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    Diritti e rispetto delle diversità, successo per il dibattito “l’omofobia non è un opinione”

    Dal Resurb: “venite a vedere la bellezza di vite libere e l'amore in tutte le sue declinazioni”

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    “Non abbiate paura di un bacio: stop omofobia”. Questo il messaggio che gli attivisti di Arcigay Foggia “Le Bigotte” hanno lanciato con uno striscione, lo scorso sabato, davanti le scuole di Piazza Italia, nel capoluogo dauno, a pochi giorni dalla Giornata Internazionale contro l’Omo/Bi/Transfobia che ogni anno si celebra il 17 maggio, stesso giorno in cui, nel 1990, l’Organizzazione mondiale della sanità derubricava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Un accorato appello contro ogni forma ancora esistente di discriminazione per identità di genere o per orientamento sessuale delle persone LGBTIQ, che Arcigay Foggia ha ripetuto con forza anche a Cerignola, nel laboratorio sociale Resurb, durante l’incontro-dibattito “L’omofobia non è un opinione”. “Questo è un giorno importante per la nostra comunità giovanile – dichiara il Presidente di Resurb Vincenzo Colucci-. Il nostro chiodo fisso, da sempre, è quello di provare a dare una sterzata culturale a questa città, rendendola sempre di più una città ‘normale’ e questo solo i giovani possono farlo. Ringraziamo l’Arcigay Foggia “Le Bigottee tutte le associazioni del movimento lgbt per aver pensato a noi per lanciare quest’offensiva culturale. Abbiamo trovato che questo fosse il modo migliore per stimolare in questa città la cultura dei diritti e del rispetto delle diversità”.

    Dopo “La Primavera dei diritti”, tavolo di discussione promosso il 6 marzo scorso dai Giovani Democratici, “L’omofobia non è un’opinione” è il secondo appuntamento sul tema che si tiene in pochi mesi a Cerignola. Eppure, “si parla ancora troppo poco di diritti civili e di lotta alle discriminazioni per orientamento sessuale a queste latitudini -denuncia Colucci-. A dimostrarlo sono proprio gli attivisti di Arcigay Foggia che ci hanno raccontato di tanti ragazzi cerignolani omosessuali che frequentano il loro comitato ma fanno fatica ad esprimersi anche qui, nella loro città. Per questo, abbiamo voluto che una ragazza del Resurb, che ha fatto da tempo outing, potesse dare la sua testimonianza, raccontando, in casa, l’amore che sta vivendo con un’altra donna e le difficoltà che ha incontrato. Non nascondo che molti dei nostri ragazzi, alla notizia di questa iniziativa, sono rimasti turbati -aggiunge –. Anche se pieni di dubbi e di perplessità, noi li abbiamo invitati a partecipare per conoscere più in profondità una realtà che esiste e che da qualche giorno è riconosciuta anche a livello legislativo. La legge sulle unioni civili non è il massimo, ma è qualcosa da cui ripartire per alzare l’asticella dei diritti e noi siamo felici perché sappiamo che tanti sono più felici da qualche giorno. Un grazie sincero a quei giovanissimi nostri compaesani che hanno avuto il coraggio di uscire dal loro “guscio”: il Resurb è anche la vostra casa e confermiamo la nostra disponibilità ad accogliere ogni proposta di impegno sul tema dei diritti civili”.

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    FOTO DI LUIGIALBERTO FEBBRILE

