Era difficile immaginare che un gruppo di cinquanta studenti di scuola secondaria potesse mettere a repentaglio la “democrazia” dell’assise comunale cerignolana. A quanto pare però è bastato davvero poco: alzarsi in piedi e rivolgere le spalle alla Giunta e ai Consiglieri ha “turbato” la governance ofantina diventando oggetto di discussione postuma, segno evidente del livello politico tenuto durante l’intero pomeriggio. «Il Presidente del consiglio comunale Paparella mi ha anticipato la Sua volontà di segnalare e stigmatizzare in una nota indirizzata alle Autorità Scolastiche Provinciali il diseducativo comportamento del risicato manipolo di docenti dell’Istituto Agrario che hanno irregimentato una cinquantina di studenti per recare offesa ed oltraggio al Consiglio Comunale di Cerignola», dichiara Metta a margine del Consiglio.
«Consentire che 50 ragazzi possano urlare e assumere atteggiamenti poco urbani inficiando lo svolgimento di un’Assemblea composta di rappresentanti eletti dal popolo è diseducativo – dichiarerà il giorno successivo Paparella -. Credo che dovremmo insegnare ai nostri giovani il senso civico, il confronto e la dialettica – anche aspra ma pur sempre nell’ambito dei binari della democrazia – e non lasciare che assumano atteggiamenti irridenti». E se, invece, non si trattasse di strumentalizzazione ma di presa di coscienza degli studenti? Il caso dei terreni dell’Istituto Agrario di Cerignola ha raggiunto dimensioni nazionali, interrogazioni parlamentari, e l’interessamento del provveditorato e del ministero: è tanto difficile pensare a giovani adolescenti pensanti? La ratio non è un valore declinabile in base all’età o alla professionalità, non può essere a uso e consumo esclusivo di chi amministra. E l’educazione? Quanto è educativo “mandare a votare” su commissione in occasione di congressi ed elezioni?
C’è una città – perché oltre 10 mila firme raccolte hanno un senso (specie per una maggioranza che governa con poco più di 12 mila voti, ndr) – che chiede spiegazioni, attenzioni, valutazioni “altre” rispetto a quelle a volte ciniche, e spesso maldestre, rinchiuse nelle quattro mura di un ufficio. Spetta a chi governa dare contezza oppure preferire, come in altre occasioni, voltare lo sguardo aspettando che il “cambiamento” venga somatizzato.