Lo sport preferito in periodo elettorale è di certo dare i numeri. Se Silvio Berlusconi citava sondaggi e percentuali, ai livelli più bassi invece si propongono stime minime (?) per il conteggio sommario delle preferenze. Accade alle comunali, accade a Cerignola. Chi non ha mai sentito, anche in occasione delle scorse competizioni, “conto su almeno 200 voti, al minimo”. Il giorno dopo le elezioni i palloni si sgonfiano e i numeri restituiscono la cruda verità. Proprio in queste ore, puntando sul voto utile, in tanti si spendono nel minimizzare gli avversari ed esaltare i propri “pacchetti”. Il 99% dei candidati consiglieri è convinto di attestarsi almeno sulle 200 preferenze, se non di più. Se così fosse, con oltre 500 candidati, ci vorrebbe un numero di votanti che supera il margine di elettorato cerignolano (quasi 45.000 aventi diritto, poco più di 30.000 persone votanti).
A parole i pacchetti (di voti) diventano pacconi e ognuno crede di farcela. Un giro su facebook può fornire l’idea di come tantissimi, già oggi 28 aprile (e probabilmente già da molto tempo), parlano da consiglieri. “Faremo questo…, faremo quello…”, “Quando andremo noi lì sopra…”, “Dobbiamo subito…”. Delirio da candidatura? Non solo. Per molti c’è inesperienza, per altri la voglia di mostrarsi certi e sicuri in una competizione che di certo non ha proprio nulla. I voti a parole se li porterà via il vento di una notte, quella tra il 31 maggio e il 1 giugno, consegnandoci l’alba dei morti viventi, di chi convinto di farcela dovrà riemergere nella routine quotidiana, speriamo senza ricadute al margine del patologico.