    Ad intervenire al tavolo di discussione dello scorso sabato sono stati Luigi Lioce (Arcigay Foggia “Le Bigotte”), Pia Pignataro (Resurb), Giuseppe Maffia (Famiglie Arcobaleno), Ivana Palieri (Rete Genitori Rainbow), Rosa Pedale (Agedo Foggia “Gabriele Scalfarotto”). A seguire, un momento di convivialità con apericena e dj set. Stereotipo, pregiudizio e discriminazione. Queste le tre parole-chiave che hanno dato il via alla discussione moderata da Luigi Lioce di Arcigay Foggia. “Lo stereotipo è un’idea fissa, un modello ricorrente e convenzionale del comportamento che noi attuiamo in tutti i campi della nostra vita – ha esordito Lioce-. Quando lo stereotipo si fossilizza, si trasforma in pregiudizio. Il pregiudizio, a sua volta, sfocia nella discriminazione. Il primo passo per combattere il pregiudizio non può che essere l’informazione”. Preziosa la testimonianza di Ivana Palieri della Rete Genitori Rainbow, genitori Gay, lesbiche e Trans con figli avuti da unioni eterosessuali. “Molti di noi – racconta Ivana-, prima di acquisire piena consapevolezza del nostro vero orientamento sessuale o della nostra identità di genere, hanno vissuto relazioni anche durature da cui sono nati dei figli, come è successo a me. Mi sono sposata a vent’anni -racconta-, ho avuto un figlio e solo dopo diversi anni ho scoperto di essere lesbica. Per tanto tempo ho vissuto un’omofobia latente che ha origini da lontano”, confessa. Era il 1987 (all’epoca l’omosessualità era riconosciuta ancora come malattia psichiatrica ndr) quando la zia di Ivana ebbe il coraggio di fare outing e di farlo in una realtà di provincia piccola e bigotta come Cerignola. La sua famiglia impedì che finisse in manicomio, ma furono tante le discriminazioni che lei e i suoi parenti subirono, costringendoli ad andare via da Cerignola. “Ricordo ancora gli sguardi di disgusto e di derisione della gente che ci additava al nostro passaggio -racconta Ivana-. Quegli sguardi giudicanti mi hanno così ferito che la paura di subirli ancora mi ha impedito di riconoscere e di ammettere anche a me stessa la mia vera natura. Ma l’esempio di coraggio di mia zia – aggiunge- mi ha dato la forza per non avere più paura del mio orientamento sessuale. Continuo ad essere la madre, la figlia, l’amica di sempre, indipendentemente da chi amo”. A dimostrarlo è proprio il figlio di Ivana. “Ti voglio meno bene – le ha detto- solo perché non mi hai detto prima della tua omosessualità, solo perché hai creduto che potessi volerti meno bene se lo avessi saputo”. Ai pregiudizi in quanto omosessuali, sulle spalle dei Genitori Rainbow pesano, infatti, anche difficoltà connesse alla separazione, al rapporto spesso conflittuale con l’ex partner, alla paura che i figli possano non accettarli. “L’associazione – spiega Ivana- si rivolge proprio a questi genitori offrendo ascolto e confronto, per condividere le esperienze legate ai diversi percorsi, al coming out in famiglia e con i figli, per aiutarci a rafforzare la nostra identità e a vivere meglio con noi stessi e con le persone attorno a noi”. Per raggiungere questo obiettivo, Rete Genitori Rainbow si avvale di una rete di volontari, oltre che di psicologi e avvocati, e utilizza una pluralità di strumenti: forum dedicati, linee Skype (chat e voce), incontri e seminari condotti da professionisti e da chi ha vissuto questo percorso in prima persona.

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    FOTO DI LUIGIALBERTO FEBBRILE

    Un’attenzione particolare è stata riservata anche all’analisi della legge sulle unioni civili approvata pochi giorni fa. Finalmente anche l’Italia si dota di un provvedimento che colma quello che è stato fino ad oggi un grave gap democratico. La strada per l’uguaglianza è però ancora lunga. A denunciarlo è stato Giuseppe Maffia di “Famiglie Arcobaleno”. “Sappiamo che a questa legge mancano ancora riconoscimenti importanti che diventano urgenza per il raggiungimento di una piena uguaglianza -ha dichiarato-. In primo luogo un provvedimento che riconosca la genitorialità e un’azione urgente di contrasto all’omofobia. I nostri figli –spiega- sanno esattamente come sono nati, sono sani e felici e vivono serenamente la loro condizione di famiglia. Eppure, subiscono anche loro l’ondata di odio omofoba. E’ mortificante per noi -continua- doverci rivolgere ad un tribunale, aspettare i tempi biblici della macchina giudiziaria, farci carico di spese ingenti e costringere i nostri figli ad una sovraesposizione per ottenere la loro adozione da parte dell’altro genitore non biologico. E’ terribile per noi andare a letto la sera col terrore che se dovesse succederci qualcosa, i nostri figli non hanno tutele legali. Anche questa è omofobia”.

