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    Viaggio alla scoperta del mondo fucsia della Pallavolo Cerignola

    Intervista ad uno dei fondatori della società ofantina, Pierluigi Lapollo

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    Nel 2016 lo sport cerignolano ha brillato in vari settori: oltre all’Audace, le virtuosissime della Libera Virtus sono giunte ai playoff in B2 e l’Udas Basket ha sfiorato la promozione. La Pallavolo Cerignola è riuscita ad essere protagonista di un’annata da record, con una serie C conquistata da imbattuta ed un inizio da capolista nel massimo torneo regionale: ma cosa si nasconde dietro al mondo delle “pantere”, che ha invaso il nostro paese? Per l’occasione, Pierluigi Lapollo, uno dei quattro soci della società, racconta la realizzazione del sogno fucsia attraverso un’intervista senza veli.

    Cos’è la Pallavolo Cerignola? Com’è nata e chi si nasconde realmente dietro a questo manto fucsia? Quando sono nate realmente le “pantere” di mister Valentino?

    «La Pallavolo Cerignola è una magia tutta cerignolana, nata dalla passione e dall’amicizia di quattro folli che dopo tante esperienze, nella quasi totalità vincenti in altre compagini sportive, hanno deciso di metter su una realtà sportiva gestita come una vera e propria azienda: nei modi e nell’organizzazione dei ruoli, ma come un’antica associazione, nei valori. Mister Valentino non è mai stato una scelta: Michele è la Pallavolo Cerignola e viceversa. Quando abbiamo pensato che fosse il momento giusto per creare qualcosa di nuovo e di serio abbiamo valutato mille aspetti, soprattutto i ruoli che avremmo potuto ricoprire: Matteo, razionale e preciso, Michele il tecnico e la mente di tutta l’organizzazione, Claudio il passionale e l’operaio, io, il creativo e “the voice”; ognuno, a nostro modo di vedere, il top nel proprio ambito. Le “pantere” è uno dei tanti soprannomi che ho trovato in questi anni, come ne ho dati anche ad altre squadre locali (ma la memoria di molti è corta…)!».

    Un 2016 di grandi successi vi ha visto partecipi di un passaggio dalla D a C. Qual è stato il momento più bello di quella annata e quale il peggiore?

    «Credo per tutti che il momento più bello della passata stagione è stata la vittoria della Coppa Puglia a Trepuzzi. Il più brutto? Il terzo set di quella finale, contro il Monopoli, nel quale la nostra squadra ha subito malamente le avversarie ed eravamo in una condizione di salute pessima: lì si è visto il cuore, lì abbiamo capito che chi veste questa maglia è veramente una “pantera”».

    In questa C la squadra si è ridimensionata: al posto della Mastrototaro, di Ancora e Vantaggiato giocatrici del calibro di Gagliardi, Albanese, Romano, Casalino, Bellapianta e Giancane. Com’è andato il vostro mercato e perché avete scelto loro? Chi vi manca di più delle atlete che hanno realizzato il sogno della C?

    «“Ridimensionata” è forse il termine sbagliato, cambiato direi. Scelte fatte per vari motivi. Innanzitutto ci teniamo a ringraziare le magnifiche condottiere che c’hanno portato dove siamo ora, ma era giusto fare un salto di qualità. Molte di loro erano impossibilitate a prendere impegni per questa stagione e abbiamo cercato ragazze che fossero dello stesso livello morale innanzitutto, aspetto mai trascurabile: poi, in alcuni casi, ci riteniamo fortunati che la nostra strada e quella di qualcun’altra, Bellapianta ad esempio, si siano incrociate. Lei è una delle atlete più ambite dalla A2 in giù, siamo orgogliosi che lei sia tornata a vestire una maglia cerignolana e abbia scelto noi. Sinceramente non ci manca nessuno della scorsa stagione, soprattutto perché con loro c’è sempre rapporto, quasi quotidiano, ci seguono e fanno il tifo proprio come se giocassero ancora loro. E chissà se qualcuna di queste possa ritornare a vestire fucsia».

    Carmen Bellapianta è un po’ il punto forte della squadra per via dei suoi enormi successi sportivi. Come farete senza di lei visto che è ferma e su chi punterà Valentino?

    «Abbiamo allestito una squadra competitiva. Certo, lei è la punta di diamante di questo team, ma non possiamo e non dobbiamo creare alibi. Sono sicuro che il tecnico e lo staff sapranno tamponare bene la sua assenza in attesa del suo rientro, fissato per febbraio. Non dimentichiamoci che in campo abbiamo ragazze che fino all’anno scorso giocavano in B e poi, abbiamo una certa Betty Tortora, MVP della passata stagione e capitano indiscusso dentro e fuori dal campo. E’ lei l’arma in più».

    Siete rimasti imbattuti per tutto il 2016: dove realmente vuole arrivare la Pallavolo Cerignola e cosa si aspetta da questo 2017? Ci saranno sorprese?

    «A noi le sorprese piacciono poco: abbiamo programmi, quindi obiettivi. Le vittorie non arrivano per caso, crediamo molto nel sacrificio quotidiano, i risultati devono parlare. Abbiamo dichiarato di voler portare la Tecnomaster.biz ad un campionato nazionale: Michele Monaco, amico ed imprenditore serio, ha capito il nostro modo di lavorare e ha sposato la causa fucsia. Dobbiamo salire in B, ce la metteremo tutta e ci proveremo fino alla fine».

    Se doveste assegnare un animale ad ogni atleta della squadra, quale sarebbe e perché?

    «E’ difficile non pensare che siano tutte pantere: ecco, diciamo che ci sono cuccioli di pantera, pensando soprattutto a Rosaria Rubino e pantere più adulte, pronte ad azzannare le prede che si presentano ad ogni weekend».

    Quanto i media sono stati d’aiuto per la popolarità della squadra e cosa direste agli ammiratori per indurli a riempire il Pala “Dileo”?

    «I media sono fondamentali, soprattutto per far conoscere ogni cosa della squadra anche ai tifosi che ci seguono a migliaia di chilometri. La comunicazione è un aspetto fondamentale anche per creare l’attrazione volley, perché basti pensare che molte aziende cerignolane hanno voluto unire la loro immagine a noi e non ad altre compagini o addirittura al calcio, da sempre più seguito in assoluto di tutti gli altri sport. Da dire c’è ben poco, il Pala “Dileo” è casa nostra e tante volte, nonostante gli orari sempre diversi e a volte scomodi, abbiamo registrato il sold out. Magari preciso che la stagione sta entrando nel clou, dobbiamo far sentire la differenza del fattore casa; quindi, facciamoci sentire, con il cuore ma soprattutto con la voce. Il pubblico, per noi, è realmente il quid in più!».

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