Gli abitanti del rione Gran Sasso, a Cerignola, combattono ormai da anni una guerra contro il loro stesso territorio: si combatte per scrollarsi di dosso l’infamante epiteto di “Fuerte Apache” e l’onta di dover essere, un giorno si e l’altro pure, sotto i riflettori dei media locali e nazionali per blitz anti-droga e assalti a pullman o portavalori. C’è tanta voglia di dimostrare che il territorio non è solo questo, ma anche realtà belle e concrete. Un prezioso alleato di questa gente è il centro sociale “Don Antonio Palladino”, situato proprio nel cuore del rione Gran Sasso, che dal 1997 svolge attività di supporto civile e culturale per tutto il territorio. La storia di questo centro sociale, tuttavia, ha inizio nel 1992 quando l’allora direttore della Caritas don Giacomo Cirulli avviò una missione di evangelizzazione e supporto civile per il territorio, sino ad allora completamente abbandonato a se stesso e privo di qualsiasi struttura.
Dopo cinque anni di intensa e difficile attività di strada, lo stesso don Giacomo Cirulli ha promosso la creazione di una cooperativa sociale – “Di Benedetto” – che proseguisse quest’opera nel quartiere. Nel 1997, viene aperto, grazie anche all’impegno e all’interesse dell’allora sindaco di Cerignola Salvatore Tatarella, in un ex-asilo occupato abusivamente, un centro di aggregazione giovanile affiancato da un campo di calcetto affidato alla Caritas e, dal 1998, alla cooperativa “Nuova Alba”. L’azione e la presenza del centro sociale è stata tra l’altro determinante anche per la nascita della parrocchia dello Spirito Santo e il finanziamento del contratto di quartiere che ha permesso la costruzione di nuovi edifici in via Giovanni Falcone e la ristrutturazione di edifici già esistenti in via Gran Sasso. Giuseppe Russo, responsabile del centro, ci ha guidato all’interno della struttura, ampiamente fornita di spazi di svago e studio dedicati ai ragazzi, come il sopracitato campo di calcetto e uno di mini-basket e mini-volley, una sala computer – dove si svolgono corsi di informatica base -, e anche un bar, una mensa e una cucina, adoperata per piccoli corsi di cucina e durante la festa di quartiere.
«La finalità principale di questo centro – ci spiega Giuseppe Russo – è quella di prevenzione e recupero della devianza minorile, perseguita attraverso il recupero scolastico e attività teatrali, manipolative, ludiche e sportive con le quali cerchiamo di educare i ragazzi ai valori del rispetto reciproco, della cultura al posto dei valori che vigevano anno prima, come la legge del più forte ed il non andare a scuola, fenomeno che grazie all’operato del centro sociale ora è stato ridimensionato».