Dopo circa un mese dal messaggio inviato ad alcuni amici esplicando l’intenzione di suicidarsi, Paolo (nome di fantasia, ndr) l’ha fatto. Martedì sera a pochi metri da casa si è gettato sotto un Freccia Bianca diretto a Bari. L’indagine di Polizia Ferroviaria e Procura è nel vivo, ma la via delle ragioni di tale gesto passa anche dalle parole dei compagni e degli amici. Da un lato il blullismo (pare che Paolo sia diventato vittima di bullismo, ndr) e dall’altro la mancata accettazione dell’outing del ragazzo da parte dei genitori adottivi. «Paolo ormai amava Giulio – si legge su La Gazzetta del Mezzogiorno -. Un suicidio o incidente ferroviario, a seconda della lettura che se ne vuole dare, passato sotto silenzio finché il passaparola dei ragazzi delle scuole baresi, complice Facebook, non ha acceso i riflettori sulla vita del loro compagno, sulla sua solitudine e sulla sua richiesta d’aiuto rimasta inascoltata; pare, infatti, si fosse rivolto ai servizi sociali e anche ai carabinieri per denunciare vari episodi di maltrattamento. Infine, aveva deciso di confrontarsi con uno psicologo».
Adottato a 8 anni da una famiglia barese, dopo aver passato parte della sua infanzia in orfanotrofio nel suo paese d’origine, crescendo, pare sia cominciato un rapporto conflittuale con i genitori. In tutto ciò anche una storia di 4 anni con una coetanea. Maggiorenne, l’estate scorsa scappa di casa perché vorrebbe cambiare corso per imparare le lingue. Attraverso Facebook ritrova la madre naturale e la sorella. «Era felice – riferisce una docente con la quale si confidava a La Gazzetta del Mezzogiorno -. So che viveva con naturalezza il rapporto affettivo con un ragazzo». «Dei presunti insulti a scuola, la docente però non sa nulla. Era la sua confidente finché non ha cambiato istituto. Ma qualcosa lo avrebbe spinto al suicidio e questo qualcosa Paolo lo avrebbe confidato agli amici intimi attraverso fotografie, in cui mostra segni di percosse sul volto, e messaggi audio, alcuni dei quali lunghissimi, ma chissà perché dopo la sua morte non si aprono più. Messaggi dai quali – si legge sul quotidiano barese – emergerebbe un profondo disagio e problemi con i genitori adottivi. Secondo chi ha ricevuto questi messaggi, Paolo avrebbe mandato agli amici gli audio di alcune liti con papà e mamma. In uno di questi file i genitori, in un momento di ira, gli avrebbero gridato che avrebbero dovuto prendere qualcun altro all’orfanotrofio e non lui. Di recente la «paghetta» di Paolo era stata ridotta a 1 euro a settimana. E agli amici aveva riferito che spesso i familiari dimenticavano di apparecchiare la tavola anche per lui e di lavargli i panni. Fantasie? Manie di persecuzione? Espedienti per attirare l’attenzione su di sé? Saranno le indagini della Polizia ferroviaria a fare chiarezza. Per i genitori si è trattato di un incidente provocato dalla distrazione del ragazzo. Lo vegliano all’obitorio del Policlinico assieme a qualche amico di famiglia. A ora di pranzo la camera mortuaria viene invasa da una ventina di ragazzini, tutti compagni di scuola. C’è il biondo, quello col cappello, la riccia. In tre, in particolare, si disperano ora in piedi, ora seduti su gelide panchine di marmo sotto tiepidissimi raggi di sole di una mattinata di maggio che per loro rimarrà indimenticabile: segna l’incontro/scontro con la morte. La bara di Paolo è chiusa, ricoperta di gigli bianchi. Ai piedi c’è un cuore di roselline bianche con la scritta: «Gli amici della 5 E». Da qui in poi di fiori ne arrivano più di quanto quel luogo possa accogliere. In chiesa il dolore dell’amica del cuore è straziante. Riesce appena a camminare. Il fidanzatino di Paolo è sconvolto. Ed è atroce che un ragazzo di 18 anni si tolga la vita. O che «indossando le cuffiette» Paolo non si sia accorto dell’arrivo del treno. Ma c’è una sequenza inquietante di messaggi che Paolo scrive a Giulio la sera in cui il Frecciabianca gli ha tolto la vita. Il primo è delle 23.15: «Amore mio». Alle 23.26 Paolo scrive ancora: «Cucciolo Ti amo Perdonami Ti amo». Giulio, risponde in sequenza, alle 23.39 : «Ti amooo» «<Perdonami» «Per cosa?». Cala il silenzio. E questa volta è Giulio a scrivere a Paolo. Sono passati 5 minuti dalla mezzanotte: «O Paolo ma che cazzo». Un messaggio su WhatsApp che non riceve replica».