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    FOTO DI LUIGIALBERTO FEBBRILE

    Anche la senatrice Monica Cirinnà ha voluto dare il suo contributo all’appuntamento dello scorso sabato a Cerignola. Non potendo partecipare di persona per impegni istituzionali, ha inviato un graditissimo saluto e un piccolo intervento in un video che è stato proiettato, dando un bel gesto di attenzione ad una realtà giovanile sensibile e in fermento come RESURB. “Siamo da poco nel grande lavoro successivo all’approvazione della legge sulle unioni civili che è stato un grande momento di civiltà per questo Parlamento -ha dichiarato la Cirinnà-. La legge fa uscire dalla discriminazione le coppie di persone dello stesso sesso ma è solo il primo passo – promette-. Andremo avanti fino ad ottenere il matrimonio egualitario. Dobbiamo ancora combattere contro tutte le forme di discriminazione, contro l’omofobia e contro il mancato riconoscimento delle famiglie omogenitoriali alle quali, purtroppo, la legge non ha riconosciuto la possibilità dell’adozione co-parentale. C’è ancora tanto da fare -ha ammesso- ma so che la forza viene dal basso, da gruppi di giovani come voi che si impegnano per rendere questo Paese migliore. Sono convinta che tutti insieme potremo migliorare questo nostro Paese, soprattutto con eventi importanti come il vostro a cui va tutto il mio sostegno”. Sono tanti i volti che assume l’omofobia nella quotidianità. Tantissimi gli episodi di violenza, dallo sfottò, fino alla violenza fisica. Ancora tanti, troppi, gli omosessuali suicidi a causa dell’odio e delle discriminazioni subite, come il diciottenne barese lanciatosi sotto un treno qualche giorno fa. L’Italia non riconosce come aggravante l’aggressione per motivi di odio per orientamento sessuale o identità di genere e a questa discriminazione si aggiungono tutti i momenti quotidiani di omofobia istituzionalizzata. “Prima dell’omofobia è l’omonegatività quella che dobbiamo combattere – ammonisce la dott.ssa Rosa Pedale, da pochi giorni Presidente di Agedo Foggia “Gabriele Scalfarotto”-. Un costrutto di cui ha parlato la psicoterapeuta Margherita Graglia che fa riferimento al tema del pregiudizio e della discriminazione sociale, è il ‘cett, cett, non l’adda sapè niscjun” che molto spesso mi ripetono le mamme di tanti pazienti omosessuali che cerco di coinvolgere nell’Agedo -confessa-. Troppo spesso sono i genitori i primi omofobi che costringono i loro figli a nascondersi o a fuggire in un’altra città per sottrarsi alla vergogna, alla discriminazione. Sono i primi a discriminare i propri figli. Invito i genitori, e non solo, a metterci la faccia, altrimenti nemmeno i loro figli avranno mai il coraggio di metterci la faccia in società, a scuola, sul posto di lavoro. Invito loro a chiedere aiuto all’’A.GE.D.O., Vogliamo essere di aiuto e sostegno a quei genitori che hanno saputo dell’omosessualità della propria figlia o figlio e ne soffrono perché per loro è difficile comprendere e accettare. Pensiamo di poter condividere il loro disagio offrendoci come interlocutori per un dialogo su una situazione che noi abbiamo vissuto e superato”.

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    FOTO DI LUIGIALBERTO FEBBRILE

    Un’importante dichiarazione di forza e di coraggio anche quella di Pia Pignataro 25enne studentessa cerignolana che da tempo fa parte della comunità giovanile del Resurb, “uno dei pochi spazi qui a Cerignola – ammette- in cui mi sono sentita libera di esprimere anche la mia omosessualità senza subire pregiudizi e discriminazioni”. Un’omosessualità che Pia scopre all’età di 20 anni e che vive fin da subito con grande naturalezza nonostante l’iniziale turbamento dei genitori. Un invito al dialogo e alla forza quello che fa Pia a tutti i giovani omosessuali che scoprono di esserlo e hanno paura del giudizio del mondo. “Non esitate ad aprire il vostro cuore ai vostri genitori e ai vostri amici – invita-. Chi vi ama davvero non potrà che essere continuare ad amarvi e ad essere felice se voi lo siete”. Ai superficiali, a chi guarda giudicante da lontano, a chi sorride sotto i baffi, a chi è ingabbiato nei propri pregiudizi i ragazzi del Resurb dicono: “venite a vedere la bellezza di vite libere e l’amore in tutte le sue declinazioni”.

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