la più famosa “La nevicata del ‘56” di Franco Califano, interpretata da Mia Martini. In una notte di quel gelido mese di febbraio, in Cerignola, si verificò un tragico evento che sconvolse tutta la città e l’intera Italia, evento ancora oggi ricordato dalle persone che vissero quella storia. Io, bambino di 9 anni che scorazzava tra le montagne di neve che invasero la mia Città, Canosa di Puglia, sentivo il vociare della gente “a Cerignola hanno sparato a due Guardie della Polizia”, lo ricordo perfettamente ancora oggi. Quell’evento così barbaro voglio farlo conoscere ai giovani d’oggi attraverso le parole del collega scrittore Gianmarco Calore: ”Come si costruisce un Eroe”. Un luogo comune, si sente spesso citare, è racchiuso in una frase: ”Si stava meglio quando si stava peggio”. Se questo luogo comune viene associato alla Polizia di Stato e alla sua storia, allora c’è davvero da convenire che di luogo comune, quella frase, abbia ben poco. Ci sono storie che riguardano i nostri Fratelli. Storie spesso dimenticate perché ormai lontane nel tempo; storie che vengono a galla quasi per sbaglio ma che se affrontate non possono che suscitare ira e sdegno per come un Poliziotto viene oggi considerato da quella stessa Istituzione che dovrebbe salvaguardarlo, tutelarlo e – quando capita, Dio non voglia – compiacerlo e onorarlo.
Questa storia che vi voglio raccontare affonda le sue radici nel lontano febbraio del 1956. Ci sono due giovani guardie di P.S. in servizio al Commissariato di Cerignola (FG): si chiamano Nicola Fumarulo e Antonio Gentile. Sono due militari di P.S. che svolgono il loro onesto servizio giorno dopo giorno, con quella turnazione massacrante che all’epoca veniva chiamata “quattro otto”, vale a dire quattro ore di servizio e otto di riposo senza soluzione di continuità. Tempi difficili, gli anni cinquanta, in Puglia forse più che in altre realtà del Paese. La notte del primo febbraio le due guardie stanno pattugliano a piedi il centro di Cerignola, infagottate nei loro pastrani grigio-verdi e con il berretto a “bustina” ben calcato in testa per proteggerli vanamente dal freddo pungente di quella notte invernale. Stanno facendo lo ”0-4” come ogni due giorni. Arrivano in via Trinità, nei pressi dell’Ufficio del Registro, e notano due figuri che alla loro vista cercano di allontanarsi alla ‘chetichella’. Li fermano e addosso a uno di loro trovano tutto il “necessario” del bravo scassinatore: lima, raspa, cacciavite…Ma l’altro ha con sé anche una pistola Bernardelli cal. 7,65, con la matricola abrasa, e non esita ad usarla contro i due militi. In loro ausilio accorrono anche alcune guardie notturne, ma i delinquenti – che verranno arrestati tempo dopo – riescono momentaneamente a farla franca. Nicola Fumarulo morirà in ospedale alcuni giorni dopo, sottoposto a innumerevoli quanto inutili interventi chirurgici. Antonio Gentile invece si spegnerà dopo oltre quattro mesi di agonia. Due dei tanti Caduti su cui le nostre ricerche stavano brancolando nel buio per l’incredibile assenza di materiale giornalistico dell’epoca, forse non più conservato o andato perduto. Finché dalla Questura di Foggia ecco pervenire la fotostatica originale della proposta con cui il Capitano Comandante del Commissariato di Cerignola trasmette al Colonnello Ispettore della Decima Zona Guardie di P.S. la proposta di conferimento della medaglia d’Argento al Valor Militare – datata 28 febbraio 1956 – che riguarda al momento la sola guardia Fumarulo, essendo Gentile ancora vivo. Ma in seguito anch’egli verrà fregiato con la medesima onorificenza. Ciò che lascia a bocca aperta è l’autentico spirito di Corpo che rendeva la nostra Polizia appunto un Corpo, non un’amministrazione. Vi riporto integralmente le frasi che sembrano provenire dalla penna di un romanziere più che dalla scrivania di un Ufficiale:
”RICHIAMATI DALLE DENOTAZIONI, TRE VIGILI NOTTURNI CHE SI AGGIRAVANO IN QUEI PRESSI, ACCORREVANO SUL POSTO A PORTARE AIUTO AI FERITI, MA IL FUMARULO CHE PUR VERSAVA IN GRAVISSIME CONDIZIONI IN UN LAGO DI SUANGUE, LI INVITAVA INVECE AD INSEGUIRE I DUE MALVIVENTI DICENDO: <<NON PREOCCUPATEVI DI ME, INSEGUITE ED ARRESTATE I MALFATTORI PRIMA CHE SI ALLONTANINO!>>. DURANTE LA DEGENZA IN OSPEDALE, OVE FU SOTTOPOSTO AD INTERVENTO CHIRURGICO CON ASPORTAZIONE DELLA MILZA, IL FUMARULO DIEDE PROVA DI AMMIREVOLE SERENITA’ E DI GRANDE CORAGGIO. INFATTI, NONOSTANTE LE SOFFERENZE SOPPORTATE PER GLI INTERVENTI CHIRURGICI E PUR ACCORGENDOSI CHE LE SUE CONDIZIONI ANDAVANO SEMPRE PIU’ AGGRAVANDOSI, SI E’ SEMPRE MANIFESTATO LIETO DI AVERE COMPIUTO IL PROPRIO DOVERE FINO ALL’ESTREMO SACRIFICIO. SENTENDOSI INFINE VENIR MENO, DOPO AVERE RIVOLTO ALLA MOGLIE, ALLA FIGLIOLETTA E AI SUOI COMPAGNI FERME PAROLE DI ADDIO, ESALAVA L’ULTIMO RESPIRO RIVOLGENDO IL SUO PENSIERO ALLA PATRIA”. Voglio ancora aggiungere, e soprattutto evidenziare e precisare, che le due Guardie di Pubblica Sicurezza non erano altro che due ragazzi, Fumarulo Nicola di 32 anni coniugato (prima i militari si potevano sposare solo dopo aver compiuto il 28° anno di età) con una figlia in tenera età, Gentile Antonio di soli 28 anni; durante il cruento episodio, la Guardia Gentile, benché gravemente ferito, incitato dal collega Fumarulo aveva la prontezza e la forza di reagire aprendo il fuoco sul feritore colpendolo di striscio alla spalla. Il ferito e il compagno riuscivano ugualmente a dileguarsi. Su notizie in merito all’episodio, riferitemi in seguito personalmente dal Maresciallo Giuseppe Calò da poco tempo trasferito al Commissariato di P.S. di Cerignola, che collaborò alle indagini, cittadini di Cerignola notarono macchie di sangue cadute sulla neve che portavano ad una abitazione, segnalate immediatamente alla Polizia l’assassino il pregiudicato Domenico Cafone di 21 anni venne arrestato. Grazie al “Gruppo Poliziotti per sempre Fumarlo-Gentile” facente capo all’Associazione Nazionale Polizia di Stato e alla Città di Cerignola per avere onorato la memoria dei due Eroi.
Congratulazioni al sig.Nunzio!